Introduzione

Negli ultimi anni, nel sud Italia, si è diffuso un modello zootecnico, ideato dal Dott. Roberto Rubino (Rubino, 2014), conosciuto con il nome di Latte Nobile®. Questo latte è prodotto da bovini, bufali e ovicaprini alimentati con diete con un rapporto foraggio/concentrati di almeno 70/30. I foraggi freschi e/o conservati (fieno) devono essere caratterizzati da almeno sei essenze differenti mentre sono vietati insilati e OGM. L’obiettivo è preservare l’omeostasi metabolica degli animali, evitando brusche variazioni del pH e l’insorgenza di dismetabolie come l’acidosi, migliorando quindi la qualità nutrizionale del latte (Hanus et al., 2018) che presenta un migliore rapporto w6:w3 e un maggiore contenuto di coniugati dell’acido linoleico (CLA).

Diversi autori hanno valutato gli effetti di questo modello sulla produzione quanti-qualitativa di latte nella bovina; in questo studio ne è stata, invece, studiata la potenziale influenza sullo stato di salute degli animali, con particolare riferimento alla valutazione dello stress ossidativo (Musco et al., 2020).

Sperimentazione

Per l’indagine sono state impiegate 30 bovine di razza Frisona divise in due gruppi da 15 (Low Forage Concentration, LFC e High Forage Concentration, HFC), omogenei per numero di parti (3,35 ± 0,99 e 3,33 ± 0,90, rispettivamente), giorni di lattazione (90 ± 62,8 e 94 ± 63,5 d, rispettivamente) e produzione media giornaliera di latte (27,0 ± 2,4 e 26,8 ± 3,0 kg/d, rispettivamente). Gli animali erano alloggiati in due recinti adiacenti, entrambi con libero accesso al paddock esterno, rispettivamente di 200 m2 e 100 m2 per il gruppo HFC e LFC. Dopo un periodo di 30 giorni di adattamento alla dieta (rapporto foraggio:concentrato pari a 55:45 per il gruppo LFC e 70:30 per l’HFC), sono stati raccolti, a cadenza mensile e per la durata di 4 mesi, campioni di latte e di sangue (campionamento I, II, III, IV). Le diete sono state somministrate secondo tecnica unifeed, i residui pesati giornalmente e l’assunzione di alimento calcolata come differenza tra il somministrato e il residuo. Mensilmente sono stati raccolti campioni delle due diete per determinarne la composizione chimica (AOAC, 2005). Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati gli alimenti utilizzati e la loro composizione chimica.

Tabella 1 – Ingredienti della dieta, rapporto foraggio/concentrato e ingestione di S.S..

LFC, low forage concentration; HFC, high forage concentration. AVicia sativa, Avena sativa, Lolium multiflorum, Trifolium alexandrinum, Trifolium squarrosum.

 

Tabella 2 – Composizione chimica degli alimenti (g/kg S.S.).

LFC, low forage concentration; HFC, high forage concentration. PG, proteine grezze; EE, estratto etereo; NDF, fibra neutrodetersa; ADF, fibra acido detersa; ADL, lignina acido detersa; NEl, energia netta per lattazione; LFC, low forage concentration; HFC, high forage concentration.

 

La differente composizione delle diete si è tradotta in una diversa composizione chimica: LFC ha presentato maggiori contenuti di proteina grezza (154.0 vs 136.0 g/kg S.S.) e di amido (135.0 vs 97,6 g/kg S.S.) e minori di carboidrati strutturali (NDF 370.0 vs 485.0 g/kg S.S.). Di conseguenza diverso è risultato il valore nutritivo delle diete: 6,4 vs 5,8 MJ/kg s.s., rispettivamente per LFC e HFC.

Analisi Statistica

I risultati sono stati analizzati mediante ANOVA utilizzando il software JMP (JMP 11; SAS Institute, Cary, NC, USA).

Risultati e discussioni

In tabella 3 sono riportati i parametri relativi al metabolismo dei lipidi. Le concentrazioni di glucosio (GLU) sono risultate significativamente (P<0.008) maggiori nel gruppo LFC in tutti i mesi di campionamento, tuttavia senza interazione gruppo x mese di campionamento (GxS).

Tabella 3 – Indicatori del metabolismo dei lipidi.

LFC, low forage concentration; HFC, high forage concentration; GLU, glucosio; NEFA, acidi grassi non esterificati; BHBA, beta-idrossibutirrato; G, effetto gruppo; S, effetto mese (mese di campionamento); GxS, interazione gruppo e mese di campionamento; RMSE, errore medio standard.

 

Questo risultato è probabilmente una conseguenza delle caratteristiche della dieta. Il bilancio energetico negativo caratteristico di inizio lattazione è stato compensato, nel gruppo HFC, dalla mobilizzazione dei NEFA dal tessuto adiposo (Baird, 1982). Non sono state rilevate differenze significative per il beta idrossibutirrato (BHBA) e ciò dimostra che gli animali sono stati in grado di mantenere in equilibrio l’omeostasi non determinando alterazioni del metabolismo (Brumby et al., 1975).

In tabella 4 sono riportati i parametri relativi al metabolismo proteico. L’unica differenza significativa (P>0.0001) è stata riscontrata per l’azoto ureico (BUN), risultato maggiore nel gruppo HFC fino al II mese di campionamento. Questo risultato può essere dovuto alla maggior concentrazione della frazione degradabile delle proteine nella dieta, grazie alle leguminose presenti nel fieno polifita. La presenza di proteine degradabili a livello ruminale, infatti, determina aumento della produzione di NH3 e di conseguenza azoto ureico nel sangue (BUN).

Tabella 4 – Indicatori del metabolismo delle proteine.

LFC, low forage concentration; HFC, high forage concentration; PT, proteine totali; BUN, azoto ureico; G, effetto gruppo; S, effetto mese di campionamento); interazione tra gruppo e mese di campionamento; RMSE, errore medio standard

 

La tabella 5 riporta i marker dello stato ossidativo. Nel gruppo HFC, i d-ROMs sono risultati significativamente (P=0.008) minori dal II campionamento fino alla fine dell’indagine. D-ROMs è un marker che valuta lo stato pro-ossidante della barriera endogena, che a sua volta determina la produzione di metaboliti (gli idroperossidi); la sua diminuzione è considerata una misura dello stato di salute cellulare (Cesarone et al., 1999).

Tabella 5 – Indicatori dello stato ossidativo.

LFC, low forage concentration; HFC; high forage concentration; d-ROMs, metaboliti reattivi dell’ossigeno; BAP, potenziale biologico antiossidante; OXY, Anti-ROMs1, metaboliti anti-reattivi dell’ossigeno 1; Anti-ROMs 2, metaboliti anti-reattivi dell’ossigeno 2; UCARR, Unit Caratelli; G, effetto gruppo; S, effetto mese di campionamento; GxS, interazione tra gruppo e mese di campionamento; RMSE, errore medio standard.

 

Inoltre, nel gruppo HFC, i livelli di BAP mostrano un forte aumento dopo il III mese di campionamento (P=0.0001); questo parametro indica lo stato antiossidante della barriera endogena. Nell’ultimo campionamento, anche i valori di anti-ROMs2 sono risultati significativamente più alti

(P=0.028) nel gruppo HFC e, ciò suggerisce una prevalenza di antiossidanti “lenti”, come l’acido urico, che giocano un ruolo importante nella difesa contro i radicali liberi (Maruoka et al., 2013; Pizza et al., 2013).

Conclusioni

Dai risultati ottenuti possiamo concludere che le vacche del gruppo HFC, allevate secondo il Metodo Nobile®, erano in grado di mantenere il corpo in omeostasi. Esse, inoltre, hanno mostrato un miglioramento generale dello stato ossidativo, probabilmente dovuto ad un miglioramento del potenziale antiossidante biologico. Questo ultimo risultato potrebbe essere interessante anche in termini di prolungamento della vita produttiva, anche se sono necessari ulteriori studi per confermare tale ipotesi.

 

A cura di Alfredo di Lucrezia, Chiara Grimaldi, Daria Lotito, Eleonora Pacifico.

Il presente articolo è una sinossi di Musco et al. (2020). Effect of a high forage:concentrate ratio on milk yield, blood parameters and oxidative status in lactating cows. Animal Production Science 2020.