Ismea ha pubblicato un nuovo report AgriMercati dal quale emerge che nel 2021 prosegue la fase di recupero dell’economia mondiale avviatasi dal terzo trimestre del 2020.

Una sintesi della congiuntura agroalimentare

Lo scenario internazionale è comunque molto eterogeneo e riflette le differenze nel progresso delle campagne vaccinali. Il Fondo monetario Internazionale prevede una crescita del PIL mondiale del 6% nel 2021 e del 4,9% nel 2022. Secondo l’OCSE l’economia italiana dovrebbe tornare ai livelli pre-covid entro la prima metà del 2022, dopo una crescita stimata al 5,9% del PIL nel 2021 e del 4,1% nel 2022. Tornando alle dinamiche internazionali, il commercio mondiale nei primi sei mesi del 2021 è aumentato del 13,8%, dopo il calo del 5,4% nel 2020 (cfr. CPB Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis).

Non si arresta la crescita dei listini del petrolio e delle commodity agricole

I prezzi delle materie prime stanno seguendo ormai da mesi una tendenza rialzista. Il prezzo del petrolio (Brent) ha ormai superato i livelli pre-covid, portandosi a circa 73$/barile a giugno 2021, notevolmente al di sopra del livello di giugno 2020 (40$/barile).

Dopo la caduta in concomitanza dell’irruzione della pandemia, anche i listini delle commodity agricole, misurati dall’indice FAO, hanno iniziato ad aumentare progressivamente a partire da giugno 2020. A giugno 2021, l’indice generale, infatti, si trovava il 31% al di sopra rispetto al livello di giugno 2020. A spingere verso l’alto i prezzi sono soprattutto gli oli vegetali, lo zucchero e i cereali. Il calo del raccolto dei principali paesi esportatori hanno fatto salire i prezzi mondiali del grano e dell’orzo; anche le quotazioni del mais sono ai massimi storici per il ruolo sempre più determinante che la Cina sta assumendo sul mercato mondiale, con una domanda in crescita incessante.

Le forti tensioni sui prezzi dei mangimi accanto a una domanda nazionale ed estera poco dinamica stanno mettendo a dura prova la redditività degli allevamenti italiani. Per il 2021, si prospetta una flessione della domanda interna ed estera dei prodotti trasformati, dopo gli acquisti record di pasta nel 2020, che potrebbe limitare lo squilibrio tra offerta di materia prima e domanda industriale.

Export agroalimentare italiano in grande ripresa, sfiora i 25 miliardi di euro nel primo semestre 2021

Dopo un inizio di anno tiepido, marcato da gennaio e febbraio in calo rispetto ai primi mesi del 2020, da marzo 2021 si registrano aumenti a doppia cifra per l’export agroalimentare italiano, con giugno che fa segnare una crescita del 23% su base tendenziale. Chiaramente questo andamento estremamente positivo è dovuto anche al confronto con un periodo di forte calo degli scambi commerciali internazionali verificatosi tra marzo e giugno 2020, a seguito delle restrizioni introdotte a livello globale per contenere la pandemia.

Il consuntivo del primo semestre 2021 sfiora i 25 miliardi di euro, con una crescita del 12,2% su base annua, e questo dato lascia immaginare il raggiungimento entro la fine dell’anno della cifra record di 50 miliardi di euro per l’export agroalimentare made in Italy. Nello stesso periodo le esportazioni nazionali totali di beni e servizi sono cresciute del 24,2% rispetto ai primi sei mesi del 2020, recuperando la forte contrazione che si era registrata a fine 2020 rispetto al 2019 (-9,7%).

Tra i segmenti produttivi di maggior successo all’estero si segnalano vini, formaggi stagionati, mele, caffè e cioccolata.

Il made in Italy agroalimentare recupera quote di mercato negli USA e continua a espandersi in Cina

Cresce l’export agroalimentare di tutte le principali destinazioni, ad eccezione del Regno Unito dove a causa della Brexit, con l’appesantimento dei carichi amministrativi, cala del 5%. Continua il recupero dell’export negli USA (+14%), che diventa la seconda destinazione dopo la Germania (+8%) e prima della Francia (+8%); in particolare, questa ripresa delle spedizioni verso gli Stati Uniti è stata favorita dall’entrata in vigore l’11 marzo 2021 dell’accordo tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente USA Joe Biden sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing, che ha eliminato i dazi aggiuntivi del 25% alle esportazioni in USA di prodotti provenienti dall’UE1. Continuano a crescere anche le esportazioni verso la Cina che nei primi cinque mesi del 2021 aumentano di circa il 60% rispetto allo stesso periodo del 2020.

Anche le importazioni agroalimentari aumentano nei primi sei mesi 2021, attestandosi al +7,6% rispetto al primo semestre 2020; nel dettaglio, dopo una crescita del 18% ad aprile e del 23% a maggio, a giugno si registra ancora una crescita a due cifre su base annua (+18%). Pomodori, vini e olio d’oliva sono le produzioni che hanno maggiormente contribuito a questi segni positivi. Le dinamiche dei flussi hanno comunque confermato il segno positivo del saldo della bilancia commerciale agroalimentare nel primo semestre del 2021, che raggiunge il valore di 1,8 miliardi di euro.

L’inversione di tendenza dell’import indica una ripresa dell’attività industriale e degli ordinativi dall’estero, data la vocazione trasformatrice del settore nazionale. E infatti, l’indice della produzione industriale del settore alimentare è aumentato del 5,5% su base annua nei primi sei mesi del 2021.

La situazione ha dato una spinta anche al sentiment degli operatori, come suggerito dall’indice di clima di fiducia elaborato dall’Ismea che nel secondo trimestre si è attestato a 22,7 punti, in notevole miglioramento sia su base congiunturale che tendenziale. Il progresso è il frutto di un miglioramento delle opinioni degli industriali su tutti i fronti: ordini, attese di produzione e scorte, che sono notevolmente diminuite grazie soprattutto alla spinta dell’export.

Più fiduciosi anche gli agricoltori, l’indice elaborato dall’Ismea migliora sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto allo stesso dell’anno precedente, attestandosi a -0,1 punti. Gli intervistati sono molto ottimisti riguardo alle prospettive a 2-3 anni, meno sulla situazione corrente, sebbene anche su questo aspetto i pareri risultino in notevole miglioramento rispetto ai trimestri precedenti. In effetti anche il valore aggiunto agricolo, dopo il -6% del 2020, è aumentato su base annua dell’1,4% nel primo e del 3% nel secondo trimestre 2021.

Chiaramente, nelle dinamiche del settore primario intervengono in maniera diretta anche altre variabili oltre al Covid, come ad esempio l’andamento meteo e la presenza di fitopatie che possono compromettere i raccolti, o ancora le tensioni dei prezzi internazionali di alcune materie prime che possono far lievitare i costi dei fattori di produzione.

A maggior ragione, quindi, nel settore agricolo quel che emerge è ancora uno scenario molto diversificato anche da settore a settore. La contrazione del raccolto è unicamente determinata dalle anomalie di un meteo sempre più protagonista, che con le gelate primaverili ha intaccato anche la campagna della frutta estiva (pesche e nettarine in particolare), sia in termini di volumi produttivi, ma anche di qualità, visto che i prezzi non sono stati soddisfacenti per gli agricoltori.

A queste difficoltà si aggiungono poi gli aumenti dei costi di produzione, in particolare dei prodotti energetici, che assottigliano ancora di più i margini per i coltivatori. Come anticipato, i rincari record di alcune materie prime stanno inoltre acuendo i problemi di scarsa redditività degli allevamenti.

Infine, il monitoraggio dei consumi domestici di prodotti agroalimentari indica che nei primi sei mesi del 2021 il valore degli acquisti è rimasto allineato a quello dello stesso periodo del 2020. Si tratta sempre di una spesa del 10% superiore ai livelli pre-pandemici (gennaio-giugno 2019), ma ci sono dei segnali che indicano un ritorno verso la normalità. In primis, gli ortaggi di IV gamma tornano nel carrello della spesa degli italiani, dopo l’assenza nel corso del 2020, quando il maggior tempo trascorso in casa e la maggiore attenzione alla spesa di una fetta rilevante di popolazione, ma anche la minore necessità di preparare rapidamente un pasto leggero da portare in ufficio, hanno favorito le preparazioni casalinghe, più economiche rispetto ai piatti pronti e con servizio aggiunto.

Inoltre, la stabilità della spesa agroalimentare delle famiglie italiane nel primo semestre del 2021 è il risultato di una dinamica positiva della spesa destinata a bevande, vino e prodotti ittici, mentre tutti gli altri segmenti (derivati dei cereali, ortofrutta, carne e salumi, uova e oli) hanno subito una contrazione della spesa, dopo le crescite record del 2020.

Queste dinamiche sono influenzate anche dalla ripartenza della ristorazione, che tuttavia resta ancora lontana dai livelli pre-Covid. L’azzeramento e il forte rallentamento degli affari della ristorazione si era tradotto, infatti, in una perdita del fatturato di quasi il 40% nel 2020, cui è seguita una crescita parziale nel 2021 (+6,6% su base annua nel periodo gennaio-giugno).

 

Scarica il report completo di grafici.

Per conoscere anche la situazione passata leggi anche: Ismea, AgriMercati: la congiuntura agroalimentare del primo trimestre 2021, le anticipazioni e le prospettive.

 

Fonte: Ismea