È stato presentato il rapporto ISMEA-Qualivita 2021 sulle “produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG”. La DOP Economy tiene nel 2020 con 16.6 mld di euro. Il settore IG cala del -2% in valore, stabile l’export a 9,5 miliardi.

Tante le curiosità presentate, regione per regione, relative e atte a designare la differenziazione nel settore agroalimentare italiano.

Dopo i saluti del Presidente di ISMEA Angelo Frascarelli, ad intervenire è stato il Presidente della fondazione Qualivita Cesare Mazzetti.

Solitamente il rapporto viene presentato nella prima decade di dicembre ma data la situazione pandemica, si è deciso di ritardare l’evento. Come Riportato da Mazzetti, il rapporto ISMEA-Qualivita rappresenta uno strumento importantissimo che da 19 anni segue l’evoluzione nel sistema delle indicazioni geografiche.

Il rapporto è uno strumento importante perché permette di vedere il peso della DOP economy e capire quali sono gli interventi e le decisioni che vanno prese. Il sistema italiano è il migliore al mondo, è avanzato e consente al Made in Italy di entrare nelle economie mondiali“. Mazzetti ha poi posto l’attenzione sugli effetti che il Covid dal 2020 ha causato all’economia italiana ma afferma che nonostante la pandemia, il comparto agroalimentare italiano ha resistito portando avanti i nostri prodotti IG.

In Italia, ad oggi, ci sono ben 841 prodotti a denominazione, con un fatturato di 16,6 miliardi di euro, equivalente al 19% dell’intero settore agroalimentare.

Fabio Del Bravo, Direttore di ISMEA, ha dichiarato che solo nel 2021, il numero di indicazioni geografiche in Italia è aumentato di ben 175 riconoscimenti, il che significa che dopo 30 anni dalla nascita del Regolamento europeo sui prodotti di qualità, la fiducia nei prodotti IG rimane ancora alta.

Il fatturato delle indicazioni geografiche è pari a 16,6 miliardi di euro, un valore altissimo che però ha mostrato un calo pari al -2% rispetto all’anno precedente, calo unico mai registrato in precedenza.

L’impatto covid ha avuto effetti diversi nei vari settori, basti pensare che solo nel settore dei formaggi c’è stato un calo del -8%, tra cui anche per Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Ci sono anche settori che hanno goduto di forte crescita come pasta e arance. Fondamentale è stato il ruolo dei Consorzi che hanno preso parte alla crescita di determinati settori“, queste le parole di Del Bravo riguardo agli effetti causati dal covid.

Inoltre, le esportazioni delle DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2020 registrano un valore stabile su base annua raggiungendo i 9,5 miliardi di euro (-0,1%) per un peso del 20% nell’export agroalimentare italiano. Si tratta di un risultato importante, con chiari effetti collegati alla pandemia sui mercati extra-UE, il cui calo è compensato da una crescita delle esportazioni verso destinazioni europee. Il valore complessivo è frutto anche di un andamento diverso fra i due comparti, con il cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6% e il vino che con 5,57 miliardi di euro mostra un calo del -1,3%.

L’agroalimentare italiano DOP IGP STG coinvolge oltre 86mila operatori165 Consorzi autorizzati e 46 organismi di controllo. Nel 2020 raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione per un -3,8% in un anno e con un trend del +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro per un andamento del +34% sul 2010. Prosegue anche nel 2020 la crescita dell’export, che raggiunge i 3,9 miliardi di euro per un +1,6% su base annua con un dato che dal 2010 è più che raddoppiato (+104%). I mercati principali si confermano Germania (770 mln €), USA (647 mln €), Francia (520 mln €) e Regno Unito (268 mln €).

La categoria dei formaggi, ad esempio, conta 56 denominazioni e 25.830 operatori che generano un valore di 4,18 miliardi di euro alla produzione (-7,8%), pari al 57% del comparto Cibo DOP IGP. Cresce la quantità certificata, ma cala il valore per alcuni formaggi DOP per le difficoltà di assorbimento del mercato interno, soprattutto per la chiusura dell’Horeca. Le esportazioni raggiungono 2,06 miliardi di euro grazie alla crescita nei Paesi UE. In Lombardia (1,32 miliardi €) e Emilia-Romagna (1,31 miliardi €) si concentrano quasi i due terzi del valore della categoria; al terzo posto si trova la Campania (414 milioni €). Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Gorgonzola DOP e Pecorino Romano DOP che complessivamente valgono 3,7 miliardi di euro.

Secondo il Direttore Fabio Del Bravo, il sistema italiano è molto radicato e completo, basti pensare che nel settore food tutte le province italiane hanno almeno un prodotto a denominazione sul territorio.

Al termine dell’intervento dei Direttore di Ismea, a prendere la parola è stato Mauro Rosati, Direttore Generale fondazione Qualivita.

Dopo 19 anni dal primo rapporto ISMEA-Qualivita, possiamo dire di aver consolidato un sistema importante. A livello regionale, la classifica top five riporta al primo posto il Veneto con un fatturato di 3,699 mld di euro, seguito da Emilia-Romagna (3,265 mld di euro), Lombardia (2,073 mld), Piemonte (1,387 mld) e Toscana con un fatturato di 1,115 mld di euro.

L’Emilia-Romagna è sempre stata al primo posto ma dopo il progetto “Prosecco”, il Veneto è cresciuto molto arrivando in testa alla classifica“.

Infatti è proprio il Veneto ad avere ben 89 prodotti tra DOP e IGP tra cui il formaggio Montasio. L’Emilia-Romagna, anche grazie all’incremento delle cene casalinghe, guadagna punti per piadina e salumi. La Lombardia ed il Piemonte sono regioni in forte crescita, la prima grazie a Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Bresaola e Gorgonzola, la seconda per la Nocciola del Piemonte, attiva nell’accordo con “Venchi”.

La Toscana, nella top dei prodotti, deve la sua posizione principalmente a Pecorino Toscano, Chianti, venduto anche online, e Cantucci.

Per la classifica delle Province, al primo posto troviamo Treviso, seguito da Parma e Verona.

Rosati afferma che in Italia sono 107 le province coinvolte nel sistema IG, con un aumento del 7,5% al Sud e nelle Isole, con crescite soprattutto per Puglia e Sardegna e ricorda che in Italia sono 286 i Consorzi di tutela per i prodotti IG, numero che negli ultimi 7 anni ha visto un incremento del 31%, sono 51 e modifiche ai Disciplinari di Produzione.

L’importanza del sistema è data anche dalle 3 misure attuate nel 2020:

  1. Pegno rotativo
  2. Fondo indigenti
  3. Fondo ristoratore.

Inoltre, sono 27 le riforme “Farm to Fork” da mettere in atto fino al 2030 e che potrebbero causare un calo del 15% sulle produzioni. Ciononostante il modello delle IG è consolidato, si crea una filiera corta per le indicazioni geografiche, ma ciò che bisogna comunque tenere a mente è che anche il consumatore sta cambiando i suoi gusti e le sue abitudini: si sta passando da una fase di sviluppo (fino al 2021) ad una di progresso (2030).

Infatti, il 54% dei Consorzi ha iniziato attività di transizione, come il Grana Padano con Life TT-GG o Parmigiano Reggiano con attività sul benessere animale.

Bisogna sostenere il progetto IG, da qui a 10 anni bisogna lavorare e potenziare gli uffici e incentivare le imprese, bisogna portare il biologico nelle filiere DOP e IGP e c’è la necessità di aumentare la ricerca” conclude Mauro Rosati.

Ad intervenire, Cesare Baldrighi, Presidente Origin Italia che pone l’attenzione sull’importanza dei Consorzi di Tutela. “Il rapporto ISMEA-Qualivita ci ha mostrato un settore in forte crescita, efficace e reattivo. Fondamentali i Consorzi che devono impegnarsi a migliorare il lavoro delle IG. Devono allargare la base di operatori verso le piccole DOP nazionali, alcune guidate da grandi possibilità di sviluppo e devono guardare allo sforzo verso la sostenibilità che non deve essere intesa solo come sostenibilità ambientale bensì come un connubio tra sostenibilità economica, sociale ed ambientale“.

Oreste Gerini Direttore Generale Ministero politiche agricole “nonostante la pandemia da Covid, nel 2020 i nostri prodotti ad IG sono sempre stati sugli scaffali, i cali sono stati minimi“.

In conclusione, l’intervento del Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli che ha posto lo sguardo sulla differenziazione dei prodotti del Made in Italy e di quanto sia importante mantenerla non solo per le caratteristiche geografiche dei prodotti, affermando che le DOP e le IGP sono componente fondamentale del made in Italy.

Secondo il Ministro, ci sono tuttavia, tre pericoli:

  1. Riforme europee sui regolamenti dei prodotti di qualità che rischiano di creare confusione e far passare il messaggio, errato, che non c’è più controllo sui prodotti;
  2. Problema sulla salute pubblica;
  3. Etichettatura: i cittadini stanno aumentando la loro voglia di informazione su ciò che mangiano, non solo sull’asse nutrizionale ma anche di origine del prodotto che porta con sé un aumento del valore del prodotto.

“È fondamentale la tutela della qualità”.