L’Accademia Nazionale dei Lincei nel Convegno “Raccogliere i benefici della scienza per la sostenibilità nelle produzioni zootecniche” (3-4 maggio 2022) ha affrontato il futuro delle produzioni animali che rappresentano il 40% del PIL agricolo mondiale, coinvolgono un miliardo e trecento milioni di persone e forniscono un terzo delle proteine consumate dall’uomo. In Italia il comparto zootecnico contribuisce a circa il 30% della produzione agricola nazionale, oltre il 50% delle proteine assunte giornalmente da una persona sono rappresentate da proteine animali e il 40% della spesa alimentare delle famiglie è destinata all’acquisto di prodotti zootecnici.

Le produzioni animali hanno anche un impatto significativo sugli aspetti dell’ambiente, compreso territorio, acqua, aria, suolo, biodiversità e cambiamento climatico, e questo impatto potrebbe aumentare con la crescita della popolazione, del reddito (specialmente nei paesi in via di sviluppo) e l’urbanizzazione. I diversi problemi del futuro degli allevamenti e della produzione di alimenti di origine animale con interessanti conclusioni sono stati affrontati da Andrea Cattaneo, Andrea Rosati, Pietro Pulina, Felice Adinolfi, Paolo Ajmone Marsan, Pier Paolo Roggero, Marcello Mele, Marco Bindi, Giovanni Savoini, Matteo Crovetto, Igino Andrighetto, Giuseppe Bertoni e Vincenzo Tabaglio.

Future esigenze alimentari

Le future esigenze alimentari muteranno la distribuzione geografica delle produzioni animali, e tra queste anche quelle della carne. Questo avverrà in base alle richieste locali del mercato, nuove tecnologie che permetteranno un miglioramento produttivo, capacità di investire in zootecnia, competenze locali, capacità di fare ricerca, vincoli di sostenibilità ambientale, problemi etici, costi e competizione tra l’alimentazione per gli umani e quella per il bestiame. Attori principali che influenzeranno le future produzioni zootecniche nelle diverse aree del globo saranno gli allevatori, i ricercatori, l’industria, la politica, i consumatori e la società civile, ma fattori chiave saranno il cambiamento climatico, la zootecnia di precisione, la genomica, gli aspetti sanitari del bestiame e l’efficienza economica.

Futuro degli allevamenti europei

In Europa avranno una grande importanza il Green Deal e la riforma PAC che l’Unione europea intende adottare a partire dal 2023-2027, con una transizione dal paradigma produttivistico delle origini a quello multifunzionale. Questo passaggio configura le misure di sostegno e protezione delle produzioni agricole secondo canoni e modalità che non pregiudicano le condizioni concorrenziali e che dovrebbero caratterizzare i rapporti mercantili e prescrivere alle imprese agricole precise norme di comportamento e obiettivi nella lotta al cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale. Il sistema zootecnico italiano ne risulterà fortemente condizionato e finirà col penalizzare gli allevamenti intensivi. Solo un’adesione all’eco-schema del benessere animale, su base volontaria, potrà compensare le perdite, a patto di rispettare le nuove norme sull’uso dei farmaci e dei carichi di bestiame e, più in generale, di condizioni delle strutture e gestionali degli allevamenti. Voler rendere l’Europa “giardino del mondo” risulterebbe drammatico per i nostri sistemi zootecnici e solo in una prospettiva di lungo periodo potrebbe collocare i nostri allevamenti in un’anticipata posizione privilegiata.

Razze industriali e razze locali

Esiste uno stretto rapporto tra gli animali domestici, l’ambiente in cui sono allevati e la società umana. La diffusione degli animali domestici è dipesa dalle vicende umane con la creazione di una biodiversità delle diverse popolazioni animali plasmate dalla selezione ambientale (clima, alimenti a disposizione, malattie) e soggette a modificazioni per deriva genetica, incroci con specie selvatiche, nuove mutazioni. Per questo oggi la biodiversità zootecnica è suddivisa in migliaia di razze e popolazioni locali, spesso omogenee dal punto di vista morfologico e dell’attitudine produttiva. Molte di queste razze sono a rischio di estinzione per la competizione di poche razze cosmopolite, molto più produttive. Oggi le razze industriali sono fondamentali per sfamare la popolazione mondiale in continua crescita, ma senza razze locali perderemmo varianti utili per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Produzione e biodiversità sono intimamente collegate, due facce della stessa medaglia, perderne una significa rischiare di perdere tutto.

Crisi climatica e allevamenti

La crisi climatica mette a dura prova i sistemi agro-zootecnici italiani con modalità che dipendono prevalentemente dal loro livello di intensificazione e dai sistemi foraggeri, con differenze che riguardano le aree di pianura irrigua e le aree collinari e montane, con la perdita in entrambi i casi dell’integrazione tra sistemi colturali orticoli e cerealicoli con la zootecnica. Inoltre, nei sistemi intensivi la forte dipendenza dalle materie prime di provenienza estera espone a notevoli incertezze associate alla combinazione degli effetti del cambiamento climatico e delle crisi internazionali. In questo quadro, in un prossimo futuro sarà necessario sviluppare nuovi sistemi foraggeri e di gestione dei prati e dei pascoli, usando anche tecnologie digitali, la precision farming e la precision livestock farming. Queste tecniche innovative potranno contribuire a rendere più sostenibili i sistemi intensivi, soprattutto se integrati con principi di economia circolare che consentano di gestire l’acqua e i nutrienti in modo da minimizzare i rilasci nell’ambiente, aumentando l’efficienza d’uso delle risorse e permettendo, in ultima analisi, una efficace risposta adattativa dei sistemi agro-zootecnici alle sfide del cambiamento climatico.

Nuovi obiettivi nell’alimentazione animale

La nuova politica agroalimentare Farm to Fork è un elemento centrale del Green Deal Europeo che ha come obiettivo la transizione verso un sistema di produzione agricola più sostenibile, che riduca l’impatto ambientale del comparto agro-zootecnico, garantendo al tempo stesso la sicurezza e la disponibilità di alimenti per tutta la popolazione. In questo orientamento l’alimentazione degli animali può migliorare la sostenibilità ambientale degli allevamenti e l’efficienza di trasformazione degli alimenti in prodotti alimentari per l’uomo. In particolare, un’importanza speciale è da attribuire a un’innovazione negli additivi per mangimi per ridurre l’impatto ambientale migliorando la digeribilità dei nutrienti, aumentando la disponibilità dei microelementi, incrementando l’indice di conversione alimentare, migliorando le caratteristiche qualitative dei prodotti di origine animale, migliorando la salute degli animali e riducendo quindi l’utilizzo di farmaci per curare le patologie, diminuendo le perdite durante la conservazione degli alimenti, e riducendo le emissioni enteriche di metano. Un notevole contributo in tal senso può essere dato dalla Precision Livestock Farming finalizzata a costruire un sistema incentrato sul costante monitoraggio delle diverse fasi e degli ambiti del sistema produttivo, e in grado di fornire quotidianamente indicatori utili alla pianificazione delle strategie e a verificare la bontà delle azioni intraprese.

Agrozootecnia integrata e intensificazione sostenibile

La sicurezza alimentare necessaria per la salute dell’uomo implica la presenza di alimenti di origine animale e al tempo stesso non può prescindere dall’impatto ambientale, mentre un approccio One Health integra le esigenze di salute del pianeta con quelle degli animali e delle piante, importanti per garantire la salute degli uomini. Questo perché se gli eccessi di alimenti d’origine animale, e in particolare della carne, accrescono nell’uomo i rischi di malattie degenerative, l’insufficienza è causa certa di minore sviluppo fisico-cognitivo. Inoltre, gli animali forniscono cibo ma anche lavoro, concime organico, fibre tessili e pellami, e servizi vari di tipo economico-sociale, spesso sfruttando vegetali e acqua non altrimenti utilizzabili dall’uomo. Oggi, inoltre, le emissioni di CO2 del sistema zootecnico possono essere contenute migliorando l’efficienza dell’alimentazione animale. Le giuste preoccupazioni di tipo etico degli animali allevati sono ormai fatte proprie da chi pratica un allevamento razionale, anche perché utili agli stessi allevatori. L’aumento della produttività oggi consente di ottenere lo stesso cibo su una minore superficie e di mantenere la fertilità dei suoli. Rimane comunque la necessità di correggere l’alimentazione umana anche per i consumi di alimenti di origine animale, ridurre perdite e sprechi, contenere varie cause di emissioni, di inquinamento ecc. Negli allevamenti rimane la necessità di garantire una sostenibilità agro-ecologica, economica, etico-sociale e nutrizionale. Questo è ottenibile con una Agrozootecnia integrata che non disconosce del tutto gli allevamenti estensivi con forme di pastorizia e quelli intensivi. L’agrozootecnia integrata si basa su un’economia circolare e sulla conservazione della fertilità dei suoli, premesse per un cibo idoneo per quantità e qualità, mentre il pascolo è ancora preferibile per ragioni pedo-climatiche, oppure se si vuole lucrare su talune peculiarità ricercate dai consumatori (alimenti biologici o con caratteri di maggiore naturalità e salubrità), e soprattutto quando sia possibile o si voglia evitare un impatto ambientale. Ciò è possibile con un’innovazione che accresca la produttività-efficienza all’interno di una forma mista di coltivazione e allevamento.

Note bibliografiche

Andrea Cattaneo – Tendenze mondiali di consumo di derrate animali.

Andrea Rosati – Come le future esigenze alimentari muteranno la distribuzione geografica delle produzioni animali.

Pietro Pulina, Felice Adinolfi – Green Deal e riforma PAC: il futuro dei sistemi zootecnici europei.

Alessandro Nardone – Evoluzione dei sistemi zootecnici nelle grandi aree geopolitiche mondiali e fattori incidenti.

Paolo Ajmone Marsan – Biodiversità zootecnica e ambiente.

Pier Paolo Roggero, Marcello Mele Marco Bindi – Sistemi agrozootecnici: impatti e strategie di adattamento.

Giovanni Savoini, Matteo Crovetto, Igino Andrighetto – Alimentazione animale e Green Deal: ruolo dei piani nutrizionali sul miglioramento delle emissioni, della produttività e della salute.

Giuseppe Bertoni, Vincenzo Tabaglio – Agro-zootecnica integrata e sua intensificazione sostenibile: ragioni di una apparente riscoperta.

 

 

 

 

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri.

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.