La Russia ha annunciato il suo ritiro dall’accordo sul grano

La Russia ha annunciato il suo ritiro dall’accordo sul grano

La Russia ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dall’accordo sul grano, frutto dell’intesa raggiunta con le Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per assicurare il traffico di prodotti agroalimentari nei porti del Mar Nero. 

Le motivazioni della decisione presa dal Cremlino sarebbero da ricondurre ad un attacco da parte dell’Ucraina di alcune imbarcazioni della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli (Crimea).

Come si legge in una nota informativa del Segretariato delle Nazioni Unite presso il Centro congiunto di coordinamento dell’Accordo sul grano, l’annuncio è avvenuto sabato durante una plenaria. Nel corso della sessione, la delegazione della Federazione Russa ha informato che, pur sospendendo a tempo indeterminato la partecipazione all’attuazione delle attività dell’Iniziativa, comprese le ispezioni, proseguirà il dialogo con le Nazioni Unite e la delegazione turca su problemi urgenti.

La delegazione della Federazione Russa ha inoltre espresso la propria disponibilità a cooperare a distanza su questioni che richiedono una decisione immediata da parte del Centro congiunto di coordinamento.

Per mantenere attivo l’accordo è stato proposto che le delegazioni dela Turchia e delle Nazioni Unite forniscano 10 squadre con l’obiettivo di ispezionare le 40 navi in ​​partenza. Questo piano di ispezione è stato accettato dalla delegazione dell’Ucraina e comunicato alla Federazione Russa. Attualmente, fa sapere il Centro di coordinamento, il porto di Istanbul ospita 97 navi cariche e 15 navi in ​​entrata in attesa dell’ispezione. Altre 89 hanno fatto domanda per aderire all’Accordo.

Inoltre, le delegazioni ucraina, turca e delle Nazioni Unite hanno concordato un piano che dovrebbe garantire il movimento oggi di 16 navi, 12 in partenza e 4 in entrata.

Ad oggi, il totale di grano e generi alimentari spostato dai porti ucraini nell’ambito dell’Iniziativa è di 9.521.645 tonnellate.

L’uscita della Russia dall’accordo rappresenta quindi un grande rischio per la sicurezza alimentare globale.

Secondo quanto riportato da Coldiretti le quotazioni di grano e mais sono immediatamente schizzate alla riapertura settimanale del Chicago Board of Trade (Chicago), punto di riferimento delle materie prime agricole, dopo la decisione della Russia di interrompere l’accordo.

Una situazione aggravata – sottolinea la Coldiretti – dal forte ridimensionamento delle semine di cereali invernali in Ucraina che scendono ad appena 3,8 milioni di ettari rispetto ai 6 milioni del 2021 secondo il Ministero dell’agricoltura locale. Una situazione che alimenta l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente anche l’Italia, un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. L’Ucraina con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è – continua la Coldiretti – il secondo fornitore di mais dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle mentre garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) e sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.

Di |31 Ottobre 2022|Categorie: News|

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