IN BREVE
All’inizio della pratica dell’insilamento la quantità di batteri anaerobici come i batteri lattici, qualunque sia la biomassa da insilare, è molto bassa rispetto alla restante popolazione. Questo fa sì che il pH non sia ancora acido. E’ proprio in questo momento che è permessa l’introduzione dell’ORY SIL, mangime complementare derivato dalla fermentazione di Aspergillus oryzae, il quale trova inizialmente un ambiente idoneo per esprimere al massimo il suo potenziale.
L’aggiunta del fungo insieme al suo brodo di coltura fa sì che esso porti con sé tutti i metaboliti prodotti durante la fermentazione. Questi, a contatto con la biomassa, promuovono la rottura dei carboidrati strutturali, ottenendo un miglioramento dell’assunzione della razione e delle performance degli animali.
Trattare gli insilati con ORY-SIL può migliorare la digeribilità attraverso una serie di meccanismi diversi che includono l’idrolisi diretta, la produttività degli animali, l’utilizzo dei nutrienti, e allo stesso tempo aiuta a ridurre il materiale fecale animale e l’inquinamento.
Premessa
Fino al XVII secolo si pensava che gli organismi viventi potessero generarsi spontaneamente dalla materia in decomposizione.
Solo nel 1861, Louis Pasteur, fermo oppositore di questa teoria, col suo esperimento dei palloni a collo di cigno dimostrò che il contatto con l’aria di un liquido reso sterile da un trattamento termico determinava la crescita microbica e l’intorbidamento di tale liquido. Pasteur chiuse così una controversia che procedeva da molti anni. Infatti, prima di lui, altri come Redi o Spallanzani avevano confutato la teoria. Il primo pose della carne avariata in una serie di recipienti, alcuni chiusi, altri aperti, e dimostrò che le larve nascevano solo dove le mosche avevano potuto depositare le uova. Spallanzani fece anche lui unesperimento simile ma che dimostrava che l’aria può dare origine ad alcuni organismi.
Microbiologia degli alimenti
La microbiologia degli alimenti fornisce sia le conoscenze relative all’origine, alla biologia, all’ecologia, alle attività metaboliche e cataboliche dei microrganismi presenti negli alimenti, che quelle riguardanti i sistemi di identificazione, valutazione, monitoraggio e controllo dei pericoli microbiologici in tutte le fasi della produzione, trasformazione e conservazione, al fine di garantire la sicurezza dei prodotti alimentari.
Essa riguarda la:
- produzione, conservazione e miglioramento della qualità degli alimenti con l’intervento dei microrganismi;
- prevenzione delle alterazioni degli alimenti dovute alle attività dei microrganismi;
- protezione del consumatore nei confronti delle malattie microbiche trasmesse attraverso gli alimenti.
Conservazione: I prodotti alimentari, se non opportunamente conservati, tendono a deteriorarsi rapidamente diventando meno appetibili o addirittura tossici.
Oltre a prolungare la conservabilità di un alimento, occorre però:
- non ridurre eccessivamente il valore nutritivo dell’alimento;
- non modificare i caratteri organolettici (odore, sapore, colore, aspetto), o modificarli poco;
- non determinare cambiamenti che portino alla formazione di sostanze tossiche.
Esistono 3 principali cause di deterioramento:
- MICROBIOLOGICO: attività metabolica dei microrganismi.
- ENZIMATICO: attività di enzimi propri.
- CHIMICO: normali reazioni biologiche.
Spesso, prima dell’inizio del deterioramento microbico, il primo processo che si verifica è il crollo dei meccanismi di ripristino dell’ATP, che riduce la capacità delle cellule di mantenere la propria integrità provocando reazioni autolitiche. Queste alterazioni generate dagli enzimi endogeni comprendono:
- Modificazioni di colore
- Modificazioni di odore
- Modificazioni della struttura
Il caso del foraggi
La regolazione delle fermentazioni dipende dai microrganismi che vivono sulla pianta e da quelli aggiunti con gli inoculi microbici. Al momento della raccolta, sui foraggi convivono numerose specie di microrganismi sia aerobi (prevalenti) sia anaerobi. Secondo Lin et al. (1992) la popolazione epifitica dominante è rappresentata da enterobatteri, lieviti e muffe che, a seconda della coltura foraggera, si attestano intorno ai 105 e 107 UFC/g foraggio. Vi sono anche lattobacilli (LAB, lactic acid bacteria), Pediococchi e Leuconostoc, ad una concentrazione che varia tra 103 e 104 UFC/g, nonché i clostridi (Clostridium butyricum, Cl. sporogenes, Cl. perfringens), presenti naturalmente nel terreno, che possono contaminare i foraggi alterando le fermentazioni, degradando il contenuto proteico e riducendo il valore nutrizionale.
Il principale ruolo svolto nella biosfera è rappresentato dalla degradazione della cellulosa che rappresenta il 50% del materiale strutturale dei vegetali ed è il polimero più abbondante presente sulla terra.
La demolizione della cellulosa è realizzata dal fungo mediante il rilascio nel substrato di enzimi extracellulari ed è strettamente correlata alla crescita miceliale del fungo stesso.
Aspergillus oryzae: chi è e come può aiutarci
Aspergillus oryzae è un fungo, o meglio, è una muffa probiotica e rispetto ad altri funghi del genere Aspergillus, come l’Aspergillus flavus, non produce aflatossine, ed è quindi sicuro nel suo utilizzo. Permette di migliorare la conservazione del substrato e delle sue caratteristiche chimico – fisiche. Grazie alle sue caratteristiche è un ottimo produttore di enzimi idrolitici che consentono il suo efficace impiego in vari contesti industriali.
L’oryzae è caratterizzato da un ciclo di vita asessuale e da conidiofori multinucleati. Le ife danno luogo al micelio aploide, e crescono in modo ramificato. Pur preferendo la crescita su substrati solidi, sono in grado di crescere anche in soluzione: quando si trovano su un supporto, si possono sviluppare i conidiofori, strutture dove si formano i conidi, spore asessuali che permettono la riproduzione del fungo. Il ciclo di vita di una spora è costituito da varie fasi: dopo la formazione e la maturazione, la maggior parte delle spore entra in un periodo di quiescenza – chiamato “dormienza” – a cui segue la germinazione. Essa consiste nella reidratazione della cellula, che riprende le proprie attività metaboliche dando origine, in seguito, all’ifa.
Le spore sono molto resistenti sia alle basse che alle alte temperature ma germinano soltanto in condizioni ambientali idonee ed in presenza di un substrato capace di supportarne la crescita.
Per ciascuna specie fungina esiste una temperatura minima, una ottimale e una massima per lo sviluppo. Al di fuori di questo intervallo le ife non crescono ma conservano la vitalità e possono riprendere a svilupparsi se le condizioni tornano ad essere favorevoli. La scarsa ventilazione è uno dei fattori che ne permette la crescita in ambienti chiusi in modo che esse possano proliferare.
Il suo optimum di crescita è tra i 32°C e i 36°C, con pH tra 5-6, nonostante abbia la capacità di crescere anche tra 2 e 8. Parte degli aromi che si sviluppano in fermentazione sono dovuti ai fenomeni dell’autolisi e della degradazione delle sue componenti cellulari. Aspergillus oryzae ha la capacità di secernere una grande quantità di proteine grazie al suo sistema di trasporto, facendo sì che si ritrovi nel medium di crescita un’elevata concentrazione di prodotti d’interesse. Inoltre, ricopre un ruolo importante come substrato favorevole alla crescita di altri microrganismi e ciò rende possibile il suo utilizzo come probiotico. Queste sue caratteristiche, unite ad una notevole produzione enzimatica in grado di favorire la digestione di mangimi complessi, motivano un interesse sempre maggiore nel campo zootecnico. Esso, infatti, tramite un processo intimo di fermentazione, produce un complesso ricco di metaboliti e prodotti di grande efficacia digestiva.
Il gran numero di enzimi secreti dalla fermentazione è infatti attivo ed assorbibile, ed aiuta a velocizzare il processo digestivo. Parliamo di enzimi a spettro completo, come ad esempio: alfa e beta amilasi (carboidrati e zuccheri), glicoamilasi, proteasi, cellulasi, emicellulasi, lattasi (latticini), fitasi, lipasi (grassi), cutinasi, xilanasi, glucanasi, e perfino pectinasi ed endofitasi, che scompongono l’acido fitico che, se non idrolizzato, impedirebbe una buona assimilazione dei minerali da vegetali ed erbe. Uno dei vantaggi di questi enzimi è che sopravvivono sia nel tratto acido che in quello alcalino e neutro. Questi possono variare in quantità e tipo in base al terreno di crescita utilizzato. Tutti questi enzimi non lavorano in maniera isolata, ma hanno un’attività cooperativa ed interazioni sinergiche per scindere i vari collegamenti, fattore dimostrato in diversi studi (ex.: Kormelink, et al. 1993). Questi enzimi sono in grado di rigenerare il processo digestivo con effetti diretti ed indiretti su tutta la salute dell’animale. È una conseguenza diretta del contenuto enzimatico di AO, che funge da sviluppatore di crescita dei miceti. Alcuni enzimi, in forma concentrata, svolgono invece ulteriori importanti funzioni: ad esempio, le proteasi sono dei potenti antinfiammatori naturali, oltre ad avere anche proprietà immunostimolanti, mentre le lipasi riescono a normalizzare il metabolismo dei grassi e dei trigliceridi.
I benefici riscontrati nell’utilizzo di questo fungo sono numerosi e presenti in grande quantità in letteratura. Tra questi troviamo:
- Incremento dell’assunzione di sostanza secca, visibile anche nei periodi estivi.
- Incremento della digeribilità della razione, in particolare fibre e proteine.
- Aumento dell’attività della totalità dei batteri ruminali ed in particolare quelli cellulolitici.
- Migliore sintesi della proteina batterica.
- Migliore stabilità di pH.
- Modifica del rapporto acetato/propionato a favore del primo.
- Maggiore utilizzo di lattato con conseguenti minori casi di acidosi.
Le nostre soluzioni
Nell’articolo precedente, “L’importanza della qualità del foraggio: come stabilizzare rapidamente l’insilato con l’inoculo ideale”, Akron srl ha proposto soluzioni precise e ad ampio spettro per impedire che muffe, lieviti e batteri possano alterare il valore nutrizionale del foraggio, rendendolo meno appetibilo e più dannoso per la salute degli animali.
In un periodo in cui le materie prime sono alle stelle, gli allevatori si chiedono come contenere i costi di produzione per migliorare la profittabilità in allevamento. Una risposta arriva da ORY SIL, e più precisamente dai suoi additivi microbiologici ad azione rapida e specifica per migliorare la qualità dei mangimi.
ORY SIL è un mangime complementare per bovini composto da prodotti derivati dalla fermentazione di Aspergillus oryzae come enzimi selezionati e appositamente studiati per:
- Indurre la saccarificazione, un processo che trasforma i carboidrati complessi in zuccheri semplici.
- Ridurre il contenuto di ADF, NDF e dell’emicellulosa.
L’aggiunta alla dieta di un corretto corredo di enzimi che aiutano nella degradazione di amidi, fibre e proteine ci fa attendere più ingestione, più latte ed un migliore stato di salute.
L’utilizzo di ORY SIL migliora la digeribilità attraverso una serie di meccanismi diversi che includono idrolisi diretta, miglioramenti nell’appetibilità, cambiamenti nella viscosità intestinale e cambiamenti nel sito di digestione.
Utilizzare una busta di ORY SIL da 200 g ogni 100 t di mangime o fieno. Si consiglia di miscelare con 1-2 litri di acqua tiepida/t di mangime o fieno 12-24 ore prima dell’utilizzo.
Per avere maggiori informazioni è possibile contattare l’ufficio tecnico di Akron s.r.l. scrivendo a: ufficio.tecnico@akronbio.com
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