Garantire il benessere animale per qualcuno è un dovere, una prescrizione da rispettare, ma per molti altri è una vera e propria scelta consapevole, divenuta ormai imprescindibile nella gestione aziendale.
A questa seconda tipologia appartiene senza dubbio l’azienda agricola Ceinar, nata dalla passione di papà Paolo nel 1998, quando i ritmi frenetici che il suo lavoro da rappresentante di abbigliamento gli imponeva non rispondevano più a quanto desiderava per la sua vita. Inizia così la storia di questa realtà produttiva sita in Cadelbosco di Sopra, località in provincia di Reggio Emilia, zona del Parmigiano Reggiano, con un nucleo di vacche frisone allevate per produrre latte destinato a questa importante filiera DOP. Per circa 20 anni l’allevamento ricalca i modelli all’epoca diffusi, con vacche a stabulazione fissa munte alla posta. Negli ultimi 5 anni però, a livello manageriale, Paolo si confronta con suo figlio Davide, a lui subentrato nella titolarità dell’azienda, sulle prospettive future ed entrambi concordano sul voler perseguire un modello ecosostenibile e che garantisca il benessere degli animali, perché animali che stanno bene non danno problematiche di tipo gestionale, producono di più e rasserenano il consumatore finale sempre più interessato a vedere le modalità con cui vengono prodotti gli alimenti che sceglie di acquistare.
Effettivamente il fatto che Paolo abbia svolto l’intera intervista in mezzo ai suoi animali, dandomi la possibilità di vedere con i miei occhi le loro attività ed i loro diversi comportamenti, mi ha fatto riflettere sulle sue parole e su quanto possa davvero giovare all’intero settore il condividere la realtà di allevamento, dimostrando quanto per i produttori stessi sia importante dare un ambiente confortevole ai propri animali.
Dunque una volta decisa la strada da intraprendere, Paolo e Davide, sostenuti da professionisti del vicino CRPA – Centro Ricerche Produzioni Animali S.p.A, in particolare dal dr. Rossi, ed ispirati dal modello de La Stalla Etica di Ruminantia, vedono pian piano nascere la loro nuova struttura: 3.000 mq coperti, 2 robot di mungitura DeLaval, lettiera compost barn per tutte le categorie allevate e una disponibilità di spazio per capo di 20 mq.
Attualmente le vacche in mungitura sono 87 e di queste 50 sono state trasferite lo scorso 14 febbraio nella nuova struttura, mentre le rimanenti passeranno entro la fine dell’anno, non appena sarà disponibile il secondo robot. Il passaggio a questo nuovo sistema ha portato sicuramente un miglioramento nella qualità del latte, nonostante l’iniziale incremento del tenore in cellule somatiche dovuto al minor numero di mungiture cui si sottoponevano le vacche. È bastato poco tempo però perché gli animali prendessero confidenza con il robot e la situazione si risolvesse, anzi migliorasse decisamente anche in termini di temperamento degli animali. Infatti, il non avere contatto con un operatore e non sentire il suo stato d’animo, ha ridotto fortemente le possibili situazioni di stress che potevano crearsi negli animali. La tipologia di robot scelto è tra le più innovative in quanto utilizza un sistema laser con cui individua il posizionamento del singolo capezzolo, lo prepara con tutte le operazioni di pre-mungitura, ed al termine lo stacca per poi sanificarlo. Il tutto indipendentemente dagli altri tre, cosa che consente di evitare fenomeni di sovramungitura e microtraumi. Nell’ascoltare affascinata chiedo a Paolo di spiegarci in che modo questo sistema sia conciliabile con i requisiti del disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano DOP, e lui mi spiega semplicemente che il robot viene messo in funzione due volte al giorno nelle sei ore precedenti il passaggio del camion del latte, in modo tale che il tempo di mungitura rispetti, come previsto, le sette ore comprensive di trasporto.
Rimanendo sempre nell’ambito del disciplinare del Parmigiano chiedo poi ragguagli sulla gestione della lettiera. È risaputo infatti che determinati materiali utilizzati per il fondo del compost barn possono creare problematiche di sporigeni nel latte, il che rappresenta un tema molto delicato nel mondo caseario soprattutto per chi produce formaggi a lunga stagionatura. Nell’azienda Ceinar hanno potuto constatare che la scelta dei materiali permette di gestire tranquillamente questo problema, qui si è scelto di utilizzare la segatura, e si sta valutando anche l’impiego della lolla di riso, ottimo ammendante per il terreno.
Andando avanti nella nostra chiacchierata faccio caso al continuo piacevolissimo sottofondo musicale che ci accompagna nonostante cambino gli ambienti che mi vengono mostrati, ed effettivamente Paolo conferma di aver voluto mettere un sistema di filodiffusione in tutta la stalla per gli effetti positivi ampiamente dimostrati sul comportamento degli animali. Anche nella scelta delle canzoni nulla è lasciato al caso, si passa dai Queen ai Pink Floyd attraverso Simon & Garfunkel, artisti di un certo spessore per rendere l’ambiente ancora più piacevole. E non finisce qui, guardandoci attorno è possibile scorgere anche dei palloni sospesi all’altezza degli animali con cui questi si divertono molto a giocare, una pratica diffusa in Olanda che qui hanno voluto acquisire.
Parlando di gioco il pensiero corre veloce ai giovani della mandria e, considerando quanto il tema della gestione della vitellaia sia attualmente dibattuto nel tentativo di trovare nuove soluzioni che concilino benessere e funzionalità (vedi anche il nostro articolo “Narrare la vitellaia”), ci soffermiamo su alcune riflessioni ed emerge che, dopo aver provato diversi metodi, attualmente la pratica che si sta utilizzando è quella di lasciare i vitelli con le madri almeno un po’ di giorni per poi passarli nelle classiche gabbiette singole fino ai 60 giorni di età e successivamente in recinti collettivi con i loro coetanei. Questa metodica secondo Paolo si sta mostrando efficace sia per la salute dei vitelli, che acquisiscono il colostro più volte al giorno ed appaiono da subito più vigorosi, sia per le madri, che avviano la lattazione in maniera più graduale riducendo drasticamente il rischio del collasso puerperale. Una volta allontanati dalle madri, un giovane collaboratore si dedica alla loro cura somministrando latte artificiale attraverso un sistema automatico che consente di ridurre notevolmente il tempo di lavoro e di garantire ai vitelli un pasto caldo, cosa che ha portato una notevole riduzione dei disturbi gastroenterici.
Salta quindi all’occhio quanto l’innovazione tecnologica sia ampiamente accolta e ricercata come mezzo per garantire il benessere degli animali in tutte le fasi di allevamento. Paolo sottolinea poi quanto nella gestione generale siano ormai fondamentali ed imprescindibili sia le attrezzature che i software, senza i quali sarebbe pressoché impossibile avere dei margini. La loro azienda effettua i controlli funzionali con l’Associazione Allevatori dell’Emilia Romagna ed utilizza l’applicativo SiAlleva fornito da AIA, gestisce direttamente l’anagrafe bovina ed il registro elettronico dei farmaci, monitora la sanità delle bovine in lattazione sia attraverso il software del robot di mungitura che attuando protocolli di asciutta selettiva per prevenire il più possibile l’insorgere di problematiche. Ma non è tutto, Paolo sottolinea infatti come sia imprescindibile il monitoraggio dei costi di produzione per ottimizzare i benefici e produrre margine, e questo può essere fatto solo attraverso la gestione del conto economico.
Passando poi agli obiettivi futuri emerge la volontà di lavorare sulla longevità degli animali, per aumentarla sempre più nonostante la loro media si posizioni già sopra quella nazionale (circa 3,5 lattazioni a vacca), e raddoppiare la quota di latte lavorato nel punto vendita aziendale, che ad oggi si aggira attorno ai 50 q.li al mese.
Si apre qui un altro aspetto davvero interessante di questa realtà; infatti Davide ha voluto intraprendere la via della caseificazione e, dopo opportuna formazione, una parte del latte lo trasforma personalmente producendo caciottine, primo sale, yogurt, stracciatella, burrata e panna cotta.
E anche qui non poteva di certo mancare l’aspetto innovativo, pertanto il vincolo costituito dallo smaltimento del siero è diventato un’interessante alternativa e l’azienda Ceinar, con l’aiuto della “Serum Lab” StartUp di Bologna che produce cosmetici a partire dal siero di latte proveniente dalla filiera del Parmigiano Reggiano, mette a disposizione nel suo punto vendita anche questa tipologia di prodotti.
Al momento la vendita avviene esclusivamente nel punto vendita locale, ed è possibile visionare tutti i prodotti disponibili sulla pagina facebook “Azienda Agricola Ceinar“. Tuttavia sarà a breve disponibile un sito internet dedicato all’e-commerce.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.