È un’estate diversa questa, un’estate torrida, dall’aria bollente, a tratti irrespirabile, e anche se nelle nostre case i rubinetti erogano ancora acqua a tutte le ore, basta affacciarsi alle finestre per vedere che il paesaggio intorno a noi sta diventando quasi irriconoscibile. Fa un po’ paura. Anzi tanta.

In redazione seguiamo quotidianamente gli attualissimi temi dei cambiamenti climatici e della siccità. Negli ultimi mesi è all’ordine del giorno pubblicare news ed articoli al riguardo, e, proprio sotto uno di questi, abbiamo ricevuto un feedback al riguardo da Davide Nicoli, 32 anni, gestore, insieme a suo fratello e ad un socio, dell’azienda zootecnica “Nicoli e Pozzato soc. agr.” in provincia di Vicenza.

I tre ragazzi hanno voluto rilevare le aziende dei nonni: inizialmente nel 2010 sono partiti i fratelli Nicoli con l’allevamento di vacche da latte di razza principalmente Rendena e qualche Pezzata Rossa; poi, nel 2013 è subentrato il socio Pozzato, cosa che ha reso possibile l’ampliamento delle attività. Sin dall’inizio infatti l’obiettivo è stato quello di riuscire ad avere un’azienda quanto più sostenibile, che contribuisse al mantenimento del paesaggio e avesse il minor impatto ambientale possibile da una parte e un orientamento incentrato sull’economia circolare.  Per tale motivo la scelta della razza è ricaduta proprio su quelle conosciute per essere estremamente adattabili al pascolamento, proprio perché insieme all’idea dell’allevamento c’era quella di prendere in gestione anche una malga, dove ampliare l’attività cimentandosi nella produzione di formaggi e salumi nella ristorazione attraverso il servizio di agriturismo. Nasce così “Malga Serona”, con l’obiettivo, per la famiglia Nicoli, di condividere con gli amanti della montagna un’atmosfera semplice e conviviale, e soprattutto di dare l’opportunità a chiunque lo desideri di vedere e toccare con mano il processo produttivo dei cibi da loro prodotti.

Giusto per capire il contesto dobbiamo sapere che la provincia di Vicenza conta il 37% delle malghe del Veneto, su un totale regionale di circa 700, distinte quasi equamente tra pubbliche e private. Molte sono inattive ed altre sono di difficile riattivazione, come si legge sul sito ufficiale della Regione, dove si spiega anche cosa siano questi luoghi.

Le malghe sono intese come unità fondiarie silvo-pastorali, di superficie superiore ai dieci ettari, dotate di adeguate infrastrutture, costituite di pascolo, prato pascolo e talvolta bosco, in cui sono ubicati ricoveri per il personale, per il bestiame, locali per la lavorazione del latte e per la conservazione del prodotto finito. Le malghe pubbliche, a differenza di quelle private, sono soggette ad un disciplinare tecnico economico che, fino al 2001, era approvato dalla Regione ma che attualmente viene approvato dalle Comunità montane competenti. La finalità del disciplinare è da ricondurre alla difesa idrogeologica dei pascoli, la quale potrebbe essere compromessa da un errato carico (numero di capi) di bestiame ma anche da non corrette modalità di pascolo. In effetti non solo il sovraccarico comporta un degrado del cotico erboso con le conseguenti problematiche idrogeologiche, ma anche un sotto utilizzo può determinare un degrado dovuto essenzialmente alla progressiva diffusione sugli stessi di specie legnose ed erbacee poco gradite dal bestiame”.

Come mi spiega Davide, questi luoghi vengono assegnati attraverso dei bandi pubblici che si rinnovano ogni 6 anni. L’assegnatario in questo arco temporale è tenuto a portare i suoi animali in alpeggio nel periodo che va dal 1° giugno al 30 settembre con delle finestre di flessibilità in entrata e in uscita di più o meno giorni. Generalmente a fine maggio avviene la “consegna” della malga, momento in cui l’ente preposto, ovvero la Comunità Montana, affida dei compiti al gestore della Malga, che comprendono sia quelli routinari di gestione del pascolo che quelli supplementari da realizzare durante l’alpeggio. Ad inizio ottobre avviene poi la “riconsegna” con verifica del lavoro svolto. Chiedo a Davide di spiegarci un po’ meglio questa organizzazione, e mi racconta che la loro malga è una di quelle più a sud dell’altopiano di Asiago, con un’esposizione fortissima verso la pianura e dunque con un meraviglioso panorama, ma anche con un pascolo molto degradato essendo una montagna bassa, pieno di sassi e ricco di essenze infestanti, in cui non si può entrare con mezzi meccanici e non si può fare ricorso ai prodotti chimici… 43 ettari su cui ogni pratica agronomica va effettuata manualmente. “Ormai c’è una perdita di pascolo e un degrado del terreno ad un livello così alto che richiederebbe una gestione molto più intensa, cosa che noi non riusciamo a affrontare per gli alti costi che richiederebbe”. A fronte di queste parole, chiedo di spiegarci un pò meglio quali sono gli interventi che si potrebbero fare e lui mi risponde così: “Noi forse abbiamo una visione utopica della situazione, però siamo convinti che la tecnologia in qualsiasi caso, se usata in modo corretto, sia un aiuto e un vantaggio, soprattutto in questi ultimi anni in cui non si riesce a capire nulla di queste stagioni”.

Per tecnologia Davide intende l’uso ponderato della chimica, ad esempio per gestire piante come il nocciolo che sono costretti a sfalciare ogni anno in quanto estremamente resistenti, e per questo, dice, bisognerebbe rivedere un po’ tutta la gestione, magari creando un tavolo tecnico con la Regione al fine di condividere le competenze, perché se il trend del clima è questo molto probabilmente sarà necessario ad esempio rivedere i periodi di carico o la divisione. A proposito mi racconta che quest’anno avevano iniziato un progetto di pascolo razionale con Veneto Agricoltura nell’ambito del quale hanno suddiviso tutti i pascoli in base alla disponibilità di elementi nutritivi (es. pascolo pinguo o  pascolo magro), al livello termico ambientale, e alla presenza di pozze di abbeveraggio; purtroppo però la siccità ha inaridito le essenze e  seccato tutte le pozze, pertanto si sono trovati costretti a togliere i recinti che erano stati predisposti e riaprire tutto.

Chiedo a questo punto in che modo stiano provando a gestire questa emergenza, e mi risponde che hanno intrapreso le uniche due vie possibili:

  • da una parte caricare le botti di acqua, facendo 4-5 viaggi al giorno ad un punto di erogazione dell’acquedotto pubblico che si trova a 7 km;
  • e dall’altra portando in malga del fieno fatto in pianura, cosa che comporta spostamenti di circa 60 km.

Queste soluzioni, ad oggi assolutamente necessarie, contrastano profondamente con la loro idea di sostenibilità ma risultano oggettivamente le uniche strade percorribili, prima di effettuare un rientro in pianura anticipato per richiedere il quale, comunque, si sono già attivati. Il regolamento delle malghe prevede che si effettui un periodo di pascolamento di almeno 100 giorni; pertanto c’è bisogno di una deroga, che se dovesse continuare così sicuramente verrà concessa dato che “sta capitando di trovare le vacche durante il giorno a pascolare lungo il ciglio della strada di accesso perché è l’ultimo pezzettino in cui è rimasta erba fresca”, dice Davide, aggiungendo “fa paura” con un filo di voce.

In questo contesto la scelta di Malga Serona si mantiene sulla linea dell’estrema trasparenza verso il consumatore, intrapresa sin dall’inizio della sua attività, quando si decise di fare della comunicazione sincera con il pubblico una vera e propria mission. Per loro è fondamentale informare, condividere e raccontare le attività quotidiane, le soddisfazioni e i traguardi raggiunti ma anche le difficoltà, motivo per cui puntano molto sulla divulgazione, anche e soprattutto tramite i canali social, attraverso i quali ad esempio stanno mostrando in questi giorni la situazione degli alpeggi.

Rimanendo sul tema delle malghe gli chiedo quali siano secondo lui i punti di forza e di debolezza di queste realtà. Davide mi risponde che sono aspetti estremamente intrecciati tra loro e comunque che la loro scelta di intraprendere questa direzione è stata legata a più fattori, tra cui la possibilità di ampliare il loro allevamento, garantire un maggior benessere animale alle bovine con il pascolamento quattro mesi l’anno e diversificare le attività, il tutto condito da una grande passione per la montagna e dalla voglia di fare un prodotto di qualità.

Chiedo se tra i punti di debolezza ci sia una presenza di predatori come i lupi ed in che modo la gestiscano. Davide mi risponde che la zona dell’altopiano di Asiago in cui si trovano loro per fortuna è stata toccata poco da questi animali, e oltretutto allevando Rendene con le corna, nei passaggi che ci sono stati le vacche sono riuscite a far squadra e difendersi, almeno per ora. Purtroppo però ci sono molte zone dove invece i malghesi  sono costretti a fare i turni di notte perché l’unico deterrente risulta essere, appunto, l’uomo.

A livello di presenza di altre specie, in questo momento il problema più grande risulta essere invece quello dei cinghiali. Per affrontarlo, alle malghe che hanno subito danni più grossi è stato concesso di abbassare il carico di bestiame, ma comunque il passaggio di questi animali comporta la necessità di effettuare dei successivi lavori di fresatura e risistemazione del cotico erboso spesso manualmente, cosa che comporta grande impegno e grande fatica. Inoltre, il passaggio dei cinghiali comporta un riflesso negativo sulla qualità dei pascoli, “andando a guastare quell’aspetto un po’ romantico”, dice Davide, “legato alla conservazione della biodiversità di quei prati naturali, mai seminati, le cui essenze si ritrovano nel gusto del formaggio Asiago D.O.P.”. La presenza dei cacciatori permette di gestire il problema; non lo risolve, ma è un buon deterrente.

Tornando alla descrizione delle attività aziendali, Davide mi spiega che attualmente hanno circa 60 vacche in mungitura, quasi tutte Rendene, scelta legata ad una grande passione di famiglia, in considerazione del fatto che il nonno e lo zio erano grandi sostenitori e rappresentanti a livello associativo di questa razza un tempo molto diffusa nella provincia di Vicenza e Padova. Anche dal punto di vista delle capacità di pascolamento e di qualità del latte la Rendena secondo loro risulta vincente su tante altre razze, per quanto abbiano dovuto integrarla con un nucleo di Pezzate Rosse a causa della poca disponibilità di capi. A livello alimentare riescono ad essere quasi totalmente autonomi; anzi, in quest’ottica probabilmente ridurranno anche un po’ il numero di animali per esserlo completamente, sfruttare meno i terreni, e ridurre le concimazioni. Durante l’inverno il latte viene conferito ad una cooperativa di zona, mentre in estate Davide stesso lo trasforma producendo Asiago D.O.P. Rispetto a questa scelta, sottolinea che difficilmente le malghe producono formaggi D.O.P. in quanto il “prodotto malga” è già peculiare e caratteristico di suo.

Loro però credono fermamente nell’importanza del sostenere il territorio a cui appartengono, ed hanno voluto in questo modo apportare un contributo in prima persona. “Il nostro settore ha bisogno di collaborazione, ha bisogno di una spinta propositiva giusta – dice Davide – siamo nati in cooperativa e crediamo nelle cooperative, così come crediamo nei Consorzi di Tutela che riteniamo abbiano bisogno e necessità di esistere”. E dato che siamo entrati in tema di consorzi, ed in particolare del Consorzio dell’Asiago DOP, che sarà partner dell’evento “Made in Malga” cui parteciperà anche Ruminantia in qualità di media partner, prima di salutarci chiedo a Davide se conosca la manifestazione e cosa ne pensi. “Abbiamo sempre partecipato a Made in Malga, dalla prima edizione, e riteniamo sia una manifestazione che serve perché c’è estremo bisogno di portare in piazza quello che è la malga, ed è anche un’importante opportunità di confronto tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro e che durante il periodo di alpeggio non hanno possibilità di interagire facilmente”.

A questo punto non mi rimane quindi che ringraziare Davide per questa interessantissima chiacchierata, complimentandomi con tutto il team di Malga Serona per il gran lavoro svolto quotidianamente con passione e dedizione nonostante le tante difficoltà del momento, e dare appuntamento a tutti alla 10° edizione di “Made in Malga” (clicca qui per tutti i dettagli)… vi aspettiamo numerosi!!!

Per conoscere più da vicino Malga Serona potete visitare il suo sito internet o il suo profilo Instagram.