Una varietà di batteri Gram-positivi e Gram-negativi, come anche alghe e funghi (Pyorala 2003) sono associati all’infiammazione delle ghiandole mammarie. Tuttavia, le cause più comuni di mastite sono attribuibili a batteri, quali: Staphylococcus aureus e diverse altre specie di stafilococchi, Streptococcus agalactiae, Streptococcus dysgalactiae, Streptococcus uberis, Trueperella pyogenes ed Escherichia coli. Tali microrganismi penetrano nella mammella attraverso lo sfintere del capezzolo, arrivando alla cisterna e, nei casi più gravi, nel tessuto mammario (Nagahata et al. 2007). Le forme più comuni di mastite sono quelle causate da Staphylococcus aureus e da streptococchi ambientali.
In generale, le mastiti possono essere suddivise in:
- mastiti contagiose: causate da batteri in grado di sopravvivere esclusivamente o prevalentemente nella mammella. La via di trasmissione è il latte della bovina infetta nel quale sono presenti i batteri che determinano l’insorgenza della malattia. I batteri implicati sono: Staphylococcus aureus, Streptococcus agalactiae e Mycoplasma bovis.
- mastiti ambientali: causate da batteri che vivono e si replicano nell’ambiente di stabulazione delle bovine. La malattia compare quando aumenta il numero di batteri nell’ambiente o calano le capacità di difesa della bovina. In alcuni casi l’infezione può essere veicolata anche da insetti (mastite estiva). I principali batteri implicati sono Streptococcus uberis, Streptococcus dysgalactiae, Escherichia coli.
- mastiti da batteri opportunisti: causate da diverse specie di stafilococchi che colonizzano abitualmente la cute del capezzolo. Essi sono generalmente considerati patogeni minori, tuttavia la loro importanza si è ampliata, alla luce del fatto che sono diventati la specie più spesso isolata dal latte bovino in numerose regioni in tutto il mondo e sono considerati patogeni emergenti di mastite (Park et al. 2012). In particolare, solitamente causano mastite subclinica influenzando la qualità del latte e provocando numerose perdite economiche (Suprè et al. 2011).
Di particolare importanza, soprattutto per le mastiti di origine ambientale, risulta essere la gestione e la tipologia delle strutture, la loro condizione igienica e di conseguenza quella delle bovine stesse. L’ambiente che circonda gli animali influenza in modo importante il loro comportamento, la loro esposizione ad agenti patogeni, il loro benessere e le loro produzioni. Per ambiente si intende l’insieme delle condizioni fisiche (temperatura, umidità, ventilazione) che influenzano lo sviluppo dei microrganismi presenti in stalla.
I principali agenti patogeni ambientali solitamente non riescono a vivere a lungo sulla pelle dei capezzoli, ma richiedono per svilupparsi materiale organico, e sono favoriti da alti livelli di umidità e di temperatura. La lettiera, per questi motivi, è la loro sede privilegiata di moltiplicazione.
I materiali comunemente usati, come la paglia e la segatura, contengono di solito pochissimi patogeni prima di essere impiegati come lettiera ma vengono presto colonizzati dai microrganismi contenuti soprattutto nelle deiezioni. La loro moltiplicazione può essere rapidissima, prima ancora che l’allevatore si accorga che la lettiera non è gestita correttamente. Se poi lo stesso materiale è trinciato finemente, si offre una maggiore superficie di utilizzazione da parte dei batteri ed inoltre una maggiore adesione del materiale alla cute della mammella. Il tasso di crescita dei microrganismi ambientali è, come già sottolineato, molto correlato con la temperatura e con l’umidità relativa, per cui una giusta ventilazione della stalla risulta essenziale per un’efficace azione di prevenzione.
Qualunque siano i prodotti utilizzati come lettiera, devono essere stoccati in modo da evitare che si bagnino con le piogge o l’umidità del terreno. L’impiego di disinfettanti o di calce in polvere, ha dimostrato di ottenere un successo pratico nella riduzione della carica batterica solo se aggiunto sulla lettiera due volte al giorno; va sottolineato però che il loro utilizzo deve essere considerato come un ulteriore intervento, e non un sostitutivo, rispetto al mantenimento di una lettiera pulita ed asciutta (Mariani et al. 2004).
Gli insetti sono importanti vettori di molti microrganismi: per questo motivo, oltre che per il disagio che provocano agli animali e all’uomo, è molto importante, soprattutto nei mesi estivi, proteggere la stalla dal loro ingresso, mantenere l’ambiente il più pulito possibile per limitarne la presenza ed intervenire con trattamenti adeguati in caso di forti infestazioni.
L’importanza del livello igienico della stabulazione, dell’ambiente e degli animali non è stata dimostrata solo teoricamente, ma anche per via sperimentale. Infatti, numerosi sono stati i lavori svolti per accertare come questi fattori possano influenzare la carica batterica e quindi l’insorgenza delle mastiti. Per la valutazione della pulizia degli animali viene utilizzato lo schema di hygiene score ideato da un gruppo di ricercatori americani (Schreiner e Ruegg 2002) che prevede l’assegnazione a 3 diverse aree anatomiche (arti, fianchi e mammelle) di un punteggio da 1 a 4, da pulizia ottima ad imbrattamento molto esteso, come mostrato in figura 4.
Figura 4 – Immagine dei 4 punteggi previsti dallo schema di hygiene score (Sandrucci et al., 2010).
Uno studio effettuato nel 2003 da Schreiner e Ruegg si pose come obiettivo infatti di determinare la relazione tra il punteggio di hygiene score delle mammelle e degli arti di bovine in lattazione e la misura della mastite subclinica. La relazione fece riferimento ad un numero elevato di campioni (1250 vacche) facente parte di otto allevamenti commerciali. Il punteggio di hygiene score delle mammelle e degli arti è stato comparato alla carica batterica del campione di latte e mensilmente ai valori di cellule somatiche. Venne dimostrato che la consistenza delle feci, il tipo di lettiera e lo stadio di lattazione possono contribuire nel punteggio dell’hygiene score. La carica batterica fu significativamente più alta negli animali con punteggio delle mammelle e arti tra 3 e 4, rispetto a quelli con punteggi tra 1 e 2.
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Bibliografia
- Pyorala S. (2003) Indicators of inflammation in the diagnosis of mastitis. Vet Res. 34, 565-578.
- Nagahata H., Ito H., Maruta H., Nishikawa Y., Susukino H., Matsuki S., Higuchi H., Okuhira T., Anri A. (2007). Controlling highly prevalent Staphylococcus aureus mastitis from the dairy farm. J of Vet Med Sci. 69, 893–898.
- Park Y., Fox L., Hancock D., McMahan W., Park Y. (2012) Prevalence and antibiotic resistance of mastitis pathogens isolated from dairy herds transitioning to organic management. J Vet Sci. 13, 103-105.
- Supré K., Haesebrouck F., Zadoks R.N., Vaneechoutte M., Piepers S. De Vliegher, S. (2011). Some coagulase-negative Staphylococcus species affect udder health more than others. J Dairy Sci. 94, 2329-2340.
- Mariani G., Nocetti M., Vecchia P. (2004). Le buone pratiche gestionali che aiutano a controllare le mastiti. L’informatore Agrario. 60, 43-48.
- Schreiner D.A., Ruegg P.L. (2002). Effects of tail docking on milk quality and cow cleanliness. J Dairy Sci. 85, 2503–2511.
- Schreiner D.A., Ruegg P.L. (2003). Relationship between udder and leg hygiene scores and subclinical mastitis. J Dairy Sci. 86, 3460.3465.
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