Con questo articolo, si presenta il tema trattato da un lavoro scientifico italiano che spiega come sia possibile prevedere già dai 90 giorni di lattazione se la produzione di latte di una vacca a 305 giorni dal parto sarà alta o bassa, per ottimizzare la lunghezza di lattazione e la gestione riproduttiva delle bovine in relazione alla persistenza di lattazione.

Nel tradizionale ciclo annuale di parto dell’allevamento di bovini da latte la durata della lattazione convenzionale è fissata a 305 giorni (DIM), sebbene come noto la durata della lattazione in un allevamento di elevato livello produttivo sia generalmente più lunga e si attesti intorno ai 350 giorni (Steri et al., 2009). Similmente, VanRaden et al. (2006) hanno riferito che più del 55% delle Holstein statunitensi aveva lattazioni superiori a 305 giorni mentre, in uno studio recente, Capper e Cady (2020) hanno trovato che la lunghezza media della lattazione delle Holstein statunitensi era di 357 DIM. E’ stato dimostrato che in Italia, il 42% delle Holstein italiane aveva lattazioni più lunghe della lunghezza convenzionale (Steri et al., 2009). Nel 2018, nei 120 allevamenti italiani a maggiore produzione, la lunghezza media della lattazione era di 378 DIM (ANAFI, 2020). Tuttavia, se si considerano solo le 100 vacche Holstein italiane più produttive, la lunghezza della lattazione è, in media, di 410 DIM (ANAFI, 2020). Infatti, l’elevata produzione porta ad allungare la lattazione ed aumentare l’interparto, con maggiore produzione al picco ma anche maggiore persistenza.

E’ anche vero che l’elevato picco di lattazione è spesso associato ad una minore efficienza riproduttiva che si traduce in un basso pregnancy rate nei primi mesi di lattazione, a problemi legati alla fertilità (Pryce et al., 2004; Walsh et al., 2011), a rischi sanitari come la mastite (Bates e Dohoo, 2016), e spesso viene osservato in associazione con un’elevata produzione di latte nella prima decade di lattazione (talvolta superiore a 30 kg/giorno).

Tuttavia, la maggior parte degli allevamenti sono gestiti con l’obiettivo di avere più gravidanze possibili, cioè gravidanze a bassi DIM e cicli corti di lattazione, per avere più picchi di lattazione senza dare un peso adeguato alla persistenza di lattazione nella produzione annuale delle vacche. In particolare, anche tutti i protocolli di sincronizzazione mirano ad avere elevati pregnancy rate e basso intervallo parto concepimento, sperando in lattazione corte e numerosi picchi.

Una vacca avrà una lattazione allungata se, per motivi diversi, diventa gravida dopo 90 DIM. Nel caso di una vacca ingravidata a 180 DIM, la durata della lattazione dovrebbe essere almeno di 420 giorni (180 giorni di parto concepimento + 285 giorni di gestazione – 45 giorni di asciutta minima) e dovrebbe arrivare alla messa in asciutta con una produzione elevata in modo che la persistenza compensi la maggiore lunghezza di lattazione. Chiaramente se la produzione di latte non è sufficientemente alta alla messa in asciutta, o addirittura l’asciutta si allunga oltre i 60 giorni, allora potrebbero verificarsi perdite di profitto per l’azienda, e questo è il rischio che spinge gli allevatori a cercare i cicli corti di lattazione, in quanto la perdita di gravidanze porta generalmente ad un abbassamento della media di stalla. D’altra parte, molte vacche hanno una lattazione corta ma vengono messe in asciutta a produzioni veramente elevate (con importanti rischi sanitari). Altre vacche hanno una lattazione più lunga della lattazione convenzionale, o lattazione media, e mantengono elevata produzione di latte fino all’asciutta senza perdite economiche.

Il punto critico gestionale dovrebbe spostare il focus della lunghezza di lattazione e dell’intervallo parto concepimento dalla considerazione dei parametri medi di allevamento, allo studio dei parametri riproduttivi di ogni singolo animale. Con una gestione individuale della lunghezza di lattazione, infatti, molte vacche potrebbero essere gestite in maniera conveniente dal punto di vista economico proprio con una lattazione lunga.

Nelle vacche Holstein primipare di alta produzione, Mellado et al. (2016) hanno trovato una produzione media giornaliera di latte di circa 32 kg durante i primi 305 DIM e di 30 kg nei successivi 253 DIM. Simili produzione sono state osservate anche per le vacche pluripare (circa 35 e 32 kg per il primo ed il secondo periodo di lattazione, rispettivamente). Tuttavia, è stata osservata un’elevata variabilità, con animali che producono solo 20 kg di latte o anche 40 kg di latte come media della seconda parte di lattazione. Questo risultato indica che ci sono alcuni animali con una bassa produzione di latte dopo 305 DIM che andrebbero gestiti con lattazioni corte ed ingravidati quanto prima, mentre ce ne sono altri che potrebbero essere ingravidati tardi senza perdere vantaggi economici e riducendo i rischi legati al parto frequente.

Una lattazione lunga potrebbe essere ottenuta ritardando il periodo di attesa volontaria, cioè allungando la data di prima inseminazione, ma ciò richiede una previsione della persistenza delle vacche. Questo potrebbe portare anche il beneficio di ridurre i costi riproduttivi perché all’avanzare dei giorni di lattazione aumenta il conception rate, cioè la capacità di ingravidare le vacche inseminate, e si riducono il numero di inseminazioni per gravidanza (Inchaisri et al., 2010).

Con lo sviluppo dell’allevamento di precisione, i dati sulla produzione giornaliera individuale di latte sono facilmente disponibili in molti allevamenti che hanno robot di mungiture o sale con misurazione di latte individuale (Cabrera et al., 2020); tali dati possono quindi essere utilizzati per prevedere l’andamento della produzione futura. Diversi modelli matematici sono attualmente utilizzati per descrivere ed analizzare la lattazione delle bovine nelle sue diverse parti, come il picco di produzione, il tempo al picco e la persistenza. In particolare, alcuni autori hanno osservato che le informazioni sulla produzione giornaliera di latte disponibili per una vacca a 90 DIM si correlano bene con il latte prodotto dopo 305 DIM. Tali dati potrebbero quindi essere utilizzati per selezionare le vacche più adatte alla lattazione prolungata (Lehmann et al., 2017).

Lo studio di Manca et al., di cui si propone questo riassunto, è stato pubblicato nel 2020 nella rivista Computer and Electronics in Agriculture e mostra un nuovo approccio statistico per stimare precocemente la produzione di latte di una vacca da latte dopo 305 DIM. L’algoritmo sfrutta i dati giornalieri di lattazione registrati fino a 90 DIM ottenuti con dispositivi di misurazione individuale delle produzioni giornaliere e di mungitura automatica. In particolare, utilizzando i dati dei primi 90 DIM, il metodo è riuscito a riconoscere gli animali che avrebbero avuto una lattazione lunga con elevate produzioni oltre i 305 giorni, con un errore del 7% per le primipare e del 12% per le pluripare.

Se un allevatore volesse scegliere nella sua mandria vacche adatte ad avere una lattazione estesa, utilizzando il metodo qui proposto, potrebbe essere automatizzata una procedura di previsione della produzione di latte delle vacche a 305 giorni di lattazione (persistente o non persitente) che sia basata sui dati storici aziendali. La gestione individuale potrebbe consentire di ridurre i costi riproduttivi nelle vacche che hanno elevato numero di inseminazioni (vacche che hanno lattazione lunga ma vengono inseminate tante volte), ridurre il rischio di problemi post-parto negli animali che hanno un elevato livello produttivo ed elevata persistenza, ridurre il numero di animali messi in asciutta a produzioni elevate (>30 kg/d) e diluire i costi ed i rischi del periparto in un maggior numero di giorni di mungitura per gli animali ad elevata marginalità in media lattazione.

 

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato su Computer and Electronics in Agriculture dove è riportata tutta la letteratura citata: Manca, E., A. Cesarani, N. P. P. Macciotta, A. S. Atzori, G. Pulina, and C. Dimauro. 2020. Use of discriminant statistical procedures for an early detection of persistent lactations in dairy cows. Comput. Electron. Agric. 176, 105657. https://doi.org/10.1016/j.compag.2020.105657

 

Autori: 

Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra – Gruppo Editoriale ASPA.