Nonostante le televisioni non parlino d’altro che di guerra in Ucraina e siccità in Italia, il nostro popolo si infervora e si schiera su posizioni che il più delle volte sono fantasiose e false più che riflettere su cosa si deve saggiamente fare, e con un respiro di medio-lungo periodo. Mi arrivano agghiaccianti telefonate di allevatori di alcuni comuni lombardi che stanno trinciando piante di mais senza pannocchie perché non hanno più acqua per irrigarle. Si vedono grandi fiumi ridotti a rigagnoli e laghi sempre più asciutti. Avevamo appena fatto in tempo a dimenticare i siccitosi anni 2003 e 2017 che ci risiamo di nuovo, e quello che sconvolge è che nulla è stato fatto per prevenire una situazione meteorologica abbondantemente prevista dagli scienziati in tempi non sospetti. Sembra una “cronaca di una morte annunciata”.

La Rete è piena di rapporti e articoli scientifici dove si dimostra inequivocabilmente che la temperatura del pianeta si sta innalzando, e che fenomeni estremi come le bombe di calore e quelle d’acqua si susseguono con una frequenza in passato sconosciuta. Nonostante questo, ogni anno vengono bruciate enormi porzioni di boschi e si continua a consumare una gigantesca quantità di combustibili fossili. Dopo la breve tregua dei periodi del lockdown per il Covid-19, i consumi di petrolio hanno ripreso a crescere in modo sostenuto, soprattutto nei Paesi asiatici. Si stima che nel 2023 l’impegno di petrolio sarà di 100 milioni di barili al giorno, e che questi saliranno a 104 nel 2026.

Invece di prendere provvedimenti seri e di lungo periodo, si accusano gli allevamenti di essere i principali responsabili della produzione di gas serra e del consumo delle risorse idriche. Stanno infatti girando in questi giorni sui Social Media molti post che accusano i bovini di consumare enormi quantità d’acqua, ignorando che la rete idrica nazionale disperde il 40% dell’acqua potabile, con punte anche dell’80%, e che anche quando piove l’acqua non raggiunge le falde o gli invasi (se ci sono) ma scorre rapidamente al mare, anche a causa dell’inarrestabile consumo del suolo, anche di elevato pregio agricolo.

Secondo quanto riportato dagli enti governativi, in Italia continuano a piovere 300-350 miliardi di metri cubi all’anno ma con modalità diversa rispetto al passato, ossia con intense piogge di relativamente breve durata che danno ben pochi benefici sia agli invasi esistenti che alle falde. Per i politici dei paesi a democrazia rappresentativa mi rendo conto che è difficile prendere decisioni forti sulla gestione della produzione dei gas serra e sulla pessima gestione delle risorse idriche; provvedimenti che ovviamente non sono quelli di non lavarsi più e di non innaffiare gli orti, ma quelli che si prendono nella certezza che tutta la popolazione è convinta che il clima sia impazzito per cause antropiche. Se sacche (ora inquantificabili) della gente, e se giornalisti televisivi di grido e politici senza scrupolo negano che il clima sia cambiato a causa delle attività umane è difficile che la classe politica prenda delle decisioni anche impopolari ma per il bene della collettività.

Quello che a mio avviso è urgente è aumentare, e di molto, il numero d’invasi anche di piccole dimensioni dove trattenere l’acqua piovana che, come abbiamo visto, comunque cade ma che si disperde in mare. Molte aziende agricole e molti terreni demaniali possono partecipare a queste realizzazioni, soprattutto quelle ubicate nelle aree collinari e montane dove, per conformazione del terreno, raccogliere e stoccare l’acqua è più facile che in pianura.

Anche se non avrà un effetto immediato, urge concludere l’iter della legge sul consumo del suolo, sia per la necessità di aumentare la nostra autosufficienza di materie prime agricole che per migliorare l’assorbimento dell’acqua piovana e il consumo di anidride carbonica. In Italia si sta verificando il paradosso che non si sa come spendere l’immenso fiume di denaro del PNRR. Un rifacimento delle rete idrica nazionale che migliori il trasposto dell’acqua, riduca le dispersioni e permetta di valorizzare in agricoltura e per usi civili le acque reflue sicure non è un modo di ammodernare il paese e dare lavoro a tanta gente? Se ci fosse un capitolo di spesa ben definito nel PNRR, i Comuni potrebbero creare dei depuratori per le acque reflue o comunque con quelle non potabili delle reti idriche parallele a quella potabile per utilizzo privato e pubblico per l’irrigazione del verde urbano. Le città utilizzano enormi quantità d’acqua per questo scopo, e la gente non informata è convita che siano l’agricoltura e gli allevamenti a consumare troppa acqua.

Per onore di verità, penso che anche l’agricoltura e gli allevamenti debbano fare un profondo esame di coscienza e fare la loro parte. Il raffrescamento degli animali, oltre ad essere un atto etico, serve per evitare i crolli estivi di produzione, salute e fertilità. I sistemi automatici impostati sul monitoraggio del THI a volte non sono ben tarati e configurati, sprecando inutilmente grandi quantità di acqua. Il principio utilizzato da questa tecnica di prevenzione dello stress da caldo è quello di bagnare gli animali per decine di secondi in modo che l’evaporazione dell’acqua sottragga calore al corpo. Bagnarle molto e per lungo tempo non migliora certo la dispersione del calore corporeo. Quando nei primi anni ’90 del secolo scorso iniziavo a frequentare Israele e cercavo di “carpire” i segreti dei loro impianti di raffrescamento delle bovine da latte con la domanda “quanti secondi d’acqua date alle bovine e per quanti cicli giornalieri?”, la risposta era puntualmente un laconico “dipende”. L’erogazione dell’acqua era decisa allevamento per allevamento, non tanto seguendo il THI ma i sintomi dello stress da caldo sugli animali e la quantità d’acqua che finiva nei vasconi del liquame. Un discorso a parte va fatto per le tecniche d’irrigazione. Alternative all’innaffiare a scorrimento ce ne sono, ma non possono essere né standardizzate né generalizzate. E’ importante che gli agronomi esperti in Precision Farming studino per ogni azienda il più corretto piano agronomico e consiglino all’allevatore/agricoltore il metodo migliore per irrigare sia utilizzando l’acqua nativa che quella dei digestori.

L’agricoltura come sempre farà la sua parte, ma addossargli la responsabilità di quanto sta accadendo è una profonda ingiustizia e un falso. Mettere categorie di cittadini le une contro le altre aiuta a coprire le vere colpe e responsabilità, e qualcuno a cui questo genera un tornaconto c’è senz’altro, ci potete scommettere.