Un consumo prolungato nel tempo di latte contenente determinati quantitativi di inquinanti ambientali/sostanze tossiche può comportare dei rischi per la salute dei consumatori. Questo articolo si concentra principalmente sulla review di studi recenti riguardanti le concentrazioni di arsenico (As), cadmio (Cd), mercurio (Hb) e piombo (Pb) nel latte vaccino prodotto in paesi diversi. Come previsto, sono state riscontrate notevoli differenze nei livelli di metalli presenti dei campioni di latte vaccino, a seconda dei paesi e delle specifiche aree di raccolta. In termini generali, sulla base degli studi qui esaminati, l’esposizione umana ad As, Cd, Hg e Pb in seguito al consumo frequente di latte vaccino non dovrebbe comportare rischi significativi per la salute dei consumatori.

Parole chiave: latte bovino, metalli tossici, esposizione con la dieta, rischi per la salute.

Introduzione

Il latte è il primo alimento per i mammiferi. Fornisce a neonati e bambini i nutrienti e l’energia essenziali per una crescita e uno sviluppo corretti. Nella maggior parte delle specie di mammiferi, il consumo di latte termina con la fine del periodo di allattamento. Tuttavia, negli esseri umani il latte continua ad essere consumato anche durante l’età adulta e la vecchiaia, poiché è una componente importante all’interno di diete sane ed equilibrate (Huth et al. 2006; Givens 2020). Sebbene a livello globale non esista una raccomandazione unica sul consumo giornaliero di latte, negli Stati Uniti le linee guida dietetiche nazionali raccomandano che gli adulti dovrebbero bere tre tazze o 732 ml al giorno di latte (McGuire 2011), sebbene tale consumo venga soddisfatto raramente. In Europa, un Finlandese medio consuma ogni anno 120 litri di latte, che è molto al di sopra della media europea di 59.4 litri per persona all’anno, mentre un Tedesco consuma circa 53.7 litri all’anno. In termini generali, tutti i paesi nordici consumano latte al di sopra della media, cosa non altrettanto diffusa nel resto d’Europa (Statista 2020). Un elevato consumo di latte è stato correlato alla presenza di effetti protettivi nei confronti di malattie coronariche, ictus e diabete, e i benefici del consumo latte possono riguardare anche la buona salute delle ossa, una pelle sana, una buona funzionalità del sistema immunitario e la prevenzione di malattie come ipertensione, carie dentale, disidratazione, problematiche respiratorie, obesità ed osteoporosi (Pfeuffer e Schrezenmeir 2007; Warensjo et al.2010; Kliem e Givens 2011; Ferraz et al.2012; Gijsbers et al.2016; Fardellone et al.2017). Tra i benefici per la salute apportati dal consumo di latte, è stata anche segnalata la diminuzione del rischio di sviluppare alcuni tumori, come i tumori del colon-retto e della vescica (Lampe 2011; Li et al.2011; Thorning et al.2016). Tuttavia, questa è una tematica alquanto controversa, poiché numerosi studi non hanno mostrato l’esistenza di una correlazione positiva tra il consumo di latte e la riduzione del rischio di cancro (Bakken et al.2018; Bermejo et al.2019; Lopez-Plaza et al.2019; Xu 2020). Sebbene sembri che latte e latticini possano avere sia effetti negativi che benefici rispetto al rischio di sviluppare diversi tumori (Davoodi et al.2013), le evidenze riguardanti effetti benefici del consumo di latte sono sicuramente molto maggiori rispetto a quelle riguardanti gli effetti nocivi. Per la popolazione generale, i rischi di sviluppare un cancro potrebbero manifestarsi in seguito al consumo eccessivo e indiscriminato e/o al consumo prolungato nel tempo di latte contenente inquinanti/tossici ambientali che potrebbero far aumentare i rischi, situazioni che possono verificarsi anche in seguito al consumo frequente di altre tipologie di alimenti (Domingo e Nadal 2016; Domingo 2017). In ogni caso, i potenziali rischi per la salute, derivanti dal consumo di latte, possono essere biologici e chimici. I rischi e/o i benefici derivanti dal consumo di latte crudo, ad esempio, esulano dall’ambito di questa review, che invece si concentra sull’esposizione umana a metalli pesanti tossici in seguito al consumo di latte vaccino. Per la ricerca nella letteratura scientifica abbiamo utilizzato i database PubMed (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/) e Scopus (https://www.scopus.com). Per questa ricerca sono stati impiegati i seguenti termini: “latte vaccino”, “arsenico”, “cadmio”, “mercurio”, “piombo”, ‘“assunzione dietetica nell’uomo”. Solo gli studi pubblicati nel secolo in corso sono stati inclusi nel presente documento.

Nutrienti presenti nel latte e salute 

La composizione chimica del latte è influenzata da una serie di fattori tra cui la specie animale, la genetica degli animali ed il loro status nutrizionale, la fase di lattazione e le condizioni ambientali (Pereira 2014; Foroutan et al.2019; Verduci et al.2019). Il latte ed i latticini derivati contengono molteplici sostanze nutritive e contribuiscono in modo significativo a soddisfare i fabbisogni nutrizionali di proteine: calcio, magnesio, fosforo, potassio, zinco, selenio, vitamina A, riboflavina, vitamina B12 e acido pantotenico (Gil e Ortega 2019; Verduci et al.2019). Il latte contiene anche un quantitativo bilanciato di proteine, acidi grassi essenziali, lattosio, vitamine e minerali. I principali contribuenti dietetici utili alla salute di molte persone includono i minerali, le vitamine, le proteine e gli acidi grassi presenti nel latte (Nongonierma e Fitzgerald 2015; Tunick e van Hekken 2015). Il latte contiene quei nutrienti che possono apportare benefici per la salute alle donne in postmenopausa, che sono a maggior rischio di patologie cardiovascolari e muscolo-scheletriche (Sukenobe et al. 2018). Il consumo di latte/latticini – oltre all’esercizio fisico di resistenza – ha un impatto positivo sulla composizione corporea delle donne, poiché promuove la perdita di grasso, l’aumento o il mantenimento della massa magra e la salvaguardia del tessuto osseo (Josse e Phillips 2012). I nutrienti benefici per la salute provenienti dal consumo di latte sono fondamentali per il corpo umano, in quanto aiutano nella prevenzione dei disturbi cronici. Sebbene studi futuri potrebbero ancora chiarire maggiormente il ruolo del latte e dei prodotti lattiero-caseari nei confronti della salute umana, nel frattempo un loro consumo ragionevole nel contesto di una dieta equilibrata dovrebbe essere considerato positivamente, specialmente in assenza di chiare controindicazioni (Visioli e Strata 2014; Górska-Warsewicz et al. 2019). È importante sottolineare che il latte contiene calcio e nutrienti di base come proteine, magnesio, fosforo, potassio e vitamina K2 (Górska-Warsewicz et al.2019). Il calcio è essenziale per la crescita e lo sviluppo delle ossa ed essendo un’ottima fonte di questo minerale, il latte è fondamentale per un’ottimale salute delle ossa e può aiutare a prevenire malattie ossee come l’osteoporosi e le fratture (Feskanich et al.2018; Matía-Martín et al.2019; Byberg e Warensjö Lemming 2020). Il latte è anche una buona fonte di proteine, che costituiscono il 50% del volume osseo e 1/3 della massa ossea totale. Inoltre, gli antiossidanti presenti nel latte (lipofili e idrofili) svolgono un ruolo chiave nel mantenimento dell’omeostasi pro-ossidante e antiossidante negli esseri umani. L’acido linoleico coniugato, le vitamine A e D3, il coenzima Q10, l’α-tocoferolo, il β-carotene ed i fosfolipidi sono sostanze lipofile presenti nel latte, mentre proteine, peptidi, vitamine, ed alcuni minerali ed oligoelementi sono tra gli antiossidanti idrofili più importanti (Cichosz et al. 2017).

Ingestione di inquinanti ambientali con la dieta 

Sebbene la maggior parte delle prove scientifiche disponibili sostenga che un consumo frequente di latte e di latticini contribuisca a soddisfare le raccomandazioni sui nutrienti, proteggendo anche dalle principali malattie croniche, sono stati segnalati anche alcuni effetti avversi (Thorning et al.2016; Hulin et al.2020). Nonostante gli importanti effetti benefici derivanti dal loro consumo, il latte ed i prodotti lattiero-caseari possono essere contaminati e quindi rappresentare una minaccia per la salute umana. In relazione a ciò, oggigiorno, le agenzie per la sicurezza alimentare hanno la responsabilità di garantire che i prodotti destinati al consumo umano non comportino dei rischi per la salute dei consumatori stessi. Per questo, si dovrebbero effettuare periodicamente studi sulla dieta totale (TDS) e studi sulla dieta duplicata (DDS). I metalli sono ampiamente distribuiti nella crosta terrestre. Alcuni metalli sono essenziali per i mammiferi, mentre altri non possiedono alcuna funzione essenziale nota, risultando addirittura tossici a livelli relativamente bassi. Alcuni individui sono esposti a metalli potenzialmente tossici principalmente sul posto di lavoro. Tuttavia, per la maggior parte degli individui la dieta rappresenta la principale fonte di esposizione – in termini quantitativi – ai metalli, sia tossici che essenziali (Bocio et al.2005; Domingo et al.2012; Mehri 2020). Pertanto, disporre di informazioni sulle concentrazioni di elementi tossici (e anche essenziali) negli alimenti e sull’esposizione dell’uomo attraverso l’assunzione con la dieta, è essenziale per valutare e prevenire i potenziali rischi per la salute umana. Dovrebbe essere rilevata un’ampia gamma di sostanze chimiche, compresi i metalli pesanti, gli inquinanti organici persistenti (POP) e gli inquinanti emergenti.

Concentrazioni di As, Cd, Hg e Pb nel latte bovino

Gli elementi As, Cd, Hg e Pb sono ampiamente dispersi nell’ambiente. È noto che una serie di attività antropiche, tra cui il traffico automobilistico e le emissioni industriali, sono in grado di far incrementare la loro presenza nell’ambiente. Questi elementi non hanno effetti benefici sugli esseri umani e non esiste un meccanismo di omeostasi noto per essi (Domingo 1994; Chang 1996). As, Cd, Hg e Pb persistono nell’ambiente e possono accumularsi negli organismi viventi. Secondo l’US Agency for Toxic Substances and Disease Registry (ATSDR 2017), sono tra gli oligoelementi più tossici. In relazione a ciò, è ben stabilito che l’esposizione a questi quattro elementi può avere una vasta gamma di effetti avversi sulla salute, inclusi disturbi specifici come la malattia di Minamata (per Hg) e la sindrome Itai-Itai (per Cd), nonché può portare ad un aumento del rischio di cancro (per As e Cd) (Chang 1996). Per valutare i rischi relativi alla salute dei consumatori, è necessario determinare l’apporto specifico di ciascun metallo con l’alimento, per effettuare un confronto con i livelli accettabili dal punto di vista tossicologico. A questo proposito, è ben noto come ci siano notevoli differenze sia in relazione al consumo di cibo che alla contaminazione degli alimenti da metalli nelle diverse regioni e paesi. Di seguito sono riassunti i risultati provenienti da studi internazionali pubblicati nel secolo in corso nei quali sono stati determinati i livelli di metalli pesanti tossici nei campioni di latte vaccino. Parlando di nutrizione, gli oligoelementi contenuti nel latte e nei latticini possono essere suddivisi in due classi: essenziali e non essenziali (Meshref et al.2014). È noto che la presenza di elementi non essenziali, anche a basse concentrazioni, può portare a disturbi metabolici e ad altre gravi conseguenze. Inoltre, anche gli effetti negativi correlati alla dose e dovuti ad un eccesso di elementi essenziali sono una possibilità non del tutto marginale. I principali rischi per la salute umana dovuti alla presenza di oligoelementi tossici riguardano soprattutto sostanze come As, Cd, Hg e Pb. L’aumento delle attività industriali ed agricole ha portato ad un aumento delle concentrazioni di metalli nell’aria, nell’acqua e nel suolo. È stato visto che alcuni metalli vengono assorbiti dalle piante e si accumulano nei loro tessuti, passando a loro volta nei tessuti e nel latte degli animali che pascolano nelle aree dove crescono piante contaminate, oltre al fatto che gli animali possono anche bere acque contaminate (Ayrault et al.2016; Khan et al. al. 2020). La maggior parte dei metalli che vengono assorbiti da piante ed animali possono quindi entrare nella catena alimentare (Khan et al.2015; Kumar et al.2019).

Simsek et al. (2000) hanno determinato i livelli di vari metalli pesanti tra cui Pb, As e Hg in 75 campioni di latte crudo provenienti da tre diverse zone: una zona industriale, una rurale e una zona ad elevata intensità di traffico nei pressi di Bursa, una provincia della Turchia. In queste tre zone, le quantità medie di Pb e As erano di 0.032, 0.049, 0.018 mg/kg e di 0.05, 0.009, 0.0002 mg/kg, rispettivamente, mentre il mercurio (Hg) non è stato rilevato in nessuna zona studiata. Poiché le concentrazioni più elevate sono state ritrovate nei campioni raccolti nella zona industriale, seguita da quella ad elevata intensità di traffico e da quella rurale, nelle loro conclusioni gli autori hanno raccomandato che, al fine di garantire una certa qualità del latte e di conseguenza della salute umana in generale, gli animali da latte dovrebbero essere allevati lontano da zone a traffico intenso e industriali.

Recentemente, anche in Turchia, Saribal (2020) ha misurato le concentrazioni di As, Cd, Hg e Pb in 21 campioni di latte vaccino provenienti dai supermercati locali di Istanbul, nonché i livelli di alcuni elementi minori ed oligoelementi (Sb, As, Ba, Be, Bi, Cd, Cr, Co, Cu, Pb, Li, Mn, Hg, Mo, Ni, Se, Sr, Tl e U). Le concentrazioni medie (μg/L) dei quattro elementi tossici in ordine decrescente erano le seguenti: As (1.00–11.80), Pb (1.30–5.40), Cd (0.10–0.20) e Hg (ND). Per la valutazione del rischio, è stato stimato un consumo di 500 ml/giorno, poiché i valori degli elementi tossici erano al di sotto delle assunzioni giornaliere consentite per tutti i campioni di latte. Secondo questi risultati, i latti venduti nei supermercati di Istanbul sono da considerarsi sicuri in termini di presenza di As, Cd, Hg e Pb. D’altra parte, Totan e Filazi (2020) hanno analizzato i livelli di una serie di elementi essenziali e tossici in 90 campioni di latte vaccino, raccolti in vari negozi e mercati di Ankara (Turchia), nonché dai serbatoi di raccolta degli impianti per la lavorazione del latte. Piombo e Cd non sono stati ritrovati in nessuno dei campioni, mentre lo Zn era l’elemento con la più alta frequenza di comparsa, seguito da Cr, As e Al. Alluminio e As sono stati trovati, rispettivamente, nell’85% e nel 94.5% dei campioni di latte. Le concentrazioni di metallo dipendevano dalla tipologia di latte (scremato, parzialmente scremato, pastorizzato, ecc.). Sulla base dei limiti di riferimento delle agenzie internazionali, i livelli di As, Cd, Hg e Pb non avrebbero dovuto causare effetti nocivi sulla salute umana. Tuttavia, gli autori raccomandano di condurre controlli periodici, specialmente in quelle aree dove l’industria e il traffico automobilistico sono importanti fonti di metalli nell’ambinte.

In Egitto, Malhat et al. (2012) hanno misurato i livelli di Cd, Cu, Pb, Fe e Zn in 100 campioni di latte vaccino raccolti da diversi siti nel governatorato di El-Qaliubiya. I contenuti medi (μg/g) – in ordine decrescente – erano i seguenti: 16.38 per Fe, 10.75, per Zn, 4.40 per Pb, 2.84 per Cu e 0.29 per Cd. La maggior parte dei campioni aveva concentrazioni di metalli superiori a quelle raccomandate per il latte dal Codex. A loro volta, Meshref et al (2014) hanno raccolto un totale di 77 campioni di latte (22 campioni di latte crudo) e di latticini provenienti da aziende, singoli allevatori e negozi che vendono latte dell’Egitto (governatorato di Beni-Suef) e li hanno analizzati per determinare i livelli di Pb, Cd, Zn, Cu e Fe. Le concentrazioni (μg/g) nel latte e nei latticini erano le seguenti: 0.044–0.751, 0.008–0.179, 0.888–18.316, 0.002–1.692 e 1.3208–45.6198 ppm, rispettivamente per Pb, Cd, Zn, Cu e Fe. In tutti i campioni, le concentrazioni di Pb superavano il limite massimo consentito (0.02 μg/g) stabilito dal Codex. In India, Patra et al. (2008) hanno valutato il profilo degli oligoelementi del latte di 201 vacche in lattazione allevate nei pressi di diverse unità industriali situate in varie parti del paese (n = 149) o in aree non inquinate (n = 52). Sono stati determinati i livelli di Pb, Cd, Cu, Co, Zn e Fe. Le concentrazioni più elevate di Pb (0.85 μg/mL) e di cadmio (0.23 μg/mL) sono state riscontrate nei campioni provenienti da vacche in lattazione allevate vicino ad una fonderia di piombo-zinco e ad uno stabilimento per la produzione di acciaio. L’aumento delle concentrazioni di Pb o Cd nel latte – come risultato della naturale esposizione delle vacche a questi metalli tossici – ha influito in modo significativo sulla composizione degli oligoelementi del latte che, a sua volta, influisce sulla qualità e sui valori nutrizionali del latte.

In Bangladesh, Shaheen et al. (2016) hanno misurato i livelli di Cr, Ni, Cu, Cd, Pb e As in campioni di carne, latte e uova. Successivamente sono stati valutati i rischi cancerogeni e non cancerogeni per la salute derivanti dal consumo di questi alimenti. Campioni di alimenti, compreso il latte vaccino, sono stati raccolti in diversi mercati situati nelle 30 aree agro-ecologiche di quel paese. Le concentrazioni medie (μg/g) dei 30 campioni di latte erano le seguenti: 1.68, 1.52, 1.15, 0.44, 0.27 e 0.44 rispettivamente per Cr, Ni, Cu, Cd, Pb e As. In Brasile, De Castro et al. (2010) hanno analizzato le concentrazioni di Cd e Pb, nonché degli elementi Ca e Zn, nel latte vaccino (compresi gli alimenti per lattanti) dei supermercati locali di Brasilia. Le concentrazioni mediane di Pb e Cd nei campioni di latte in polvere erano rispettivamente di 0.109 e 0.033 μg/g, mentre nei campioni fluidi la concentrazione media di Pb era di 0.084 μg/g, mentre quella di Cd era al di sotto del limite di rilevamento. Sebbene i valori complessivi fossero inferiori ai livelli di sicurezza di riferimento, il 62% dei campioni di latte aveva livelli di Pb più elevati rispetto a quelli stabiliti da FAO/OMS (2012).

In Canada, Zwierzchowski e Ametaj (2019) hanno analizzato i livelli dei principali macro e microminerali, nonché quelli di Al, As, Cd, Cr e Pb presenti in campioni di latte crudo di vacche provenienti da 26 allevamenti situati nella provincia di Alberta. I risultati sono stati confrontati con i dati riportati in uno studio meta-analitico pubblicato in precedenza dagli stessi autori, relativo ai metalli presenti nel latte crudo di diversi paesi (Zwierzchowski e Ametaj 2018). I livelli medi – espressi come concentrazioni di μg/M – dei cinque metalli pesanti erano i seguenti: Al, 1.28; As, 0.11; Cd, < 0.01; Cr, 4.92 e Pb < 0.01. Le concentrazioni di questi elementi nel latte crudo dell’Alberta erano inferiori alle medie mondiali, ad eccezione di quelle del Cr che erano più elevate (Zwierzchowski e Ametaj 2018). Qui di seguito, abbiamo riassunto i dati disponibili provenienti da studi condotti in Europa.

In Croazia, Pavlovic et al. (2004) hanno determinato le concentrazioni di Pb e Cd in campioni di latte vaccino crudo proveniente da 15 aziende vicino a Križ nella zona di Zagabria, l’area industriale croata più sviluppata. Le concentrazioni massime e minime trovate nelle 15 aziende erano di 57.96 e 19.93 μg/L per il Pb e di 6.44 e 3.03 μg/L per il Cd. Tutti i campioni analizzati mostravano livelli inferiori a 100 e 10 μg/L, rispettivamente per Pb e Cd, quindi entro i limiti stabiliti dalla legislazione croata al momento del prelievo dei campioni. Sempre in Croazia, Bilandžić et al. (2011), hanno misurato i livelli di As, Cd, Cu, Hg e Pb in 175 campioni di latte bovino provenienti da aziende da latte situate in diverse aree rurali del nord e del sud del paese. Per quanto riguardava le regioni settentrionali e meridionali, le concentrazioni medie (μg/L) erano le seguenti: 18.5 e 43.5 per l’As; 1.76 e 3.40 per il Cd; 1.59 e 7.10 per il Hg; e 58.7 e 36.2 per il Pb. Gli autori hanno concluso che si dovrebbe prestare particolare attenzione ai residui tossici di Pb, che sono stati individuati in un certo numero di campioni di latte, nonché in campioni di erba provenienti dai pascoli delle diverse regioni del paese. Durante uno studio condotto successivamente nello stesso laboratorio, Bilandžić et al. (2016) hanno analizzato le concentrazioni di Pb in 249 campioni di latte vaccino, raccolti tra il 2010 e il 2014 in piccoli allevamenti da latte nelle zone rurali appartenenti a sette contee croate. Durante quel periodo, le concentrazioni medie di Pb erano comprese tra 10.8 (2013) e 12.2 (2014) μg/kg, con il livello più alto di Pb (rilevato nel 2014) pari a 131 μg/kg. In Polonia, Pilarczyk et al. (2013) hanno analizzato i livelli di due metalli pesanti tossici (Cd e Pb) e dei principali elementi ed oligoelementi nutrienti (Ca, Mg, P, Cu, Fe, Mn, Se, Zn) nel latte di vacche Simmental e Frisone di un azienda agricola biologica, situata nella parte nord-occidentale della provincia di Lubuskie. Le concentrazioni medie (μg/ml) di Cd e Pb erano di 0.0035 e 0.037 nei campioni di latte delle vacche di razza Simmental e di 0.0040 e 0.041 in quelli delle vacche di razza Frisona. I campioni di latte delle vacche Simmental presentavano concentrazioni significativamente più basse di Pb e Cd, nonché di Cu, ma avevano livelli significativamente più elevati di Fe e Mg e concentrazioni non significativamente maggiori di Ca, Mn e Se. Nell’ambito del progetto LExUKon (Lebensmittelbedingte Exposition von Umweltkontaminanten) del German Federal Institute for Risk Assessment (BfR), è stata valutata l’esposizione umana a Cd e Pb provenienti dal cibo. I latticini (compreso il latte) rientravano tra i gruppi di alimenti analizzati, e il contenuto medio (peso fresco) di Cd e Pb era, rispettivamente, di 3.44 e 18.01 μg/kg (Schwarz et al.2014; Schneider et al.2014).

In Norvegia, Haug et al. (2015) hanno analizzato nei campioni di latte le concentrazioni di Ca, P, K, S, Na, Mg, nonché di 28 oligoelementi, inclusi i tossici As, Cd e Pb. I campioni sono stati raccolti in 15 diverse aree del paese. I livelli medi dei tre elementi tossici erano di 0.88 μg/L (As), 121 ng/ L (Cd) e 1.2 μg/L (Pb). In linea generale, le concentrazioni di elementi nei campioni di latte della Norvegia erano simili a quelle di altri studi condotti anche nei paesi europei fatta eccezione per il Cd e il Pb, che mostravano valori inferiori in Norvegia.

In Navarra (Spagna), Solé-Larrañaga e Navarro Blasco (2009) hanno determinato le concentrazioni di Na, K, P, Ca e Mg, nonché quelle di nove oligoelementi (Fe , Zn, Cu, Mn, Se, Al, Cd, Cr e Pb) presenti in 347 campioni di latte vaccino crudo. I livelli medi di Al, Pb e Cd erano, rispettivamente, di 369, 5.23 e 0.40 μg/L, e quello di Cr era di 4.03 μg/L.

In Galizia (Spagna nord-occidentale), Rey-Crespo et al. (2013) hanno analizzato le concentrazioni di una serie di oligoelementi essenziali (Co, Cr, Cu, Fe, I, Mn, Mo, Ni, Se e Zn), nonché i livelli di As, Cd, Hg e Pb, nei campioni di latte provenienti da aziende biologiche e convenzionali di questa Comunità Autonoma della Spagna. Per quanto riguardava le concentrazioni di metalli tossici, queste erano relativamente basse. I livelli medi (μg/L) di As, Cd, Hg e Pb nei campioni di latte raccolti negli allevamenti biologici erano rispettivamente di: 1.048, 0.135, 1.34 e 0.653. A loro volta, i livelli geometrici medi (μg/L) di questi stessi elementi tossici presenti nei campioni raccolti negli allevamenti convenzionali erano di 0.921, 0.098, 1.37 e 0.516 per As, Cd, Hg e Pb, rispettivamente. La maggior parte dei campioni presentava concentrazioni di Cd (84%) e Pb (57%) al di sotto del rispettivo limite soglia, mentre il resto dei campioni mostrava livelli di elementi tossici inferiori o molto vicini a 1 μg/L. I risultati di tale studio mostravano che nel latte biologico il contenuto di oligoelementi essenziali era significativamente inferiore rispetto a quello del latte convenzionale. Tuttavia, gli autori hanno puntualizzato che i risultati dovrebbero essere considerati preliminari, a causa del basso numero di campioni di latte convenzionale (n = 10) analizzati.

In Slovacchia, Capcarova et al. (2019) hanno determinato le concentrazioni degli oligoelementi Ca, Cu, Fe, K, Mg, Na, Ni e Zn e quelle di Cd, Hg e Pb (come metalli tossici) in campioni di latte con tre diverse provenienze in questo paese. I livelli medi di Cd erano compresi tra 0.27 e 0.42 μg/mL e quelli di Pb tra 2.62 e 3.80 μg/mL, mentre non è stato possibile rilevare il Hg. Gli autori hanno sottolineato che il contributo alla dose settimanale tollerabile provvisoria (PTWI) dovuto all’esposizione a Cd, Pb e Hg nel latte proveniente dai negozi della Slovacchia era molto basso. Recentemente, Pšenková et al. (2020) hanno misurato le concentrazioni di As, Cd, Pb, Hg e Ni e degli elementi essenziali (Ca, Mg, Fe, Se, Cu, Zn) in campioni di mangimi e di latte provenienti da diverse zone della Slovacchia. Per gli elementi tossici, tutti i livelli medi erano inferiori ai rispettivi limiti di quantificazione: As, < 0.030 mg/kg, Hg, < 0.002 mg/kg, Pb e Ni, < 0.10 mg/kg e Cd < 0.0040 mg/kg. Visti i bassi livelli di metalli tossici, si è concluso che il consumo di latte (proveniente da vacche delle zone in esame) per uso diretto, o per la trasformazione in latticini, non poneva rischi per la salute dei consumatori.

Infine, riassumiamo gli studi condotti di recente in Iran. Najarnezhad e Akbarabadi (2013) hanno analizzato le concentrazioni di Pb, Cd e Hg in 1440 campioni di latte crudo di vacca e di pecora provenienti da 18 comuni situati nel nord-est del paese. Nel latte vaccino, i livelli medi di questi elementi erano, per Pb, Cd e Hg di 12.9, 0.3 e 3.1 ng/g, rispettivamente. Questi livelli non superavano le soglie di sicurezza, e gli autori hanno concluso che non dovrebbero comportare alcun serio rischio per la salute dei consumatori. A sua volta, Rahimi (2013) ha misurato le concentrazioni di Pb e Cd in 137 campioni di latte di capra, vacca, pecora e bufala raccolti in diverse regioni dell’Iran. Le concentrazioni medie di Pb e Cd nei 52 campioni di latte vaccino erano rispettivamente di 9.88 (1.84–20.7) e di 0.92 (0.28–3.43) ng/mL. Le concentrazioni di Pb in due serie di campioni raccolti vicino a due grandi città industriali (Isfahan e Ahvaz) erano superiori a quelle riscontrate in altre regioni del’Iran, nonché a quelle riportate per altri paesi. Shahbazi et al. (2016) hanno valutato l’esposizione dell’uomo a tre oligoelementi (Zn, Cu e Se) e a due metalli tossici (Pb e Cd) in seguito al consumo di latte e di altri prodotti lattiero-caseari in cinque regioni industriali iraniane. Sono stati raccolti campioni di latte crudo e di latte pastorizzato. I livelli medi di Pb e di Cd nel latte crudo erano di 14.0 e 1.11 μg/mL, mentre nel latte pastorizzato erano di 9.59 e 1.00 μg/mL. Per entrambi gli elementi, il loro contenuto nei campioni di latte era inferiore ai livelli massimi consentiti. Di recente, Norouzirad et al. (2018) hanno riportato i risultati di uno studio volto a testare l’ipotesi che le concentrazioni di Pb e di Cd potrebbero risultare elevate nell’acqua e nel foraggio provenienti da 14 diverse regioni del sud-ovest dell’Iran (provincia del Khuzestan), dove si trovano allevamenti sia industriali che tradizionali, cosa che potrebbe far aumentare l’inquinamento da Pb e da Cd del latte vaccino proveniente da quelle regioni. Queste aree sono situate vicino alle industrie di estrazione del petrolio. Le concentrazioni medie nel latte e nei foraggi erano di 47.0 e 54.0 μg/kg per il Pb e di 4.7 e 3.5 μg/kg per il Cd, ma questi metalli non sono stati rilevati nell’acqua. Sebbene per il Pb, la maggior parte dei campioni di latte (82.2%) fosse al di sopra del limite consentito (20 μg/kg), l’assunzione di Pb e di Cd da parte di un adulto iraniano medio risulterebbe essere ben al di sotto dei valori di rischio proposti dalle organizzazioni internazionali, anche nello scenario di massima esposizione. Tuttavia, per i neonati ed i bambini piccoli l’esposizione al Pb potrebbe essere più vicina ai livelli di rischio.

In uno studio recente, Feizi et al. (2020) hanno determinato i livelli di Pb, Cd, Cu e Zn in 60 campioni di quattro diverse marche di latte pastorizzato consumati nella città di Gorgan (Iran). Le concentrazioni medie di Pb e Cd erano rispettivamente di 0.02 e 0.023 μg/g. Circa il 67 % dei campioni presentava contenuti di Pb inferiori ai valori limite del Codex, mentre il 70% di tutti i campioni di latte mostrava contenuti di Cd superiori al limite consentito. Ciò ha chiaramente evidenziato l’importanza di monitorare gli inquinanti ambientali nel latte al fine di prevenire i rischi per i consumatori. Infine, in una recente review sistematica e meta-analisi, Abedi et al. (2020) hanno esaminato e discusso gli studi iraniani incentrati sulla determinazione delle concentrazioni di Pb e Cd nel latte vaccino condotti tra il 2008 ed il 2018. Durante quella review, le concentrazioni raggruppate (corrispondenti a 1874 campioni) di Pb e Cd erano di 13.95 e 3.55 μg/mL, rispettivamente, livelli che erano inferiori rispetto alle soglie stabilite da FAO/OMS e dagli standard nazionali. Anche le assunzioni settimanali stimate di entrambi gli elementi attraverso il consumo di latte erano ben al di sotto dei valori di rischio fissati da FAO/OMS (2012). In una review esaustiva dell’argomento principale del presente articolo, Boudebbouz et al. (2021) hanno riportato che l’esposizione al Pb legata al consumo di latte vaccino crudo in tutto il mondo variava tra 0 e 0.123 mg/kg di peso corporeo/giorno, mentre quella di Cd variava tra 0 e 0.024 mg/kg di peso corporeo/giorno. A sua volta, l’assunzione media di Hg legata al consumo di latte vaccino variava tra 0 e 0.0023 mg/kg di peso corporeo/giorno. Tenendo conto delle rispettive assunzioni giornaliere/settimanali/mensili tollerabili di As, Cd, Pb e Hg stabilite dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA 2009a, b, 2010, 2012), i valori riportati da Boudebbouz et al. (2021) implicherebbero percentuali molto diverse dei rispettivi PTDI/PTWI/PTMI di As, Cd, Pb e Hg, che andrebbero dallo 0% fino a percentuali molto elevate di PTDI/PTWI/PTMI in alcuni casi. Secondo questi autori, una maggiore esposizione a Cd e Pb coincideva con specifiche zone dell’India, mentre la maggiore esposizione al Hg è stata rilevata in Pakistan (provincia di Faisalabad).

Un case study: Catalogna, Spagna

Durante il periodo 2000-2002, è stato svolto un lavoro sulla misurazione dei livelli di una serie di contaminanti chimici (inclusi As, Cd, Hg e Pb) in vari gruppi di prodotti alimentari acquistati in Catalogna (Spagna). Il latte vaccino (intero e parzialmente scremato) è stato uno degli alimenti selezionati per quell’indagine. Con i risultati ottenuti, abbiamo stimato l’esposizione umana tramite la dieta ai contaminanti presenti negli alimenti. I dati sono stati analizzati per gruppi d’età e di sesso. Le assunzioni dietetiche più alte di As (223.6 μg/giorno), Cd (15.7 μg/giorno), Hg (21.2 μg/giorno) e Pb (28.4 μg/giorno) si avevano nei maschi adulti. I contributi del latte vaccino – ipotizzando un consumo medio giornaliero di 217 g – a queste assunzioni erano relativamente bassi: 1.30, 0.43, 0.65 e 1.30 μg/giorno, rispettivamente per As, Cd, Hg e Pb (Llobet et al. 2003). Nel periodo tra marzo e giugno 2006, sono stati nuovamente acquisiti (in maniera casuale) campioni di cibo provenienti dai mercati locali, dai grandi supermercati e dai negozi di alimentari di 12 zone della città di Tarragona, e sono state misurate le concentrazioni negli alimenti. Nello specifico, i livelli (μg/g di peso fresco) di As, Cd, Hg e Pb nel latte intero e parzialmente scremato erano, rispettivamente, < 0.100, <0.025, <0.100 e 0.034 μg/g di peso fresco e <0.100, <0.025, <0.100 e 0.094 μg/g di peso fresco (Martí-Cid et al. 2008), con solamente il Pb che contribuiva all’assunzione dietetica totale di metalli tossici. Utilizzando una metodologia simile, nel novembre-dicembre 2008, è stata condotta una terza indagine nel nostro laboratorio. Per le concentrazioni analitiche dei metalli tossici, abbiamo assunto che i valori ND corrispondessero alla metà dei rispettivi LOD (ND = 1/2 LOD). Pertanto, per il latte intero, i livelli di As, Cd, Hg e Pb erano, rispettivamente, di 0.013, 0.004, 0,004 e 0.016 μg/g di peso fresco, mentre per il latte parzialmente scremato erano di 0.013, 0.004, 0.004 e 0.070 μg/g di peso fresco. Con i risultati di questo studio – e quelli dei precedenti – si è concluso che le assunzioni dietetiche di As, Cd, Hg e Pb non dovrebbero comportare ulteriori rischi per la salute dei consumatori della Catalogna, essendo basso (o molto basso) l’apporto da parte del latte sull’assunzione totale di questi quattro elementi tossici (Martorell et al. 2011). Negli ultimi anni nel nostro laboratorio sono state condotte ancora due ulteriori indagini. Nel luglio 2012, i campioni di cibo sono stati nuovamente acquistati nei mercati locali, nei piccoli negozi, nei supermercati e nei negozi di alimentari della grande distribuzione situati nelle 12 città della Catalogna esaminate in precedenza. Oltre ai livelli di As, sono stati analizzati anche i livelli di Cd, Hg e Pb e, in particolare, i livelli di As inorganico (InAs) e di metilmercurio (MeHg). Le concentrazioni medie nei campioni di latte intero e parzialmente scremato erano <0.002 μg/g di peso fresco, per As, InAs, Cd, Hg, MeHg e Pb. Il contributo del latte all’apporto dietetico di As, InAs, Cd, Hg, MeHg e Pb totali in un maschio adulto della Catalogna è stato considerato pari a zero (Perello et al.2014). Nel 2017, 17 anni dopo lo studio di riferimento, abbiamo condotto la nostra ultima campagna incentrata sull’analisi dei livelli degli stessi metalli negli alimenti di largo consumo da parte della popolazione della Catalogna, nonché sulla valutazione dell’andamento dei rischi associati alle loro assunzioni. Il latte è stato nuovamente incluso tra gli alimenti analizzati. È stata determinata anche la speciazione dell’As inorganico (InAs) e del metilmercurio (MeHg). Il campionamento era simile a quello progettato e applicato nei nostri studi precedenti (Martí-Cid et al.2008; Martorell et al.2011; Perello et al.2014). Le concentrazioni medie (μg/g di peso fresco) nel latte di As, InAs, Cd, Hg, MeHg e Pb erano rispettivamente: 0.001, 0.001, 0.002, <0.002, <0,002 e 0.004. Per la popolazione adulta della Catalogna, le assunzioni di As, InAs, Cd, Hg, MeHg e Pb in seguito al consumo di latte intero e parzialmente scremato erano le seguenti: 0.057, 0.053, 0.059, 0.062, 0.0 e 0.055 μg/giorno per il latte intero e 0.078, 0.076, 0.078, 0.080, 0.0 e 0.083 μg/giorno per il latte parzialmente scremato (González et al.2019). I risultati degli studi sopra riportati, condotti a partire dal 2000, mostrano una chiara e continua diminuzione dell’esposizione dell’uomo ad As, Cd, Hg e Pb legata al consumo di alimenti. Questa diminuzione sarebbe associata ad una riduzione delle concentrazioni di questi elementi negli alimenti, ma anche ad alcuni cambiamenti nei modelli alimentari della popolazione che sono avvenuti nel corso di questi anni. Tuttavia, il contributo del consumo di latte all’apporto dietetico totale di questi quattro elementi tossici è molto basso, soprattutto se messo a confronto con quello di altri gruppi di alimenti come il pesce ed i frutti di mare, che contribuiscono in modo molto maggiore. I livelli di As (totale e InAs), Cd e Hg (inorganico e MeHg) sono apparsi sempre molto ridotti ed in alcuni casi addirittura non rilevabili. Il piombo è stato rilevato in tutte le indagini, ma il suo contributo all’assunzione dietetica totale di questi elementi è certamente basso. In sintesi, in Catalogna non vi è alcuna preoccupazione per l’esposizione umana ai metalli tossici in seguito al consumo medio giornaliero di latte.

Conclusioni

Lo scopo di questa review era quello di riassumere gli attuali dati scientifici riguardanti le concentrazioni di As, Cd, Hg e Pb presenti nel latte vaccino in vari paesi del mondo. I dati riguardanti un certo numero di regioni e di paesi sono disponibili nei database. Come previsto, ci sono notevoli differenze nei livelli di As, Cd, Hg e Pb nei campioni di latte vaccino, a seconda dei paesi e delle specifiche zone di campionamento in ciascuna regione/paese. Logicamente, i valori più alti sono stati riscontrati nei campioni raccolti nelle zone con elevato inquinamento ambientale. In ogni caso, in generale, l’esposizione umana agli elementi As, Cd e Hg non dovrebbe comportare rischi significativi per la maggior parte dei consumatori di latte vaccino nel mondo. Il piombo è il metallo che è stato rilevato più frequentemente nella maggior parte degli studi, ma il contributo del latte all’assunzione dietetica totale di questo elemento è solitamente molto basso, se confrontato con quello di altri alimenti. Inoltre, le concentrazioni di Pb nell’ambiente sono significativamente diminuite negli ultimi decenni, poiché il Pb non viene più utilizzato come additivo per i combustibili. Pertanto, la diminuzione delle concentrazioni di Pb negli alimenti sta seguendo una via parallela, che si prevede proseguirà anche nei prossimi anni.

In sintesi, in termini generali, l’esposizione umana ad As, Cd, Hg e Pb (e molto probabilmente ad altri metalli) dovuta al consumo frequente di latte vaccino non dovrebbe comportare alcun rischio significativo per la salute dei consumatori. Tuttavia, è vivamente consigliabile condurre periodiche indagini nazionali per conoscere i livelli di questi elementi tossici, così come quelli di altri inquinanti chimici, al fine di prevenire qualsiasi potenziale rischio per la salute.

 

Articolo tratto dalla Review: Concentrations of toxic elements (As, Cd, Hg and Pb) in cow milk: A review of the recent scientific literature

Jose L. Domingo

Laboratory of Toxicology and Environmental Health, School of Medicine, Universitat Rovira i Virgili, San Llorenç 21, 43201 Reus, Catalonia, Spain.

Corrispondenza autore: joseluis.domingo@urv.cat

International Journal of Dairy Technology

© 2021 Society of Dairy Technology

https://doi.org/10.1111/1471-0307.12764

 

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