La Commissione europea ha pubblicato un documento di 40 pagine che contiene le raccomandazioni che l’Italia dovrà seguire nella stesura del suo Piano Strategico Nazionale della PAC. Il documento riporta inoltre un’analisi dettagliata della situazione attuale, delle esigenze e delle priorità del settore agricolo e delle le zone rurali in Italia, su cui le raccomandazioni sono basate.
I piani strategici, che saranno elaborati dagli Stati membri e adottati dalla Commissione europea dopo un’attenta valutazione, stabiliranno in che modo ogni Stato membro utilizzerà gli strumenti della PAC sulla base di un’analisi delle sue condizioni ed esigenze e con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi specifici della PAC e quelli del Green Deal.
La Commissione ha analizzato la situazione dei diversi Stati membri per quanto riguarda i nove obiettivi specifici della futura PAC e l’obiettivo trasversale sulla conoscenza, l’innovazione e la digitalizzazione, sulla base degli ultimi dati disponibili e, in alcuni casi, tenendo conto delle ulteriori informazioni fornite dagli Stati membri. Questa analisi include anche la valutazione della situazione di ciascuno Stato membro alla luce del suo contributo agli obiettivi e le ambizioni del Green Deal europeo.
Sulla base di questa analisi la Commissione ha elaborato le sue raccomandazioni per i 27 Stati membri, che sono state pubblicate sotto forma di 27 documenti di lavoro dei servizi della Commissione. Le raccomandazioni mirano a mostrare la direzione che i piani strategici della PAC devono prendere nell’attuazione degli obiettivi specifici della PAC al fine di contribuire congiuntamente al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Pur mantenendo la flessibilità proposta per gli Stati membri nell’attuazione del nuovo quadro politico, queste raccomandazioni identificano le questioni strategiche chiave che devono essere affrontate con urgenza per ciascuno Stato membro e forniscono orientamenti su come affrontarle nei piani strategici della PAC.
Le raccomandazioni per l’Italia
“Per gli agricoltori italiani – si legge nel documento – il passaggio a un sistema alimentare sostenibile comporta tanto opportunità economiche quanto sfide significative. L’Italia continua a dover far fronte a una bassa crescita della produttività nelle sue aziende agricole a causa dell’invecchiamento della popolazione agricola, del basso livello di digitalizzazione e delle piccole dimensioni delle aziende agricole. Inoltre, nonostante il buon livello di organizzazione dei produttori, la quota di valore aggiunto del settore primario nella filiera alimentare è diminuita“.
Il reddito agricolo rimane volatile e, nonostante il ruolo cruciale svolto dai pagamenti diretti nella sua stabilizzazione, differenze significative nella distribuzione del sostegno (principalmente pagamenti diretti basati su riferimenti storici individuali) ne limitano l’efficacia. Queste differenze, che emergono in ragione di caratteristiche della produzione del passato, nel corso del tempo hanno perso la loro giustificazione in quanto sostengono soprattutto chi ne ha meno bisogno (ovvero le aziende agricole più grandi e quelle piccolissime) e sembrano essere distaccate tanto dalle realtà produttive odierne quanto dalle esigenze economiche e ambientali future. È inoltre auspicabile una distribuzione più equa a favore delle aziende agricole familiari redditizie, vincolando una quota maggiore di sostegno al reddito alle prestazioni ambientali.
Fondamentale è il miglioramento della posizione degli agricoltori nella filiera alimentare con azioni mirate disponibili nel contesto di entrambi i pilastri della PAC, quali il rafforzamento e lo sviluppo delle organizzazioni di produttori e delle cooperative, in particolare nelle regioni e nei settori nei quali sono meno presenti, e la promozione di filiere alimentari corte e innovative.
Gli obiettivi ambientali sono particolarmente rilevanti per l’agricoltura italiana. La mitigazione dei cambiamenti climatici è un aspetto fondamentale: in Italia, le emissioni agricole (comprese le emissioni di gas a effetto serra (GES) e di ammoniaca), dopo una riduzione registrata tra il 1990 e il 2013, non sono diminuite negli ultimi 7 anni e sarà necessario fare di più per ridurle al fine di contribuire agli obiettivi dell’Unione (UE). Il settore zootecnico, soprattutto nelle zone soggette a un uso agricolo più intensivo nel nord Italia, svolge un ruolo particolarmente importante in tale contesto, in quanto le emissioni derivanti dalla fermentazione enterica e dalla gestione del letame rappresentano le principali fonti di emissioni totali.
La produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale può essere migliorata, dato che l’Italia si attesta su valori inferiori alla media UE nonostante un potenziale significativo di produzione di biomassa, energia solare ed eolica. Anche la gestione sostenibile delle foreste presenta un potenziale notevole per lo sviluppo socioeconomico delle zone rurali.
Migliorare l’adattamento ai cambiamenti climatici è una priorità trasversale, dato che le azioni correlate possono apportare molteplici vantaggi ambientali ed economici. L’Italia è infatti altamente vulnerabile ai rischi idrogeologici e ai rischi di erosione del suolo per azione dell’acqua, con danni crescenti causati da eventi metereologici estremi e relative sfide, quali gli incendi boschivi, le specie invasive e gli attacchi biotici alle foreste. Altro aspetto importante è il risparmio idrico, a causa degli episodi di siccità già frequenti e che potrebbero diventare più marcati in futuro a causa dei cambiamenti climatici. Il passaggio a colture a minore intensità idrica, associato a una maggiore diffusione di tecnologie di irrigazione efficienti, potrebbe contribuire a ridurre gli impatti.
Secondo quanto riportato nel documento, il bilancio dei nutrienti per l’azoto in Italia è superiore alla media dell’UE e numerose zone presentano un livello elevato di inquinamento da nitrati, soprattutto quelle soggette ad uso intensivo e nelle acque sotterranee. A questo proposito, possono essere di grande utilità gi strumenti digitali di gestione dei nutrienti delle aziende agricole ed esiste un margine considerevole per migliorare la coerenza tra gli incentivi della politica agricola e la legislazione ambientale (direttive sulle acque e sui nitrati). In particolare, secondo la Commissione dovrebbero essere rimossi gli ostacoli agli investimenti a favore di una maggiore efficienza irrigua.
Nonostante l’agricoltura biologica in Italia sia ben al di sopra della media UE, la situazione in materia di biodiversità è in costante peggioramento, soprattutto per quanto concerne gli uccelli, le specie e gli habitat legati ai terreni agricoli. Si raccomanda quindi di attuare sforzi maggiori per promuovere un uso decisamente inferiore e più razionale dei prodotti fitosanitari (considerando che talune regioni italiane sono tra gli utilizzatori più intensivi di pesticidi nell’UE), nonché per garantire la presenza e la conservazione degli elementi caratteristici del paesaggio.
Per attuare la transizione verso un settore agricolo verde e moderno, il paese dovrà affrontare una delle sfide sociali più importanti poste all’agricoltura europea: il ricambio generazionale. In Italia tale sfida è particolarmente sentita dato che la percentuale di giovani agricoltori del paese la colloca al terzultimo posto tra gli Stati membri e tale percentuale continua a diminuire. Questa tendenza è riscontrabile anche nel rapporto tra capi azienda giovani e più anziani (6 giovani agricoltori ogni 100 anziani).
Secondo il documento, la resistenza antimicrobica legata ad un uso eccessivo e inappropriato di antimicrobici nell’assistenza sanitaria animale e umana dovrebbe essere particolarmente prioritaria, dato che la vendita di agenti antimicrobici veterinari in Italia è stata la seconda più elevata registrata tra gli Stati membri dell’UE nel 2018. Un contributo importante all’agricoltura sostenibile può essere ottenuto migliorando il benessere degli animali, in particolare per le zone di allevamento intensivo di bestiame, suini e galline ovaiole, promuovendo le migliori pratiche per una zootecnia, una prevenzione e un controllo delle infezioni migliori. L’uso di pesticidi rimane elevato ed esistono margini notevoli di miglioramento. Inoltre, secondo Bruxelles è necessario affrontare anche alcune questioni relative al benessere degli animali e promuovere investimenti e azioni destinati a prevenire un’ulteriore diffusione di malattie infettive tra i vegetali e gli animali.
Altro punto fondamentale, è la presenza di un sistema di conoscenza e innovazione in agricoltura (AKIS) ben funzionante, per favorire flussi di conoscenza tra vari soggetti, rispondere alle crescenti esigenze di informazione degli agricoltori, accelerare l’innovazione e aumentare la valorizzazione delle conoscenze esistenti al fine di conseguire tutti gli obiettivi della PAC. Attualmente, la frammentazione del sistema italiano di conoscenza e innovazione in agricoltura e la mancanza di coordinamento strategico tra le sue componenti influiscono negativamente sul flusso di conoscenze e innovazione. Al fine di raccogliere e portare sul campo le scoperte scientifiche e le innovazioni più recenti, i consulenti devono essere sostenuti tanto in termini di formazione ricevuta quanto di erogazione di servizi a sostegno dell’innovazione, anche attraverso i progetti del gruppo operativo del partenariato europeo per l’innovazione (PEI).
Secondo la Commissione un AKIS più forte potrebbe inoltre contribuire ad aumentare il livello di digitalizzazione delle aziende agricole e delle zone rurali italiane, attualmente in ritardo rispetto ad altri Stati membri e rispetto alle zone non rurali del paese. La disponibilità di una copertura impeccabile di infrastrutture digitali veloci sarà fondamentale per migliorare l’adozione delle tecnologie digitali e potenziale le competenze digitali della popolazione rurale italiana.
Infine, il documento osserva che l’efficacia complessiva delle azioni sostenute dalla PAC in Italia è ostacolata da numerose barriere al funzionamento della pubblica amministrazione. Migliorare il sistema amministrativo e burocratico, anche aumentandone il livello di digitalizzazione e coordinando politiche diverse e complementari, costituisce un passo fondamentale da compiere al fine di sostenere in maniera efficace e paritaria gli agricoltori di tutto il paese e le persone che vivono nelle zone rurali italiane.
Di seguito, il link per scaricare il documento integrale.
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