È stato pubblicato da IDF, il bollettino n°513/2021 relativo all’identificazione dei probiotici a livello di ceppo.
I probiotici sono ceppi microbici specifici che hanno un effetto benefico sulla salute dell’ospite e sono definiti come “Microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite”. Nel 2002, una consultazione congiunta di esperti FAO/OMS sulla valutazione della salute e delle proprietà nutrizionali dei probiotici negli alimenti ha proposto la prima linea guida per la valutazione dei probiotici negli alimenti. Uno dei punti era quello di utilizzare una tassonomia accurata del microrganismo e identificarlo a livello di ceppo.
L’identificazione del ceppo dovrebbe essere fatta usando un metodo genetico riproducibile o un tratto fenotipico unico. A questo scopo sono disponibili vari metodi di tipizzazione con diverse caratteristiche tecniche, costi e fattibilità. Mentre il Whole Genome Sequencing (WGS) sta progressivamente sostituendo la Pulsed Field Gel Electrophoresis (PFGE) come gold standard per l’identificazione del ceppo nella ricerca così come nel campo clinico, farmaceutico, alimentare, dei mangimi e industriale, non è ancora completamente accessibile a tutti i laboratori per quanto riguarda i costi e/o le competenze tecniche richieste.
A seconda dello scopo dell’identificazione, la WGS non è sempre necessaria. Per esempio, l’analisi di routine per il controllo di qualità dei prodotti alimentari probiotici richiede tecniche ad alta produttività in tempi brevi.
Pertanto, è stato pubblicato il Bollettino n°513/2021 sull’identificazione di ceppi probiotici, un aggiornamento del Bollettino dell’IDF N°462/2013 che presenta e confronta diversi metodi di tipizzazione disponibili per i ceppi probiotici in termini di capacità e limiti di utilizzo per l’identificazione a livello di ceppo.
Per maggiori informazioni cliccare qui.
Fonte: FIL-IDF
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