Secondo l’ultimo report sul mercato lattiero-caseario di Assocaseari, in Italia, così come in Europa, la domanda di latte, anche se in aumento, non decolla e l’offerta resta debole, pur con la produzione che piano piano aumenta. I prezzi delle commodities questa settimana sono rimasti a livelli stabili o leggermente cedenti, mentre il Burro anche questa settimana cala decisamente. Continua, quindi, la situazione di debolezza del mercato, con scambi ancora limitati e buyers convinti che nei prossimi mesi riusciranno a spendere meno.

Latte

Sul mercato europeo, in leggero recupero il latte crudo tedesco, trattato a 0,57-0,59 €/kg, e lo scremato, a 0,28-0,29 €/kg partenza. La domanda è in leggero aumento, l’offerta è debole. Sul mercato nazionale, latte crudo stabile trattato a 0,68 €/kg consegnato, domanda discreta. Raccolta in graduale ripresa, titoli molto buoni stabili.

Crema

Sul mercato UE, in ripresa ad inizio settimana la crema di latte, che ripiega però a metà fine settimana su valori pari o inferiori alla scorsa settimana intorno ai a 3,10/3,12 €/kg franco arrivo; richiesta in aumento ma poca offerta. Sul mercato italiano situazione stabile sui valori della scorsa settimana.

Burro

Ancora in forte calo le quotazioni ufficiali Europee del Burro di centrifuga. Kempten toglie 0,40 €/kg sia dal minimo che dal massimo, che vanno rispettivamente a 6,00 e 6,25 €/kg, media tedesca 6,125 €/kg. L’Olanda perde ancora € 0,25 portandosi a 5,90 €/kg, mentre la Francia, pur avendo la quotazione più alta, resta invariata a 6,83 €/kg. La media a tre di questa settimana è 6,285 €/kg e quella a due 6,013 €/kg. Il burro di centrifuga a Milano scende di € 0,30 e va a 6,20 €/kg.

Latte in polvere

Ancora cedenti i Bollettini del latte in polvere. Nei tre Paesi che teniamo in considerazione, restano invariati solo lo scremato per l’uso zootecnico tedesco e l’intero francese.

Siero

Quotazioni del siero stabili per l’uso zootecnico, cala invece quello per l’uso alimentare in Germania.

Formaggi

Continua la salita delle quotazioni dei formaggi italiani. Aumentano il Grana Padano a Milano, Verona, Cremona e a Mantova, il Gorgonzola a Novara, il Provolone Valpadana a Cremona (dove cresce anche il generico) e Verona, e il Pecorino Romano a Milano.
Prezzi di mercato UE dei formaggi cedenti, in maggior misura per Gouda, Edam e Mozzarella, meno per Cheddar ed Emmental.

NB: I prezzi pubblicati devono essere considerati solo indicativi di una tendenza di mercato, in quanto miscellanea non solo di prezzi effettivi di vendita, ma anche di prezzi di offerte e/o richieste rilevate sul mercato.

Dopo la consueta tabella dei prezzi settimanali, segue approfondimento sull’import/export statunitense.

 

Import/export Stati Uniti, settembre 2022

Settembre è stato un mese molto forte per le esportazioni statunitensi, visto che certi prodotti hanno goduto di prezzi concorrenziali rispetto ai quelli di origine UE o Oceania.

Il siero ha catturato ancora una volta l’interesse cinese e le spedizioni verso il Paese asiatico sono aumentate del 47% sett.’22/sett.’21. Anche l’export verso il Canada è aumentato, +73% sett.’22/sett.’21. Il burro conferma la sua grande performance del 2022, +40% genn-sett’22/genn-sett’21; anche in questo caso, i volumi destinati al Canada sono cresciuti a un ritmo rispettabile (+93% sett.’22/sett.’21).
L‘export di lattosio è aumentato del 45% sett.’22/sett.’21 grazie soprattutto alla domanda cinese. Tuttavia, è richiesto sempre più lattosio statunitense in Nuova Zelanda, Giappone e Sud-est Asiatico principalmente a causa dei suoi prezzi competitivi.

Le esportazioni di SMP continuano a diminuire, -7% sett.’22/sett.’21, con una crescita solo dei volumi spediti in Messico (+22% sett.’22/sett.’21), ma un calo di quelli destinati a Filippine e Indonesia, mercati n. 2 e n. 3. Settembre è stato un mese debole anche per l‘export di WMP: -58% di prodotto spedito in Messico, -76% in Thailandia e -94% in Cina sett.’22/sett.’21.
Per quanto riguarda le importazioni statunitensi, sono aumentate quelle di caseina/ti, soprattutto di origine UE (53% del prodotto totale importato), invece il prodotto neozelandese ha perso quote di mercato.