Impressioni sulla “carne coltivata” dei consumatori francesi a seconda della loro dieta.

Da quando, nel 2013, è stata prodotta per la prima volta la carne in vitro, numerose startup si stanno dedicando a questa sperimentazione, che rappresenterebbe un’alternativa alla produzione di carne convenzionale. Essendo un prodotto poco conosciuto al grande pubblico, i ricercatori stessi hanno voluto condurre un sondaggio sia online a livello internazionale che intervistando direttamente 118 persone che seguono tipologie differenti di dieta. Le risposte di questi ultimi hanno evidenziato che:

  • I consumatori regolari di carne sono più favorevoli alla “carne coltivata” rispetto ai vegetariani e ai vegani
  • La metà degli intervistati pensa che questo prodotto avrà effetti indesiderati sulla salute
  • Il 29% circa degli intervistati non crede che questo prodotto possa essere di buona qualità
  • Il 22% circa degli intervistati dichiara di non avere intenzione di acquistare questo prodotto
  • La maggior parte dei flexitariani è contraria all’utilizzo del termine “carne” per questo nuovo prodotto.

Dalla metà del XX secolo, per soddisfare il fabbisogno alimentare di una popolazione mondiale in crescita, la produzione agricola è diventata molto più intensiva. Oggi l’agricoltura intensiva (e in particolare l’allevamento con stabulazione al chiuso) viene ampiamente messa in discussione, in particolare per ragioni etiche e ambientali. In effetti, sono state espresse molte controversie riguardanti il suo impatto ambientale e le sue conseguenze sulla salute umana e sul benessere degli animali. Secondo le stime della FAO, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 9 miliardi di persone entro il 2050. L’aumento del fabbisogno alimentare, stimato in un +70%, accentuerà i problemi legati alle risorse e alla disponibilità di terreno (Chriki e Hocquette 2020). Con la diminuzione della quantità di terreni assegnata all’agricoltura, la questione sul come utilizzarli per nutrire il bestiame oggi viene diffusamente sollevata (Peyraud, 2020). È in questo contesto che nel 2013 Mark Post, un ricercatore olandese, ha prodotto il primo hamburger di carne in vitro della storia (Post 2014). In linea di principio, il prodotto è semplice: le cellule vengono prelevate da un animale vivo e coltivate in laboratorio in un terreno di coltura appropriato e controllato. Questo nuovo prodotto viene anche chiamato “carne coltivata”, “carne da laboratorio” o “carne in vitro” dalla comunità scientifica (Chriki et al. 2020). Negli ultimi anni, un gran numero di startup ha lavorato a questo nuovo prodotto (Guan et al. 2021). Presentata dai suoi promotori come la soluzione alle attuali problematiche del settore dell’allevamento, la coltura di cellule muscolari per scopi alimentari sembrerebbe essere la chiave per nutrire gli esseri umani in modo rispettoso per l’ambiente (Bhat e Fayaz 2011). Questo nuovo prodotto potrebbe anche soddisfare gli attivisti che si battono per i diritti degli animali che lo vedono come una soluzione per porre fine all’allevamento e quindi alla macellazione degli animali (Bhat e Fayaz 2011).

Anche se sempre più pubblicizzato dai media, questo nuovo prodotto è ancora poco conosciuto dal grande pubblico. Rimangono dubbi sulla fattibilità su scala industriale, sulla qualità sanitaria e alimentare dei prodotti e sulla loro accettabilità. Il presente lavoro fa seguito ad un ampio sondaggio online internazionale condotto dagli stessi ricercatori, il cui scopo era quello di comprendere le impressioni dei consumatori nei confronti di questo prodotto. Questa indagine è stata tradotta in diverse lingue e recentemente sono stati pubblicati i primi risultati ottenuti sulle popolazioni cinese (Liu et al. 2021), brasiliana (Chriki et al. 2021) e francese (Hocquette et al. 2022).

L’obiettivo del presente lavoro, svolto in collaborazione con INRAE, ISARA e Bordeaux Sciences Agro, è quello di analizzare la percezione che hanno i consumatori francesi della carne coltivata, concentrandosi in particolare sulle risposte degli intervistati sulla base delle loro diete. Il sondaggio online internazionale è stato condotto su 5.418 consumatori in Francia, volto a comprendere le impressioni dei consumatori sulla coltivazione delle cellule muscolari a scopo alimentare. Successivamente al fine di chiarire e completare i dati raccolti nella precedente indagine condotta sul web, 118 persone con diete diverse (consumatori di carne regolari, flexitariani, vegetariani e vegani) sono state intervistate individualmente (con interviste frontali o, quando necessario, telefonicamente), così da consentire un approfondimento dei risultati ottenuti in precedenza e di analizzare più da vicino i sentimenti dei consumatori nei confronti di questo prodotto. I consumatori abituali di carne sono più favorevoli a questo prodotto rispetto ai vegetariani e ai vegani, le cui convinzioni impediscono loro di assaggiare la “carne” artificiale. Il consumo di questo nuovo prodotto sarebbe percepito da quest’ultimi come un passo indietro.

Delle 118 persone intervistate, la metà pensa che questo prodotto possa avere un impatto negativo sul settore zootecnico, il 41% teme effetti indesiderati sulla salute e il 29% non crede nella sua qualità. Tuttavia, la carne coltivata suscita curiosità tra gli intervistati e la maggior parte di essi (80%) vorrebbe comunque provarla. Sebbene il prezzo di vendita sia discutibile, il 22% degli intervistati ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di acquistarlo. Per il 72% dei soggetti che avrebbero voluto acquistare questo prodotto, i prezzi avrebbero dovuto essere inferiori o uguali a quelli della carne convenzionale. Nonostante le incertezze riguardanti il suo sviluppo futuro, la maggior parte degli intervistati appariva ottimista. L’80% di essi ritiene che si diffonderà più o meno rapidamente, che gli piaccia o no, soprattutto perché la mentalità dei francesi sta cambiando, nonostante la realizzazione di questo prodotto sembri difficile sotto alcuni aspetti. È più probabile che i vegani rimangano neutrali rispetto agli altri consumatori. Non c’è consenso sul termine “carne” per questo nuovo alimento, con il 25% degli intervistati che si trovano d’accordo sul termine “carne coltivata” in particolare (14%). La maggioranza dei flexitariani (55%) è contraria all’utilizzo del termine “carne” per questo nuovo prodotto, mentre questo termine sembrerebbe essere idoneo per il 91% dei vegani e per l’82% dei vegetariani. La questione semantica è importante e il nome di questo nuovo prodotto non deve trarre in inganno il consumatore.

Tratto da: “Perception of cultured “meat” by French consumers according to their diet”

Cannelle Gousseta1, Emilie Gregorioa1, Bérangère Maraisa1, Auriane Rusalena1, Sghaier Chrikib, Jean-François Hocquette*c, Marie-Pierre Ellies-Ourya,c

a – Bordeaux Sciences Agro, CS 40201, 33175 Gradignan, France

b – Isara – Agro School for Life, 23 rue Jean Baldassini, CEDEX 07, 69364 Lyon, France

c – Université Clermont Auvergne, Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’Alimentation et l’Environnement (INRAE), VetAgro Sup, UMR1213, Recherches sur les Herbivores, Theix, 63122 Saint-Genès Champanelle

DOI: https://doi.org/10.1016/j.livsci.2022.104909 

Reference: LIVSCI 104909