Rapporto n.007 del “MATERIE PRIME CEREALI E DINTORNI ECONOMICI” anno 10°
Le chiusure di Mercoledì 26/01:
tra parentesi le variazioni sulla seduta precedente in centesimi di dollaro per Bushel per semi, corn e grano, in
dollari per tonnellata corta per la farina.
L’indice dei noli B.D.Y è sceso a 1.134 punti, il petrolio wti è salito a 86,5 $ al barile, e il cambio gira a 1,12005 ore 10,26.
Come vedete le tensioni geopolitiche hanno riflessi pesanti, anche strani! Chi mai avrebbe scommesso con il rischio di una guerra sul calo di ieri sera del grano, a fronte delle altre commodities in aumento?!
I venti di guerra ci accompagnano, e creano confusione e tensione ovunque.
Aggiungiamo poi che il rafforzamento del Dollaro sull’Euro ci crea altri problemi, es far soya prot da ieri ad oggi +7/8E tonnellata.
Nel nostro mercato poco da segnalare, consumi stanchi (bassi); scarsità di varie commodities, non vi faccio l’elenco perché sarebbe comunque lungo e non esaustivo; si va dai panelli, alle farine di estrazione, alle bucce di soia ed altri fibrosi, per non parlare dei prodotti bio, le farinette di mais scarseggiano perché i molini a giallo lavorano poco, il germe di mais scarseggia e rincara, i cruscami tengono le quotazioni, mentre cede un poco il farinaccio di duro, il mais tiene le posizioni, così come l’orzo e il grano nazionale, i cereali esteri sono in tendenza al rincaro, cosi come i semi di soia esteri, mentre il nazionale che aveva raggiunto quotazioni poco naturali ora langue in attesa di compratori.
Situazione difficile per tutti, anche perché le molte inadempienze contrattuali sul mercato creano ulteriori tensioni e nervosismi, le messe a disposizione di molti prodotti (tra i quali le farine di soia) avvengono solo all’ultimo giorno disponibile, e a volte anche dopo.
Opero in questo settore dal lontano 1984, mai vista una crisi così lunga e di non facile interpretazione e che ci accompagnerà forse per tutto il corrente anno. Le derivate tragiche sono che il mercato sarà fatto per molti prodotti dall’offerta e non dalla domanda, sarà fatto dalla logistica e dalla finanza. Questo farà vittime sia nel commercio che nella trasformazione, ma anche nella produzione.
Tutto questo porterà lentamente a cambi di impostazione di alimentazione della zootecnia in generale, dove l’approccio probabilmente non sarà più il devo produrre di più, ma si dovrà agire anche soprattutto su altre leve.
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