Anche l’edizione 2021 della Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona è passata, e anche questa volta tanti sono i messaggi che questo evento ha dato, almeno a chi ha la voglia e l’umiltà di ascoltarli. Messaggi che possono essere sia positivi che negativi.

Il tempo di una fiera è sempre troppo breve, ma gli scambi di battute di chi è presente e le impressioni che si ricevono guardandosi intorno sono sufficienti per capire ciò che si è fatto bene e ciò che si è fatto meno bene, non solo in fiera ma nelle proprie attività. Sicuramente quest’anno il format utilizzato, ossia la coesistenza di interessanti convegni, workshop e focus group di Ruminantia, l’asta, la mostra e la presenza degli espositori, è stato un mix di vecchio e di nuovo che può aiutare a capire cosa realmente si aspetta di trovare chi ha bisogno di fiere.

Secondo il mio parere il format di questi eventi si deve adattare al continuo e incessante cambiamento che avviene nella gente. Per fare un esempio, una volta si andava con piacere ad ascoltare un esperto che parlava ad un convegno e si cercava di vincere la timidezza di fare una domanda ma solo se c’era tempo a disposizione. Oggi i social, e più in generale internet, hanno concesso a tutti di esprimere liberamente la propria opinione, relegando “la domanda” solo a circostanze straordinarie. Altro esempio per dimostrare il nuovo che avanza, è il fatto che se prima il compito dell’allevatore era solo quello di produrre un latte “sano, leale e mercantile” che gli assicurasse un giusto tornaconto, ora gli allevamenti e l’agricoltura sono sotto un’attenta e dettagliata osservazione da parte di un opinione pubblica diffidente, se non addirittura ostile. E’ bene non dimenticare che la ragione principale di ciò sono stati i circus della comunicazione e del marketing che ostinatamente hanno voluto narrare alla gente la rappresentazione di un modo di allevare e coltivare la terra completamente travisato e lontano dalla realtà.

Una riflessione si può anche fare sugli espositori che decidono o meno di essere presenti in fiera con il loro stand, il proprio personale e le proprie proposte.

In fiera a Cremona quest’anno di espositori ce n’erano meno che in passato, aspetto che ho notato anche a CIBUS 2021, la fiera dell’agroalimentare più importante d’Italia. Certo è che un tempo si andava in fiera per trovare nuovi venditori, concludere affari, e dimostrare con le dimensioni, le hostess e la bellezza di avere lo stand più avvenente. Poi ha prevalso l’atteggiamento un pò snobista di non esserci perchè “tanto mi conoscono tutti“, oppure quello che “tanto in Fiera non si concludono affari per cui è inutile andarci“.  Quest’anno a Cremona ho parlato con chi era presente e con chi era ufficialmente assente, percependo che forse sarebbe un bene per l’industria fare un brainstorming in cui parlare di come si deve comunicare al nuovo che sta prepotentemente e rapidamente avanzando tra gli allevatori.

Che dire poi della presenza degli animali e della competizione morfologica? Eventi indubbiamente carichi di fascino e potenza emotiva ma pericolosi perché fraintendibili da parte delle associazioni animaliste ideologiche e dalla gente comune che vive negli ambienti cittadini.

Cosa dire quindi in conclusione della fiera di Cremona di quest’anno?

Noi di Ruminantia ci siamo arricchiti di spunti e idee nuove che proporremo ai nostri lettori e ai nostri partner per l’anno che verrà. Non ci saremmo mai sognati, per nessuna ragione al mondo, di non esserci e di non partecipare a questa fiera, che non è forse la più bella e frequentata del mondo ma è sicuramente il laboratorio d’idee per chi ama il nuovo e ha l’ambizione di mettere in discussione comunque e a prescindere da ogni certezza. Sapendo ciò siamo andati fiera a Cremona con lo slogan intorno al quale abbiamo costruito tutti i nostri eventi: Il mio allevamento è differente… voglio partecipare al cambiamento. Noi di Ruminantia potremmo orgogliosamente sostituire la parola “allevatore” con “rivista”. Personalmente ho l’abitudine di visitare anche le altre tante fiere che si tengono in Italia per percepire le declinazioni regionali dell’essere tutti attori della più bella filiera dell’agroalimentare italiano che è quella del latte, e come Ruminantia accettare l’invito ad essere ufficialmente presenti qualora ci venga rivolto.