Effetto del latte e di altri latticini sul rischio di fragilità, sarcopenia e sul declino della performance cognitiva negli anziani: una review sistematica.
Un notevole quantitativo di prove indica che l’alimentazione è un fattore chiave in grado di influenzare la longevità e la comparsa di malattie legate all’età. Negli ultimi anni, la fragilità è emersa come un’interessante conseguenza dell’invecchiamento avanzato che coinvolge molteplici sistemi fisiologici, sia muscolo-scheletrici che cognitivi. La fragilità è presente nel 10% circa delle persone con età superiore ai 65 anni (1). Vari autori hanno descritto la fragilità come uno stato caratterizzato dalla perdita della capacità di riserva associata ad un aumento del rischio di esiti negativi per la salute, tra cui fratture, ospedalizzazione, disabilità e morte (2). I soggetti anziani fragili hanno un rischio maggiore di sviluppare un declino fisico e cognitivo (3). Sarcopenia è il termine utilizzato per fare riferimento alla perdita della massa e della funzione del muscolo scheletrico. Questo concetto si sovrappone alla fragilità fisica. L’idea attuale è che la sarcopenia sia una delle principali cause di fragilità, ma non tutti i soggetti sarcopenici sono necessariamente fragili. La fragilità fisica intesa come spossatezza, diminuzione del livello di attività fisica, rallentamento, perdita di peso e riduzione della forza della presa, è correlata al declino cognitivo e all’incidenza del deficit cognitivo lieve (3, 4). Il significato generale del termine “fragilità” è considerevolmente più ampio e comprende altri domini, come le performance cognitive. Il concetto di declino cognitivo varia dal declino minimo associato al normale invecchiamento, al lieve deficit cognitivo, fino alla demenza grave come stadio finale del deterioramento delle capacità cognitive. L’eziologia di queste condizioni non è ben nota, ma esistono interventi che possono rallentarne l’insorgenza. Una potenziale tipologia di terapia potrebbe includere l’alimentazione. L‘alimentazione è stata associata alla sindrome da fragilità in studi trasversali e prospettici (5). Le associazioni tra l’assunzione di prodotti lattiero-caseari e le malattie croniche, la fragilità e il declino cognitivo e fisico sono state oggetto di indagine e le conclusioni rimangono contraddittorie (6-8). Inoltre, nei paesi sviluppati le opinioni degli individui seguono il trend di ridurre il consumo di prodotti lattiero-caseari. È stata descritta la possibilità di ridurre la probabilità di comparsa della fragilità e del declino fisico e cognitivo modificando la salute cardiometabolica. La composizione dei latticini (proteine, minerali e vitamine) può, in combinazione o singolarmente, diminuire la pressione sanguigna (9) e il rischio di diabete mellito di tipo 2 (10). Pertanto, è necessario capire se il consumo di latticini potrebbe essere un fattore di rischio modificabile e se potrebbe persino esercitare un effetto protettivo contro la fragilità e il deterioramento fisico e cognitivo. La prima review sistematica che ha valutato l’associazione tra consumo di latte e disturbi cognitivi ha evidenziato l’esistenza di un’associazione inversa tra i due. È stato pubblicato da Wu e Sun (11) nel 2016 e ha mostrato una notevole eterogeneità associata a diverse categorie ed unità di consumo di latte. Alcuni degli studi includevano correzioni solo per le variabili sociodemografiche. Nel 2015, Lana et al. (12) hanno pubblicato il primo studio prospettico per esaminare l’associazione tra il consumo di prodotti lattiero-caseari e il rischio di fragilità negli anziani residenti all’interno della collettività. Alcuni studi precedenti hanno trovato un’associazione inversa con la disabilità funzionale negli uomini più anziani (13) o con una migliore performance fisica (14), ma il design trasversale non valutava la fragilità. Gli effetti dell’aggiunta di cibi ricchi di proteine alla dieta abituale sulla massa magra, sulla massa muscolare e sulla forza non erano stati studiati in soggetti anziani non sarcopenici prima della ricerca di Alemán-Mateo et al. (15) segnalata nel 2014.
Lo scopo di questo studio era quello di indagare l’efficacia del consumo di prodotti lattiero-caseari nel prevenire la fragilità, la sarcopenia e il declino cognitivo nella popolazione anziana, includendo una review degli studi prospettici pubblicati più di recente (con un migliore controllo dei fattori di confondimento residui) e degli studi d’intervento che affrontano i disturbi cognitivi, la sarcopenia e la fragilità. Una ricerca sistematica delle pubblicazioni in banche dati elettroniche [MEDLINE via PubMed, Embase, Scopus, il Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) e il Cochrane Database of Systematic Reviews] dal 2009 al 2018 ha individuato studi osservazionali e d’intervento in inglese e spagnolo che testavano la relazione esistente tra il consumo di latticini e il declino cognitivo, la sarcopenia e la fragilità nelle persone anziane che risiedono nella collettività. Abbiamo valutato i partecipanti, la tipologia di esposizione o di intervento, i risultati e la qualità delle prove. Abbiamo esaminato un totale di 661 record ed incluso 6 studi (5 studi osservazionali prospettici di coorte e 1 studio randomizzato controllato). Per quanto riguarda il deterioramento cognitivo, la relazione non può essere stabilita definitivamente. Il consumo di latte durante la mezza età può essere associato negativamente alla performance della memoria verbale. Nelle donne anziane, un elevato consumo di dolci a base di latticini e di gelati è stato associato al declino cognitivo. Invece, 1 studio ha dimostrato una significativa correlazione inversa tra il consumo di latticini e lo sviluppo della malattia di Alzheimer nei soggetti giapponesi più anziani. Il consumo di latticini da parte delle persone anziane può diminuire il rischio di fragilità, soprattutto in caso di elevato consumo di latte magro e yogurt, e può anche ridurre il rischio di sarcopenia migliorando la massa muscolare scheletrica grazie all’aggiunta di proteine del latte ricche di nutrienti (ricotta) alla dieta abituale. Nonostante la scarsità di prove sull’argomento, la nostra review sistematica mostra l’esistenza di alcuni effetti positivi derivanti dal consumo di latticini sulla fragilità e sulla sarcopenia, mentre gli studi sul declino cognitivo presentano risultati contraddittori.
La relazione tra consumo di latticini e declino cognitivo è complessa e probabilmente dipende dalla tipologia di latticino e dalla quantità ingerita. Gli studi sul declino cognitivo hanno prodotto risultati contraddittori. È stato osservato che nelle donne l’aumento del consumo di dolci a base di latticini e di gelati è associato al declino cognitivo e che l’elevato consumo di latte nei soggetti di mezza età è associato negativamente a domini cognitivi come la memoria verbale (dopo correzione per l’ingestione di grassi saturi). Un aumento del tasso di declino cognitivo nell’arco di un periodo di 20 anni era probabile dopo un aumento del consumo di latte durante la mezza età, sebbene la risposta fosse graduale tra le categorie di consumo di latte. L’associazione tra latte scremato, latte magro e tutti i latticini con il cambiamento della funzione cognitiva era simile a quella con il consumo totale di latte. È stata rilevata una significativa correlazione inversa tra il consumo di latticini e lo sviluppo di AD, ma sembrava essere limitata alla popolazione asiatica.
La variabilità della metodica e la difficoltà nel valutare la funzione cognitiva complessiva impediscono di trarre conclusioni sull’assunzione ottimale di latticini per la popolazione anziana. In futuro saranno necessari studi di intervento a lungo termine, con una valutazione dettagliata e ripetuta del consumo di latticini, del contenuto di grassi e dei domini cognitivi durante il periodo di follow-up. L’attenzione alla composizione complessiva della dieta sembrerebbe essere un approccio più utile per la prevenzione e la gestione del rischio di AD. L’aggiunta di proteine del latte ricche di nutrienti può migliorare le performance fisiche e attenuare la perdita di forza muscolare, aiutando così a prevenire la sindrome da sarcopenia nella popolazione anziana. Questa review sistematica ha evidenziato che le prove in nostro possesso sono limitate, ma anche che esistono alcuni effetti positivi del consumo di latticini sulla fragilità, specialmente con un elevato consumo di latte magro e yogurt.
Il presente articolo è una sinossi della ricerca: Cuesta-Triana, F., Verdejo-Bravo, C., Fernández-Pérez, C., & Martín-Sánchez, F. J. (2019). Effect of milk and other dairy products on the risk of frailty, sarcopenia, and cognitive performance decline in the elderly: a systematic review. Advances in Nutrition, 10(suppl_2), S105-S119.
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