Di solito, un allevamento basato sul pascolo viene percepito come naturale e rispettoso del benessere animale. Tuttavia, i moderni sistemi che interessano i bovini da latte sono, per la quasi totalità, di tipo intensivo e basati su una alimentazione in cui la parte preponderante, dal punto di vista energetico e proteico, è rappresentata dai mangimi concentrati. Tanto per fare un esempio calzante, meno del 5% delle vacche da latte, negli USA, hanno libero accesso al pascolo (Barkema et al., 2015).

Ciò è in netto contrasto con quanto esplicitamente richiesto dai consumatori, secondo i quali gli animali dovrebbero essere lasciati liberi di esplicare il loro profilo etologico all’aperto (Schuppli et al., 2014).

Se la questione viene considerata da un punto di vista strettamente quantitativo, allora il confronto risulterebbe certamente impari: infatti, le vacche allevate al pascolo producono, all’incirca, il 19% di latte in meno (Fontanelli et al., 2005). Ed inoltre, se questo dato viene analizzato nell’ottica dei parametri del benessere animale, esso può certamente essere definito una problematica da correggere e risolvere, in quanto la possibilità, da parte della vacca, di soddisfare tutti i fabbisogni ricorrendo al solo pascolo è praticamente nulla, e ciò si ripercuote necessariamente su un peggioramento della BCS (Body Condition Score), su perdita di peso ed elevato rischio di chetosi, oltre che su un non corretto apporto in magnesio e iodio.

Un problema che accomuna i sistemi intensivi (che hanno uno dei maggiori punti deboli nella maggiore incidenza di patologie podali; Mee et al., 2019) a quelli estensivi (più complicato controllo degli animali) è quello della grandezza numerica della mandria, e quindi, in entrambi i casi, la chiave per provare ad assicurare elevati standard di benessere sta nel corretto management (Stafford & Gregory, 2008).

Analizzando alcuni dei problemi sanitari più ricorrenti (come, ad esempio, mastite e laminite, definite «iceberg indicators» da Collins et al., 2015), è corretto considerare che il benessere animale si identifichi sostanzialmente con la più bassa incidenza di malattie possibile? La risposta sembrerebbe essere affermativa. 

In generale, quindi, il sistema estensivo garantisce una migliore salute dell’apparato mammario (Mee, 2012; Firth et al., 2019) ed un più elevato livello immunitario degli animali (Hartwiger et al., 2019). Nel caso delle mastiti estive (Streptococcus dysgalactae e Arcanobacterium pyogenes, aventi come vettore alcuni insetti), invece, gli animali al pascolo sono maggiormente a rischio (Arnott et al., 2017; Ambrecht et al., 2019) e lo sono anche per ciò che attiene a malattie respiratorie ed a parassitosi interne (Mee, 2012).

Considerando poi un aspetto del benessere di tipo”meccanico”, l’allevamento estensivo garantisce un migliore benessere degli arti, e quindi della locomozione (Burow et al., 2013; Ambrecht et al., 2018; 2019; Hernandez et al., 2007; Hund et al., 2019).

Da un punto di vista fisiologico, molti parametri riproduttivi legati al benessere sono positivamente correlati all’allevamento estensivo degli animali, quando paragonato a quello che non prevede ricorso al pascolo (Mee, 2012). Tra essi, una più lunga fase luteinica (quindi maggiore possibilità di portare avanti la gravidanza); un più corto intervallo ovulatorio e una più bassa frequenza di ovulazione ritardata; una più bassa incidenza di endometriosi entro i primi 30 giorni post partum; una più bassa mortalità embrionale e una più bassa quota di rimonta.

Tuttavia, contravvenendo alla pressante richiesta di un “diritto alla vita” da parte dell’opinione pubblica, i sistemi di produzione odierni (estensivi ed intensivi) fanno registrare un tasso di mortalità più alto rispetto al passato, e la stessa cosa vale, in negativo, per la longevità (Compton et al., 2017).

Considerando l’equilibrio sociale della mandria, le risultanze di svariati studi sull’etologia animale confermano che il ricorso ad un allevamento basato sul pascolo risulta essere nettamente la forma più gradita (Phillips et al., 2013; Arnott et al., 2017).

La crescita del livello agonistico tra i soggetti è legata soprattutto alla scarsa disponibilità di spazio in alcuni allevamenti intensivi (O’Connell et al., 1989; Miller & Wood Gush, 1991) o alla insufficiente disponibilità di pascolo in estensivo (Schutz et al., 2013).

Anche la “qualità” della superficie di riposo, costituisce un elemento di confronto tra i due sistemi (intensivo ed estensivo) solitamente adottati. Nel primo caso, permettere alle vacche di sdraiarsi su sabbia asseconda le esigenze naturali e favorisce il benessere (Smid et al., 2018); nel secondo, il soggiornare su terreni fangosi per un periodo medio-lungo scoraggia gli animali a coricarsi peggiorandone così il benessere (Chen et al., 2017).

Chiaramente, l’allevamento estensivo favorisce il benessere per via dell’esercizio che gli animali compiono muovendosi nel corso della giornata (Regula et al., 2004).

Tuttavia, se le distanze rispetto alla stazione di posta in cui gli animali vanno munti sono eccessive, il maggior tempo impiegato per raggiungerle andrà a scapito di quello per riposare e pascolare (Coulon et al., 1998; Cook & Nordlund, 2009). Non sempre, dunque, l’allevamento estensivo esalta il benessere animale riguardo a questo parametro.

Un ultimo accenno lo meritano gli effetti delle condizioni atmosferiche. Essendo, questo, un capitolo enorme del benessere animale, si sottolineano un paio di concetti di massima. L’allevamento estensivo espone gli animali a qualsiasi condizione meteo (fondamentale la scelta del genotipo: privilegiare la rusticità). Pioggia, vento e radiazioni solari possono avere effetti negativi sulla quota alimentare consumata, sui tempi di ruminazione e su quelli trascorsi in piedi (Coulon et al., 1998; Cook & Nordlund, 2009). 

Molti Autori concordano con la necessità di garantire, dunque, zone d’ombra e ripari che gli animali dimostrano di gradire notevolmente (Tucker et al., 2007; Legrand et al., 2009; Schutz et al., 2009; 2010; Charlton et al., 2011).

La presente nota è tratta dal seguente articolo scientifico, in cui è riportata tutta la letteratura citata: JF Mee & LA Boyle – Assessing whether dairy cow welfare is ‘better’ in pasture-based than in confinement-based management systems. January 2020. New Zealand Veterinary Journal 68(7):1-24. 

 

Autore: Marco Bella (Di3A – Università degli Studi di Catania)

Sotto la supervisione del “Gruppo Editoriale ASPA”: Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra.