Dalla redazione di Ruminantia è possibile vedere il lago di Bracciano e quando i Canadair e gli elicotteri dei Vigili del Fuoco vengono a rifornirsi d’acqua per spegnere gli incendi. In questi giorni di gran caldo è stato un via vai interminabile di questi aeromobili, ed è inevitabile pensare alla psicologia di chi appicca i fuochi perché, parliamoci chiaro, l’autocombustione è sì possibile ma estremamente rara. Quelli che la stampa abitualmente chiama “piromani” sono una tipologia di persone estremamente eterogenea che va dal grossolano ignorante che getta i mozziconi di sigaretta accesi sui cigli delle strade, a quello che incendia le stoppie pensando di far bene ai futuri pascoli e raccolti, e a chi spera di ottenere un interesse personale. In questo spaccato dell’umanità ci sarà pure il malato di mente, ma onestamente penso che sia una netta minoranza.

Ruminantia si occupa spesso di questo argomento perché lo ritiene strategico per gli interessi sia della collettività che dell’ambiente, ma ci duole constatare che, nonostante un copioso proliferare di leggi e indignazioni, non sembra ci siano stati miglioramenti, anche perché leggi che, oltre alle sanzioni penali e amministrative, non prevedono momenti educativi di massa servono a poco e niente. Il forte rumore dei Canadair che volano a bassa quota per raggiungere l’acqua da caricare sa un pò di guerra e fa anche inevitabilmente pensare a cosa toccherebbe ai colpevoli di questi disastri ambientali in paesi dove le democrazie sono fragili o inesistenti, a patto che incendiare la natura sia considerato dal dittatore di turno una cosa da non fare. Durante le trasmissioni televisive dove si riportano con dovizia di dettagli dove e come sono attivi i roghi, poco tempo si dedica a parlare di chi è stato ritenuto colpevole di così tanta nefandezza. Il motivo è che non si trovano quasi mai i colpevoli? Non ci cercano con la dovuta solerzia? Oppure fa più audience raccontare solo la distruzione? In un mondo terrorizzato dal surriscaldamento del pianeta ma dove di fatto nessun provvedimento concreto e sostanzioso è stato preso per ridurre le emissioni di gas climalteranti, lascia dubbiosi questa inerzia dei pubblici amministratori. Molti scienziati, forse tutti, stanno insistendo sul fatto che aumentare le aree boschive, ma anche le coltivazioni agricole, sia anche un modo per ridurre la presenza di CO2 in atmosfera, e quindi chi incendia boschi e sterpaglie deve essere considerato un criminale, senza se e senza ma.

Oltre ad accelerare il processo di transizione ecologica, non puntando il dito solo verso gli allevamenti di “capri espiatori”, ma contro l’utilizzo smodato di gas e petrolio per uso industriale, civile e autotrazione, è necessario un programma di educazione che parta dalle scuole ma non dimenticando anche gli adulti. Quello che getta il mozzicone acceso dall’auto in corsa, e quello che incendia volontariamente boschi e sterpaglie, oltre ad essere pesantemente e penalmente sanzionato andrebbe anche rieducato. Anche gli “influencer”, per hobby o per mestiere, se ritengono che un campo coltivato o incolto e un bosco siano l’unico modo per decarbonizzare l’atmosfera, per senso civico, devono fare la loro parte ed esercitare il loro potere di condizionare la gente.

Un’attenzione a parte va riservata a questa nuova categoria di persone genericamente e impropriamente definita “negazionista”, che probabilmente è sempre esistita ma che abbiamo imparato a conoscere per l’ampio spazio avuto sui media a partire dal Covid-19 e quant’altro. Negare la falsità dei dati scientifici che dimostrano che il clima sta rapidamente cambiando a causa delle attività umane è molto grave, come anche è esecrabile dare visibilità a questa opinione. Sappiamo bene che oggi convincere chi ha idee sempre opposte a quelle collettive è un’impresa impossibile, e poi è giusto rispettare la libertà di opinione di tutti. Nei tempi di pace e prosperità è anche piacevole essere investiti dal caleidoscopio dei tanti punti di vista, ma quando ci si trova ad affrontare problemi gravi il buon senso impone che è meglio fare sul serio e prendere le più giuste decisioni, per un interesse collettivo. Per prevenire gli incendi, oltre ad una campagna di educazione di massa, occorre che le leggi esistenti vengano applicate e che ne vengano varate altre. I sociologi e gli psicologici devono aiutare i politici e gli amministratori pubblici a capire qual è il disagio delle persone che appiccano gli incendi oppure che lasciano rifiuti ovunque. Queste persone vanno correttamente profilate, e questa è una condizione indispensabile per poi aiutarle con le buone (educazione) o con le cattive (sanzioni). Questi professionisti della mente umana devono aiutarci a capire come sensibilizzare i giovani nelle scuole a questo problema. Un’umanità lenta nell’intraprendere azioni di riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili non può aggravare una situazione già di per sé esplosiva tollerando chi incendia distruggendo ciò che è principalmente in grado di decarbonizzare l’atmosfera.

E’ giunto anche il tempo che gli agricoltori e gli allevatori di sistemi bradi vengano coinvolti attivamente nella sorveglianza e nella prevenzione degli incendi, e che per questo vengano adeguatamente remunerati.