Il 25 marzo u.s. per dare avvio alla misura PNRR “Parco Agrisolare” è stato firmato il decreto da 1,5 miliardi (clicca qui per visualizzare la news) il cui testo completo sarà presto reso noto attraverso il canale istituzionale della Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo sul sito del Mipaaf è stata divulgata una scheda illustrativa che riporta gli elementi essenziali del Decreto, e le cui informazioni potranno essere integrate a seguito del confronto con la Commissione europea in materia di aiuti di stato e saranno dettagliate dal Bando che sarà emanato nei prossimi mesi. In particolare in questo documento si riportano le seguenti informazioni:

Descrizione della misura:

Sostegno agli investimenti nelle strutture produttive del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, al fine di installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori, rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruire nuovi tetti isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento”. 

Cosa si finanzia:

  1. Intervento principale e obbligatorio: acquisto e posa in opera di pannelli fotovoltaici, sui tetti di fabbricati suddetti, con potenzadi picco non inferiore a 6 kWp e non superiore a 500 kWp. Per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare. La vendita di energia elettrica è consentita nella rete purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale. Per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare. La vendita di energia elettrica è consentita nella rete purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale.
  2. Interventi facoltativi di riqualificazione ai fini del miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture: rimozione e smaltimento dell’amianto (o, se del caso, dell’eternit) dai tetti, in conformità alla normativa nazionale di settore vigente: tale procedura deve essere svolta unicamente da ditte specializzate, iscritte nell’apposito registro; realizzazione dell’isolamento termico dei tetti: la relazione tecnica del professionista abilitato dovrà descrivere e giustificare la scelta del grado di coibentazione previsto in ragione delle specifiche destinazioni produttive del fabbricato, anche al fine di migliorare il benessere animale; realizzazione di un sistema di aerazione connesso alla sostituzione del tetto (intercapedine d’aria): la relazione del professionista dovrà dare conto delle modalità di aereazione previste in ragione della destinazione produttiva del fabbricato; a ogni modo, il sistema di areazione dovrà essere realizzato mediante tetto ventilato e camini di evacuazione dell’aria, anche al fine di migliorare il benessere animale.

Chi può partecipare:

Imprenditori agricoli, in forma individuale o societaria;

Imprese agroindustriali, in possesso di codice ATECO (i codici ATECO ammissibili saranno precisati nel Bando);

– Indipendentemente dai propri associati, le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’articolo 2135 del cc e le cooperative o loro consorzi di cui all’art. 1, comma 2 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.

Sono esclusi i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità IVA, aventi un volume di affari annuo inferiore ad € 7.000,00.

Spese ammissibili:

Gli interventi ammissibili all’agevolazione, da realizzare sui tetti di fabbricati strumentali all’attività agricola, zootecnica e agroindustriale, devono prevedere l’installazione di impianti fotovoltaici, con potenza di picco non inferiore a 6 kWp e non superiore a 500 kWp. Unitamente a tale attività, possono essere eseguiti uno o più  interventi di riqualificazione ai fini del miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture.

La spesa massima ammissibile per singolo progetto è pari a euro 750.000,00 (euro settecentocinquantamila/00), nel limite massimo di euro 1.000.000 (un milione) per singolo soggetto beneficiario.

E’ possibile scaricare la scheda informativa completa cliccando qui.

A seguito della divulgazione di queste prime informazioni, la nostra redazione è stata contattata da alcuni lettori che hanno voluto esprimere le loro perplessità ed opinioni in merito ad alcune decisioni prese attraverso il Decreto 25 marzo 2022. Tra le mail ricevute, quella a firma di Nicola Daina, giovane imprenditore agricolo, riportava interamente una lettera da lui direttamente inviata al Ministro con richiesta di divulgazione. Al fine di dar voce ai nostri interlocutori nell’ottica che ci contraddistingue di “libero confronto di idee” riportiamo di seguito il testo integrale:

Signor Ministro,

Sono Nicola Daina, un giovane imprenditore agricolo, Le scrivo, anche per conto di decine di colleghi, per comunicarLe il nostro disappunto circa il contenuto del Decreto emanato sulla Misura del PNRR “Parco Agrisolare”. Mi riferisco, più in particolare, al disincentivante limite previsto all’art. 2, comma 3 del Decreto, secondo cui le aziende agricole di produzione primaria possono beneficiare delle risorse del Bando solo se l’impianto è destinato all’autoconsumo. Riporto il testo del Decreto: “Per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare.”

  1. A) Più in particolare, tale limitazione mi sembra incomprensibile per quattro ordini di ragioni:
  2. i) Finalità del PNRR, ovverosia: iniezione di liquidità nel settore agricolo,producendo energia green;
  3. ii) Nella bozza del Bando pubblicata il 15 dicembre 2021, l’autoconsumo era tra gli elementi di “priorità delle domande” (cfr. pag. 4 della Bozza), ma non un elemento totalizzante.Nella Bozza, infatti, era consentita la costruzione di impianti destinati anche alla vendita liberadi energia in rete (come avvenuto in passato per i Biogas ai quali, come incentivo, era stata prevista la tariffa fissa 0,28);

iii) Sono mesi, infatti, che il Governo e i Sindacati pubblicizzano questa Misura come “boccata di ossigeno” per le aziende agricole. Anche l’Unione Europa, nelle recentissime osservazioni appena emanate circa il Piano Strategico dell’Italia ha“incoraggiato vivamente l’Italia a trarre pieno vantaggio dalle possibilità degli interventi della Pac, utilizzandoli per aumentare la produzione interna sostenibile e l’uso di energia rinnovabile, compreso il biogas, migliorando nel contempo la resilienza economica delle aziende agricole”;

  1. iv) Le dimensioni e i limiti massimi dell’impianto finanziabile pari a 500 Kilowatt per un investimento complessivo di 1 milione di euro, lasciano sicuramente intendere che laMisura era nata con un altro spirito, ovvero consentendo anche la vendita di energia in rete. Mi domando quale sia l’azienda agricola in Italia che costruirebbe un impianto di 500 Kilowatt, investendo centinaia di migliaia di euro, solo per l’autoconsumo?Non dimentichiamoci che le aziende agricole necessitano di impianti da 15-20 kilowatt al massimo. Forse le stalle da latte arrivano a richieste da 30 Kilowatt ma non di più. E’dunque insensato un bando che destina risorse per la costruzione di impianti fino a 500 Kilowatt col limite dell’autoconsumo rivolto ad operatori/aziende che necessitano al massimo di impianti da 15, 20 Kilowatt. E’ come incentivare l’acquisto di una Ferrari col vincolo di utilizzare al massimo 10 litri di benzina all’anno. In sostanza, cosa se ne fa un’azienda agricola di un impianto da 500 Kilowatt (ma anche da 100, 200, 300 o 400 Kilowatt) se non può vendere l’energia prodotta? Prova ne è che tutte le aziende agricole che dal 2008 in avanti hanno fatto gli impianti di Biogas lo hanno fatto per produrre e poi vendere in rete l’energia al prezzo incentivato (non certo per soddisfare il proprio autoconsumo).
  2. B) Non comprendo poi il motivo per cui il limite dell’autoconsumo sia stato imposto solo alle aziende agricole enonanche all’industria agroalimentare (anche essa beneficiaria del Bando “Parco Agrisolare”). Invero, all’art. 2, comma 3 è precisato che unicamente Per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda (..)”. Mi sembra che ci sia una evidente disparità di trattamento: l’industria può costruire l’impianto anche per la vendita in rete (oltre all’autoconsumo), mentre l’azienda agricola no. Per quale motivo? Da cosa è giustificata questa differenziazione?
  3. C) Sono convinto che pochissime aziende agricole parteciperanno al Bando in questione nonostante il nome “Parco Agrisolare” lasci intendere tutt’altro. Chi è disposto a subire i vincoli di un bando pubblico, sottostando a tutti i vincoli pubblici, per fare un impiantino da 10-15 Kilowatt? Tra l’altro la commessa per la realizzazione di un impianto da 15 Kilowatt è molto sconveniente rispetto a quella per la realizzazione di un impianto da 300-400 Kilowatt. Nel primo caso il costo è di almeno 2.000,00 euro a Kilowatt che scende a 700-800 euro nel secondo caso. E’ evidente, inoltre, che perl’azienda agricola che vuole farsi l’impianto fotovoltaico per l’autoconsumo è molto più conveniente aderire alla misura del 110%installando i pannelli sul tetto della casa (cascina in Pianura Padana) presente all’interno dell’azienda agricola. Almeno in questo caso l’impianto sarebbe totalmente gratuito, senza dover aggiungere il 60% di capitale proprio (come previsto invece dalla Misura “Parco Agrisolare“).

In conclusione, mi auspico che questa limitazione venga modificata già in questo bando così consentendo alle aziende agricole di ampliare la propria attività generando nuove “entrate” e così eliminando, come visto, un’evidente disparità di trattamento tra il comparto agricolo e quello agroindustriale.

Cordialmente.

Nicola Daina