La situazione in Ucraina ha violentemente accentuato la stretta di quella morsa in cui già da tempo ormai si trovava il comparto zootecnico, costretto a sostenere sempre maggiori costi di produzione a fronte di rincari occorsi per materie prime ed energia.

La giornata di ieri, 8 marzo 2022, ha segnato un’impennata probabilmente storica dei prezzi delle principali materie prime ad uso zootecnico riportati sulla Borsa Merci di Milano, il che ci ha fortemente preoccupato nonché spinto a chiedere un parere ad un esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali, il dr. Boggini, di Officina Commerciale Commodities, società che fornisce assistenza professionale per la soluzione di problematiche mercantili, logistica qualitativa, assicurativa-legale. A lui abbiamo rivolto tre domande estremamente pratiche per inquadrare il contesto in cui ci troviamo e provare a dare una risposta concreta su come affrontarlo nell’immediato.

  • Tutti siamo consapevoli dell’attuale tensione sui prezzi delle materie prime per l’alimentazione animale, situazione sicuramente aggravata dal recente conflitto in Ucraina. Ci sono novità o prospettive nell’ambito dei prezzi delle materie prime?

Innanzitutto, non tutti sono consapevoli delle tensioni; e asserisco questo con rammarico quando penso ad alcuni miei clienti che sono schiacciati dai Diktat contrattuali della GDO o di alcuni grandi marchi, insensibili alle grida di dolore che si alzano da alcuni comparti primari della filiera zootecnica ma anche da comparti industriali costretti a macinare cereali e vendere i derivati a sottocosto, compresi di controlli qualitativi ed imballi e servizi. Altri grandi inconsapevoli per ora sono le Istituzioni, che non si capacitano di quanto succede frutto di un trentennio di miopia nel campo dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare. Siamo, infatti, un paese senza scorte strategiche, senza importatori nazionali di peso e solo nelle mani delle multinazionali; abbiamo dimenticato e demolito i punti di stoccaggio diffusi e adesso ci rendiamo conto di “avere fame”.

  • La guerra in corso e l’embargo occidentale stanno generando grande preoccupazione nel reperimento delle materie prime negli allevamenti, influenzato in parte anche dalle proteste dei trasportatori per il caro carburante.  Il rischio di mancata disponibilità delle materie prime è reale?

Purtroppo è reale. Abbiamo scorte troppo basse e al Sud già sono in maggior difficoltà che non al Nord, ma anche qui la situazione va peggiorando. Credo che con nessun cereale arriveremo a congiuntura dei nuovi raccolti, e questo non vuol dire che mancheranno solo i cereali o semi proteoleaginosi, ma anche diversi sottoprodotti dell’industria agroalimentare. E questo creerà ancora più tensioni nel comparto zootecnico e non solo.

  • Esistono materie prime, anche inusuali, che si potrebbero prendere in considerazione per l’alimentazione dei ruminanti?

Esistono, ma occorre che chi fa i piani di razionamento o le formulazioni smetta il “Camice Bianco” e pensi maggiormente alla sopravvivenza del proprio cliente. In questo momento, prodotti come le bucce di farro, trebbie di luppolo, trebbie umide di malto, di birra, pula e farinacci di riso, cruscami vari di grano tenero e duro, bucce di cacao, sottoprodotti vari non vanno disdegnati, così come vanno rivalutati al massimo foraggi aziendali e non. E’ il momento della concretezza e dell’adattamento, anche a discapito di produzioni mal pagate.

Ed è questo il punto saliente: molti industriali non si stanno rendendo conto che stanno assassinando il settore primario sotto di loro.