Dal progetto LIFE TTGG emergono nuove soluzioni di efficienza per la filiera del Grana Padano DOP. Impegnati 68 allevamenti, 20 stabilimenti lattiero-caseari, 20 stagionatori e 20 confezionatori soci del Consorzio di Tutela
Per limitare il riscaldamento globale nei prossimi decenni, è necessario ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in tutte le filiere produttive. Il settore lattiero-caseario europeo rappresenta uno dei principali player a livello mondiale sia in termini di importazioni che di esportazioni. Oltre a creare benessere e lavoro nel territorio dell’Unione non vanno sottovalutati gli impatti ambientali generati dal settore, in relazione al surriscaldamento globale, al consumo di acqua, uso del suolo.
Per migliorare l’efficienza dei processi produttivi nel settore lattiero-caseario, controllando l’impatto ambientale, la Commissione Europea ha stilato una serie di obiettivi necessari per ridurre le emissioni di gas serra.
A tal fine nasce il progetto LIFE TTGG (The Tough Get Going) voluto dal Consorzio di tutela del Grana Padano, e realizzato in partnership con 6 enti dotati di competenze specifiche – Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Fondazione Qualivita, oriGIn, Enersem e CNIEL.
LIFE TTGG ha quindi come obiettivo quello di migliorare l’efficienza dei processi produttivi delle filiere lattiero-casearie del Grana Padano DOP e del Comté DOP, trasferire i risultati ad altre produzioni europee, ridurre l’impatto ambientale e raggiungere una produzione e un consumo più sostenibili.
Questi obiettivi a cui il progetto lavora dal 2017, in linea con la strategia Farm to Fork, cuore del Green Deal europeo, grazie alla disponibilità di 68 allevamenti, 20 stabilimenti lattiero-caseari, 20 stagionatori e 20 confezionatori della filiera DOP del Grana Padano, fanno parte di un lavoro che dura ormai da quattro anni, con analisi in cui il gruppo di lavoro è riuscito a definire i fattori che caratterizzano il profilo ambientale del formaggio Grana Padano DOP ed a proporre soluzioni di mitigazione.
Grazie ai risultati ottenuti del progetto presentati al webinar “LIFE TTGG – soluzioni di efficienza applicate alla filiera del Grana Padano” organizzato dalla Fondazione Qualivita, si nota che le filiere agroalimentari italiane DOP IGP compiono un altro passo concreto verso la produzione sostenibile.
I risultati, valutati applicando l’approccio a ciclo di vita attraverso la metodologia Product Environmental Footprint (PEF) sviluppata dalla Commissione Europea, hanno evidenziato che la fase di produzione del latte crudo contribuisce per il 90-92% al profilo ambientale del Grana Padano DOP, le fasi di caseificazione e confezionamento per il 6-7%, mentre le fasi di distribuzione e fine vita per il restante 2-3%.
La figura, sotto riportata, mostra che per la fase di produzione del latte crudo gli hotspots riguardano l’acquisto di alimenti e mangimi (34%), la produzione propria di alimenti (25%), le emissioni legate alla gestione degli effluenti di allevamento (16%) e le emissioni legate alla fermentazione enterica (12%). Per la fase di trasformazione del latte, i risultati sottolineano come i fattori più impattanti siano stati il consumo di calore (34%) e di elettricità (26%).
Si evince quindi che la maggior parte dello sforzo è stato destinato alla stima del consumo di energia e alla definizione dei potenziali risparmi energetici.
All’analisi delle esigenze ha fatto seguito l’individuazione delle soluzioni, sia rivolte alle aziende agricole produttrici di latte, sia ai caseifici e agli stagionatori.
Per le aziende produttrici di latte il processo di ottimizzazione e le azioni di mitigazione dell’impatto ambientale passano da azioni specifiche in quattro ambiti: la produzione di energia elettrica e calore, la gestione e distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti di sintesi, la produzione propria degli alimenti e la composizione della mandria. Per ogni azione di mitigazione sono stati previsti diversi scenari che potrebbero portare ad una miglior riduzione degli impatti ambientali nella produzione del latte, interessando l’acquisto degli alimenti, le emissioni da gestione effluenti, le emissioni da gestione della stalla e le emissioni da fermentazione enterica.
Tra le soluzioni proposte, gli interventi che possono essere effettuati da parte delle aziende sono riconducibili, ad esempio, ad una gestione e applicazione degli effluenti zootecnici ed applicazione di fertilizzanti di sintesi, eseguire un trattamento anaerobico degli effluenti zootecnici in modo da ridurre il tasso di metano e adottare strategie legate alla composizione dell’allevamento in modo da ridurre al minimo il numero di animali improduttivi nella mandria e, di conseguenza, aumentare l’efficienza della gestione dell’azienda. Questo aiuta ad un uso efficiente delle risorse disponibili dell’azienda e contribuisce all’abbattimento delle emissioni di metano.
Infine, per le aziende di trasformazione del latte, la maggior parte dello sforzo è stato destinato alla stima del consumo di energia e alla definizione dei potenziali risparmi energetici e della conseguente riduzione degli impatti associati, quali ad esempio cambiamento climatico e acidificazione. Le principali azioni di intervento riguardano, infatti, il recupero di calore dal siero di latte, il recupero di calore dai condensatori dei chiller, il revamping o ammodernamento del sistema di produzione del freddo.
Nei prossimi mesi, grazie ai risultati dell’applicazione del metodo PEF su tutta la filiera del settore lattiero-caseario e degli audit energetici e di efficienza effettuati in caseifici e stalle, sarà realizzato un software di supporto alle decisioni ambientali che permetterà alle aziende produttrici di formaggi DOP di applicare la metodologia PEF per calcolare l’impronta ambientale dei loro prodotti confezionati e al contempo di migliorare il sistema produttivo dal punto di vista sia ambientale che economico.
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