Il consumo globale di alimenti di origine animale e la produzione di carne bovina sono in continuo aumento, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Questo richiede che l’industria della carne migliori le prestazioni produttive e riduca l’impatto ambientale della catena di produzione.
Poiché il miglioramento dell’efficienza e gli impatti maggiori si verificano a livello di azienda agro-zootecnica, è opportuno concentrarsi sulla redditività e sulla sostenibilità ambientale di queste fasi della filiera. In molte aree del mondo, la produzione di carne bovina è economicamente e socialmente rilevante. Infatti, spesso è una porzione significativa della produzione agricola e rappresenta un’attività economica vitale nei distretti montani e collinari di molte regioni dove esistono poche alternative per altre produzioni agricole e sfruttamento delle superficie agricole e forestali disponibili. Proprio a causa del ruolo nell’economia agricola e alimentare a livello mondiale, il futuro dell’industria della carne bovina è certamente legato all’aumento della produttività e contemporanea riduzione degli impatti ambientali, soprattutto adottando le pratiche di mitigazione che derivano dal miglioramento delle performance produttive e della qualità del prodotto.
Un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista ANIMAL da Pulina e colleghi (2021) analizza soluzioni tecniche e manageriali attualmente disponibili per aumentare l’efficienza della filiera della carne bovina e, allo stesso tempo, per ridurre gli impatti ambientali, in risposta alle crescenti preoccupazioni e alla consapevolezza di cittadini e consumatori.
Si deve partire dalla considerazione che i sistemi di produzione delle carni bovine svolgono un ruolo significativo anche nell’economia agroalimentare globale. Il futuro di questi sistemi dipende in larga misura dalla loro capacità di migliorare la loro sostenibilità in termini di impatto ecologico e di efficienza.
Infatti, sebbene la produzione di carne bovina sia aumentata rapidamente negli ultimi 50 anni, utilizzando molte tecniche gestionali innovative, le analisi economiche hanno mostrato che le aziende da carne di solito producono bassi rendimenti. Da una parte, i costi dei fattori di produzione e la gestione sono spesso citati come fattori importanti che incidono negativamente sul profitto, ma i fattori che influenzano la redditività delle aziende da di bovini carne sono numerosi, diversi e spesso interconnessi (Göncü et al., 2017). Dall’altra, dal punto di vista del prezzo del prodotto, approcci innovativi per fornire ai consumatori informazioni più accurate sulla qualità reale della carne bovina percepibile dal consumatore stesso, o anche dei diversi tagli anatomici, appaiono particolarmente rilevanti per ottenere un chiaro processo di determinazione dei prezzi che renda il processo proficuo e redditizio lungo tutta la filiera della carne bovina (Bonny et al., 2018).
Il limite principale dal punto di vista della produttività e dell’impatto ambientale per la filiera della carne bovina è sicuramente rappresentato dalla bassa produzione di carne per peso vivo delle fattrici allevate (RLW, reproductive live weight o peso vivo riproduttivo, espresso come kg di peso della vacca nutrice allevata nella fase riproduttiva e rispettiva rimonta). Questo indica la capacità produttiva rispetto al costo fisso di mantenimento delle vacche nutrici.
Tale peso potrebbe raggiungere la parità (un kg di peso vivo venduto per kg di RLW), grazie al contributo degli incroci industriali, dei maschi in eccesso nella filiera latte e delle vacche di riforma del settore da latte. Limitando l’analisi alla carne prodotta dalle sole vacche da carne, questo indicatore è generalmente più basso: nell’industria bovina statunitense basata sulla riproduzione estensiva e l’ingrasso intensivo, difficilmente supera un valore di RLW di 0,7 (Mekonnen et al., 2019). Tuttavia in Italia diverse regioni mostrano valori di 0.3 o comunque inferiori allo 0.5, cioè meno di 250 kg di peso vivo dei vitelli prodotto ogni anno ogni 500 kg di peso materno allevato.
In accordo con Diskin e Kenny (2014 e 2016), per avere una buona efficienza riproduttiva negli allevamenti di bovini da carne, è essenziale raggiungere alcuni obiettivi:
- 365 giorni di intervallo tra i parti,
- meno del 5% di vacche abbattute annualmente come sterili,
- più del 95% di vacche che partoriscono e portano il vitello fino allo svezzamento,
- manze da carne che partoriscono a 24 mesi di età,
- periodo di parto possibilmente concentrato con l’80% delle vacche partorite in 42 giorni,
- tasso di rifroma inferiore al 16-18%,
- miglioramento genetico sostenuto delle vacche nutrici per i tratti più importanti dal punto di vista economico e legati alla riproduzione (fertilità, facilità di parto e peso allo svezzamento dei vitelli),
- allineamento della data del parto con l’inizio della disponibilità di pascolo in primavera.
Tuttavia non si nega che definire il target di redditività e sostenibilità dell’industria della carne bovina su scala globale è una questione complessa. Infatti, la eterogeneità dei sistemi di allevamento esistenti nel mondo e il numero di fattori che li condiziona non ci permettono di definirne uno standard migliore di altri e uguale per tutti.
Al contrario, è necessario individuare le migliori strategie di gestione nelle diverse condizioni di allevamento, alcune delle quali difficilmente possono essere difficilmente modificabili (ad esempio, le condizioni naturali). Allo stesso tempo, è necessario pensare a un sistema di produzione in continua evoluzione, unito allo sviluppo sociale e culturale delle aree rurali, che hanno caratteristiche molto diverse nel mondo, in abbinamento a tutti gli elementi della filiera, compresi i consumatori. Per raggiungere questi obiettivi, il settore ha chiaramente bisogno di una pianificazione mirata della riproduzione negli allevamenti, un sostanziale miglioramento dei sistemi di valutazione della carne per le carcasse e i tagli di alta qualità e una comunicazione chiara ai consumatori della qualità acquistabile e raggiungibile.
Anche l’impatto ambientale della carne bovina varia significativamente tra i sistemi di produzione. La letteratura dimostra che l’aumento della produttività riduce gli impatti, e ci sono numerose strategie che influenzano positivamente le prestazioni ambientali degli allevamenti di carne bovina.
Oltre all’aumento della produttività della mandria e la riduzione dei problemi sanitari, le pratiche di alimentazione che sono risultate più efficaci nel mitigare l’impatto ambientale della produzione di carne bovina sono le seguenti:
- alimentazione di precisione: diete formulate per soddisfare i requisiti degli animali senza eccedenze di nutrienti (N, P, ecc.);
- alimentazione adeguata della mandria di vacche per ottimizzare i parametri riproduttivi, riducendo i tempi di ingrasso;
- parametri riproduttivi, riducendo il tempo necessario per l’ingrasso della prole;
- formulare diete per ottenere elevate prestazioni dei bovini da carne, in particolare nei sistemi intensivi; in questo modo, il costo economico e ambientale del mantenimento viene ammortizzato su un aumento di peso, riducendo l’impatto per kg di carcassa o di carne;
- migliorare la qualità del foraggio per ridurre l’acquisto di mangimi esterni e i relativi costi ambientali;
- utilizzare i sottoprodotti per ridurre i costi dei mangimi e promuovere un’economia circolare;
- utilizzare alcuni additivi consentiti per ridurre l’emissione di metano nel rumine.
Il rispetto dell’ambiente e del benessere degli animali, nonché della sicurezza della qualità e della salute della carne bovina saranno le pietre miliari dello sviluppo futuro di questo settore, grazie alle conoscenze scientifiche, all’allevamento di precisione e alle tecnologia dell’informazione. Inoltre, la convergenza di agroecologia e intensificazione sostenibile potrebbe essere una risposta fattibile per raggiungere sistemi di allevamento dei ruminanti socialmente equi ed economicamente sostenibili. Le produzioni di carne in sistemi agroforestali (agroforestry) possono essere considerate un potenziale candidato che combina l’intensificazione sostenibile e l’agroecologia.
In conclusione, anche per attrarre nuove generazioni di allevatori, certamente più inclini all’uso delle nuove tecnologie, sarà comunque necessario rendere il settore della produzione di carne bovina più efficiente dal punto di vista economico, più trasparente e affidabile per gestire meglio la qualità del prodotto e quindi migliorare la fiducia dei consumatori.
La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato su ANIMAL dove è riportata tutta la letteratura citata: Pulina, G., Acciaro, M., Atzori, A.S., Battacone, G., Crovetto, G.M., Mele, M., Pirlo, G., Rassu, S.P.G. 2021; Animal board invited review – Beef for future: technologies for a sustainable and profitable beef industry (2021) Animal, 15 (11), art. no. 100358.
Autori
Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra – Gruppo editoriale ASPA
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