Oggi, 18 novembre, ricorre la “Giornata europea sull’uso consapevole degli antibiotici”, nell’ambito della più ampia Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World Antimicrobial Awareness Week – WAAW) rilanciata da Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH), Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP). Il tema della campagna 2022 è “Prevenire insieme l’antibiotico-resistenza” e richiama a un coinvolgimento di tutti i diversi attori, in tutti i settori, in ottica One Health, per preservare l’efficacia di questi importanti strumenti di cura: solo collaborando si può sperare di contrastare efficacemente lo sviluppo e la diffusione della resistenza agli antibiotici.
Un’indagine di Eurobarometro pubblicata oggi dalla Commissione europea quantifica in dati percentuali l’atteggiamento degli europei riguardo al tipo di malattie curabili con gli antibiotici, alle modalità di assunzione, all’antibioticoresistenza ed all’utilizzo degli antibiotici in agricoltura.
Il primo dato positivo è che il consumo di antibiotici in Europa ha raggiunto i livelli più bassi dal 2009 ad oggi, questo valore varia però dal 42% a Malta al 15% in Svezia e in Germania, con una media del 23% di assunzioni per via orale (il 27% in Italia). Nonostante questo, sono evidenziati comportamenti estremamente critici come l’assunzione senza prescrizione medica (8%), senza aver preventivamente eseguito un test (vedi analisi del sangue o tampone faringeo) per effettuare una diagnosi (53%), e l’interruzione dell’assunzione al primo miglioramento senza attenersi alla prescrizione medica (13%).
Il 50% degli europei non è consapevole che gli antibiotici non sono efficaci contro i virus, ed il 38% crede che questi farmaci possano combattere il raffreddore; infatti, il 77% della popolazione afferma di non avere avuto negli ultimi 12 mesi informazioni corrette in tale senso.
Molto positivo è il dato riguardo la conoscenza dei cittadini europei del fenomeno dell’antibioticoresistenza: l’82% della popolazione è consapevole che un uso eccessivo e non corretto di tali farmaci può comportare una riduzione della loro efficacia e gravi effetti collaterali.
Nonostante il dato positivo, le informazioni pubblicate dall’ECDC sull’antibioticoresistenza mostrano che tra il 2016 ed il 2020, nell’Unione europea è aumentato il numero di infezioni e di decessi.
Proprio per il problema della resistenza microbica l’Unione europea ha promulgato nuove norme che vietano l’uso nella medicina veterinaria di alcuni antibiotici. L’approccio “One Health” riconosce infatti lo stretto legame che c’è tra salute umana, la salute animale e l’ambiente.
Nell’indagine Eurobarometro sono stati somministrati questionari relativi all’utilizzo degli antibiotici sugli animali. Il 64% della popolazione europea è completamente d’accordo ad utilizzare gli antibiotici appropriati su animali di allevamento ammalati.
Il 42% degli intervistati è consapevole che, nell’Unione europea, l’utilizzo di antibiotici per stimolare la crescita degli animali non è assolutamente consentito (Fig.1).
Fig. 1 – Percentuale di cittadini europei che è d’accordo sull’utilizzo di antibiotici in medicina veterinaria e percentuale di cittadini a conoscenza del divieto di utilizzo di farmaci antibiotici per stimolare la crescita di animali d’allevamento.
L’EMA ha raccolto dati sulla vendita di antibiotici veterinari per oltre dieci anni, periodo durante il quale grazie al lavoro di sensibilizzazione, formazione ed educazione, si è ottenuta una riduzione delle vendite di antibiotici ad uso veterinario in media di quasi il 47% in tutta Europa.
Commentando l’ultimo rapporto ESVAC dell’Agenzia europea per i medicinali, il segretario generale di AnimalhealthEurope Roxane Feller ha dichiarato: “È rassicurante vedere il continuo uso responsabile degli antibiotici nella salute degli animali riflesso nei dati di vendita raccolti dall’EMA. Prendiamo atto che diversi paesi segnalano un periodo di forte calo delle vendite di antibiotici. Ciò può riflettere uno stato di “uso ottimale” in cui la prevenzione è ottimizzata, ma gli antibiotici rimangono necessari per il trattamento delle malattie batteriche che eludono le difese di un allevamento.“
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