L’uso di sottoprodotti agroalimentari e di foraggi alternativi fornisce alimenti zootecnici su scala locale e aiuta a migliorare l’autosufficienza alimentare delle regioni di allevamento.

Sarebbe anzi più opportuno parlare di co-prodotti vegetali, sia dell’industria agroalimentare che dei residui che rimangono nei campi in una ottica di economia circolare orientata alla valorizzazione delle risorse in diverse filiere. L’uso di questi co-prodotti in alimentazione zootecnica è infatti anche un modo per ridurre l’impatto ambientale delle filiere vegetali per l’alimentazione umana e i costi di smaltimento, oltre alla superficie terriera e alle risorse naturali destinate alla produzione di alimenti zootecnici.

Da un punto di vista nutrizionale, oltretutto, i co-prodotti fibrosi sono spesso una fonte economica di nutrienti di ottima qualità per l’alimentazione dei ruminanti che sono capaci di digerire alimenti ricchi di fibre, a differenza dell’uomo. Questo è particolarmente vero per i sottoprodotti orticoli e ortofrutticoli di cui spesso grande parte della biomassa prodotta dalle colture non è destinata al consumo umano e viene scartata, in campo o in fase di lavorazione. Tali co-prodotti sono pertanto largamente disponibili in zone di elevata vocazione ortofrutticola, come il sud est della Spagna, nota zona di produzione orticola e frutticola, in pieno campo e in coltura protetta, che fornisce i mercati di tutta Europa.

La marcata stagionalità dei prodotti orticoli tuttavia riduce la disponibilità di questi alimenti per gran parte dell’anno e di conseguenza anche la disponibilità dei co-prodotti. Inoltre il loro alto contenuto di acqua li rende un alimento con una elevata deperibilità e breve durata di conservazione. Uno dei co-prodotti largamente disponibili sembra essere il residuo del carciofo, spesso trascurato in alimentazione zootecnica per la elevata concentrazione di pesticidi residuali nelle foglie. La resa del carciofo (Cynara scolymus L.) nel mondo è importante e genera una grande quantità di co-prodotti. Nel 2017 sono state raccolte nel mondo 1.505.328 t di carciofo.

Questa coltura contribuisce significativamente all‘economia agricola del Mediterraneo, dove ha origine più del 60% della produzione mondiale di questo ortaggio. Complessivamente, i co-prodotti del carciofo dell’industria conserviera (foglie, brattee esterne e gambi) rappresentano un’alta quantità di materiale di scarto, circa l‘80% della biomassa totale della pianta, che genera 1.204.262 t/anno di co-prodotti. La pianta del carciofo è un co-prodotto composto da foglie, steli e alcune infiorescenze non raccolte, che è stato tradizionalmente utilizzato per i piccoli ruminanti da pascolo o raccolto per allevamenti da latte e da carne. La resa di foraggio verde di questa coltura è di circa 11 t/ha che, tenendo conto della superficie coltivata nel mondo (122.390 ha), risulta in una produzione di 1.358.529 t/anno di residui di carciofo disponibile.

Studi precedenti hanno dimostrato che gli insilati di questi co-prodotti possono raggiungere buone condizioni fermentative che garantiscono la qualità nutrizionale e di sicurezza necessaria per la loro inclusione nella razione dei piccoli ruminanti, e ne permettono la conservazione per lunghi periodi di tempo (fino a 200 giorni). I riferimenti trovati in letteratura sull’effetto del consumo di insilati di questi co-prodotti sulla qualità e composizione del latte ovino e sullo stato di salute degli animali sono scarsi, ma indicano la loro idoneità a questo scopo. Peraltro ci sono in letteratura pochi studi condotti in capre da latte sull’effetto sulle proprietà tecnologiche del latte.

Il consumo di latte fresco di capra in tutto il mondo è al terzo posto dopo quello di mucca e bufala, ma la sua domanda è in aumento come fonte di proteine animali, calcio e fosforo, ed è stato catalogato dai medici come perfetto sostituto del latte di mucca nei casi di allergie alimentari. Al fine di contribuire alle conoscenze sull’uso dei sottoprodotti nella alimentazione dei piccoli ruminanti sono stati condotti una serie di studi nella Universidad Miguel Hernandez de Elche (UMH, Orihuela) dal gruppo della prof.sa Gema Romero e del Prof. José Ramon Diaz, in collaboraizone con l’Università di Sassari, nell’ambito di diversi progetti di ricerca principalmente finanziati dal Ministero dell’Economia Spagnolo.

Gli studi hanno mirato a studiare i residui delle colture di carciofo e dei broccoli ai fini della loro inclusione nell’alimentazione dei caprini. In particolare sono stati eseguiti diverse prove sperimentali, in vivo e in vitro, che hanno riguardato la possibilità di insilamento, l’inclusione nelle diete di capre Murciane in lattazione (sia per brevi periodi che per l’intera lattazione e a diverse dosi in sostituzione ad altri componenti della dieta, sia foraggi che concentrati) e lo studio degli effeti sulla qualità del latto e lo stato metabolico degli animali. E’ stato osservato principalmente che i co-prodotti del carciofo insilato (brattee e il resto della pianta coltivata), nella razione di capre Murciane da latte di elevato livello produttivo allevate in stalla e alimentate con razione unifeed umido, non ha compromesso la produzione e composizione del latte, lo stato di salute degli animali, il profilo minerale e lipidico del latte e gli indici relativi alla qualità nutrizionale del grasso del latte.

L’uso di brattee di carciofo e di insilati di piante intere nelle diete delle capre da latte non ha infatti portato a differenze marcate nella produzione e nella qualità del latte o nello stato di salute degli animali nel breve periodo o nel lungo periodo. Da un punto di vista delle performance animali l’inclusione di co-prodotti del carciofo è stata ritenuta adeguata fino al 40% della sostanza secca della razione mentre in dosi più elevate si è osservata una riduzione del consumo alimentare dovuto probabilmente alla frazione indigeribile del co-prodotto e ad effetti congiunti sulla appetibilità della razione. Mentre da un punto di vista nutrizionale per la salute umana, si osservano profili lipidici leggermente migliori nei prodotti delle capre nutrite con insilato di carciofo, a causa del suo più alto contenuto di acidi grassi polinsaturi e acido linoleico coniugato e minerali per la composizione specifica di questi alimenti.

La presente nota è una sintesi dei seguenti articoli scientifici pubblicato su diverse riviste scientifiche open access dove è riportata tutta la letteratura citata:

Monllor, P., Romero, G., Atzori, A.S., Sandoval-Castro, C.A., Ayala-Burgos, A.J., Roca, A., Sendra, E., Díaz, J.R. 2020 Composition, mineral and fatty acid profiles of milk from goats fed with different proportions of broccoli and artichoke plant by-products. Foods, 9 (6), art. no. foods9060700.

 Monllor, P., Romero, G., Sendra, E., Atzori, A.S., Díaz, J.R. 2020 Short-term effect of the inclusion of silage artichoke by-products in diets of dairy goats on milk quality Animals, 10 (2), art. no. 339.

 Monllor, P., Muelas, R., Roca, A., Bueso-Ródenas, J., Atzori, A.S., Sendra, E., Romero, G., Díaz, J.R. 2021. Effect of the short-term incorporation of different proportions of ensiled artichoke by-product on milk parameters and health status of dairy goats Agronomy, 11 (8), art. no. 1649.

 Monllor G.P., Muelas R., Roca A., Atzori A.S., Díaz J., Sendra E., Romero G. 2020. Long-Term Feeding of Dairy Goats with Broccoli By- Product and Artichoke Silages: Milk Yield, Quality and Composition. Animals 10. 10.3390/ani10091670.

 Muelas, R.; Monllor, P.; Romero, G.; Sayas-Barberá, E.; Navarro, C.; Díaz, J.R.; Sendra, E. Milk Technological Properties as Affected by Including Artichoke By-Products Silages in the Diet of Dairy Goats. Foods 2017, 6, 112.

Autori

Giuseppe Conte, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Alberto Stanislao Atzori, Sara Pegolo, Manuel Scerra, Antonio Natalello – Gruppo Editoriale ASPA