Nell’arco di 38 anni, a partire dal 1982, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Oggi quindi il panorama agricolo italiano è caratterizzato da un numero minore di aziende, ma con dimensioni maggiori e nuove forme di gestione dei terreni. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel 7° Censimento generale dell’agricoltura presentato oggi da Istat.
I dati del censimento, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-20202, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia, restituiscono una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico e offrono una lettura approfondita che abbraccia una pluralità di temi: dalle caratteristiche del conduttore all’utilizzo dei terreni e consistenza degli allevamenti, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità fino alla manodopera impiegata.
“Il Censimento – ha dichiarato il Ministro Patuanelli intervenendo nel corso della presentazione – ci consente di valutare con cognizione di causa gli elementi di forza e gli aspetti critici e le debolezze del sistema agricolo del Paese, fornendoci l’indispensabile base informativa per la definizione delle opportune politiche di sviluppo e rafforzamento.”
“L’aumento della dimensione media aziendale (per la prima volta sopra i 10 ettari) – ha proseguito il Ministro – e il maggiore ricorso ai terreni in affitto e alla manodopera non familiare potrebbero essere considerati come gli indicatori di una agricoltura più professionale e specializzata. D’altra parte, la strutturale riduzione delle aziende agricole e della superfice utilizzata meritano ulteriori approfondimenti per comprendere meglio il processo di concentrazione e specializzazione produttiva del settore ma anche l’eventuale presenza di fenomeni di abbandono dell’attività agricola o di sottrazione delle aree destinate alla produzione alimentare.”
Sensibile calo del numero di aziende agricole, più stabili le superfici
A ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole, con calo del 30% rispetto al 2010 (-487mila). Nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento dell’agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre (-63,8%). La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni. Il calo è stato meno drastico per la SAU (-2,5%) e la SAT (-3,6%).
È interessante notare come, nel confronto con il 1982, le flessioni della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e della Superficie Agricola Totale (SAT) siano state molto più contenute rispetto al numero di aziende (rispettivamente -20,8% e -26,4%). In 38 anni, come conseguenza della diminuzione più veloce del numero di aziende agricole rispetto alle superfici, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di SAU (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di SAT (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda).
Prevale l’impronta familiare ma aumenta la manodopera esterna
Altro aspetto emerso dal censimento è la prevalenza delle aziende a conduzione familiare. Nel 2020, infatti, il 93,5% delle aziende agricole è gestito nella forma di azienda individuale o familiare, nonostante le altre forme giuridiche siano in crescita (società di persone, società di capitali, etc).
Il Censimento 2020, pur confermando la predominanza della manodopera familiare rispetto a quella non familiare, evidenzia più marcatamente rispetto al passato l’evoluzione dell’agricoltura italiana verso forme gestionali maggiormente strutturate, che si avvalgono anche di manodopera salariata. Questo fenomeno è una conseguenza di quanto già osservato riguardo l’evoluzione delle forme giuridiche delle aziende agricole.
Sebbene, infatti, anche nel 2020 la manodopera familiare sia presente nel 98,3% delle aziende agricole (dal 98,9% nel 2010) e la forza lavoro complessiva sia diminuita rispetto a dieci anni prima (-28,8% in termini di persone e -14,4% in termini di giornate standard lavorate10), l’incidenza del lavoro prestato dalla manodopera non familiare è aumentata significativamente, rappresentando nel 2020 il 47,0% delle persone complessivamente impegnate nelle attività agricole (quasi 2,8 milioni).
Aumentano i terreni in affitto
Nel corso del decennio sono sensibilmente diminuite le aziende agricole che coltivano terreni esclusivamente di proprietà, mentre sono aumentati i terreni in affitto e con altre tipologie di gestione.
Nel complesso, emerge quindi un quadro evolutivo caratterizzato sia dall’inevitabile e progressivo processo di uscita dal mercato delle aziende non più in grado di sostenere la propria attività – prevalentemente di piccole dimensioni e a gestione familiare – sia dalla crescente divaricazione tra proprietà e gestione dei terreni a uso agricolo, con la forte espansione di forme di gestione alternative, derivanti dalle crescenti incertezze in merito alla sostenibilità futura dell’attività agricola.
Sostanzialmente invariato l’utilizzo dei terreni agricoli
Il tipo di utilizzo dei terreni agricoli non è mutato in maniera sostanziale in dieci anni. Oltre la metà della Superficie Agricola Utilizzata continua a essere coltivata a seminativi (57,4%). Seguono i prati permanenti e pascoli (25,0%), le legnose agrarie (17,4%) e gli orti familiari (0,1%). In termini di ettari di superficie solo i seminativi risultano leggermente in aumento rispetto al 2010 (+2,9%).
Meno aziende zootecniche ma il comparto cresce più di quello agricolo
Per quanto riguarda gli allevamenti, il censimento segnala meno aziende zootecniche ma il comparto cresce più di quello agricolo. Al 1° dicembre 2020 in Italia si contano 213.9848 aziende agricole con capi di bestiame (18,9% delle aziende attive).
Dal confronto con il 2010, emerge che, nel contesto di decisa diminuzione del numero di aziende agricole nel complesso, il numero di aziende con capi al 1° dicembre è sceso in misura minore. Infatti, la flessione delle aziende con allevamenti è stata pari al 4,3% mentre il peso relativo del comparto zootecnico sul totale delle aziende agricole è cresciuto di 4 punti percentuali (dal 13% del 2010 al 17% del 2020). Rispetto al 2010, la flessione più rilevante del numero di aziende zootecniche ha caratterizzato il Nord-ovest.
I capi allevati al 1° dicembre 2020 sono 203 milioni (Prospetto 9), dei quali 8,7 milioni suini, 7 milioni ovini e 5,7 milioni bovini. Il contributo maggiore di animali allevati spetta al Nord-est, dove si trova la metà di tutti i capi censiti (quasi un terzo nel solo Veneto).
Informatizzazione e investimenti innovativi crescono ma rimangono bassi
Secondo i dati raccolti da Istat, la quota di aziende agricole che utilizza computer o altre attrezzature informatiche o digitali per fini aziendali rimane bassa, pur essendo quasi quadruplicata nel corso di dieci anni (dal 3,8 % del 2010 al 15,8% del 2020). Tra i fattori che influiscono su questo aspetto troviamo la dimensione dell’azienda (risulta informatizzato il 78,2% delle grandi aziende contro appena l’8,8% delle piccole) e l’età di chi la conduce. Le aziende con a capo un under45 sono infatti quattro volte più informatizzate rispetto a quelle gestite da un capo ultrasessantaquattrenne (32,2% e 7,6%).
Ad essere bassa è anche la percentuale di aziende che scelgono di fare investimenti innovativi. In media, l’11% delle aziende agricole ha dichiarato di averne effettuato almeno uno tra il 2018 e il 2020. I maggiori investimenti innovativi sono stati rivolti alla meccanizzazione (55,6% delle aziende che innovano), seguono l’impianto e la semina (23,2%), la lavorazione del suolo (17,4%) e l’irrigazione (16,5%).
Il settore agricolo si dimostra resiliente
L’annata agraria fotografata dal 7° Censimento dell’Agricoltura è stata colpita dalla crisi economica e sanitaria causata dal Covid-19, che ha avuto un impatto su tutte le attività produttive.
Nel complesso, il settore agricolo è risultato piuttosto resiliente: meno di un’azienda agricola su cinque (17,8%) ha dichiarato di aver subito effetti dall’emergenza sanitaria da Covid-19 (Grafico 16). All’interno di questo segmento, quasi tre aziende su cinque ritengono che la principale ripercussione sia stata la riduzionedella vendita dei prodotti aziendali (63%),
Gli effetti dell’emergenza pandemica sono stati piuttosto eterogenei sul territorio nazionale anche se le aziende agricole di maggiori dimensioni sono state le più colpite dalla crisi.
I cartogrammi e i risultati integrali del censimento sono disponibili qui.
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