Rapporti n.005 e n.006 del “MATERIE PRIME CEREALI E DINTORNI ECONOMICI” anno 10°

Queste le chiusure del 21/01:

tra parentesi le variazioni sulla seduta precedente in centesimi di dollaro per Bushel per semi, corn e grano, in dollari per tonnellata corta per la farina.

L’indice dei noli B.D.Y è sceso a 1.415 punti, il petrolio wti è salito a 86$ al barile, e il cambio gira a 1,13044 ore 14,34. Il solito mercato tra notizie rialziste: guerra Russia vs Ucraina – inflazione che convoglia finanza sulle commodities – Indonesia che potrebbe limitare le esportazioni di olio di palma – e notizie buone ribassiste, di una finestra di bel tempo in Sud America.

A casa nostra la situazione non cambia più di tanto, anche se il calo dei consumi si fa sentire e infatti probabilmente anche domani si registreranno dei cali.

In sintesi il mercato:

  • Cereali fermi appena cedenti (minori consumi e maggior spinta dall’estero sul breve medio termine) cruscami di grano in calo;
  • fibrosi molto ben tenuti;
  • proteici in ridimensionamento;
  • sottoprodotti dell’industria del riso fermi;
  • olii senza una precisa direzione;
  • biologici in rialzo;
  • seme di cotone in rialzo.

Anche il settore biodigestori soffre carenza di merce a buon mercato, ma qua e là, i Biologi stanno facendo aperture a nuovi prodotti che prima non prendevano in considerazione: “di necessità bisogna far virtù”.

È presto per dire che il mercato si sta calmando, le incognite sono tante, la strada è ancora lunga. Molti sostengono che gran parte del corrente anno sarà ancora con valori molto alti. Se così fosse assisteremmo ad una “selezione della specie” all’interno del nostro settore, speriamo di no, ma una cosa è certa questa tempesta che dura dall’agosto 2020 deve portare ad un cambio di mentalità da parte degli utilizzatori perché siamo entrati in una fase delicata dove non è la domanda che fa il mercato, ma lo è l’offerta!!!!!

Questo, in un mercato di oligopolio come l’Italia, deve far riflettere gli acquirenti. Non basta più dire “IO PAGO”, è forse il momento di capire che la merce va anche prenotata.

Logicamente le tensioni internazionali tra Russia e Ucraina si traducono in tensioni RussiaUSA-EU e non possiamo dimenticare come dipendiamo da quell’area per diverse commodities e per diverse fonti energetiche.
Ecco alcune riflessioni/commenti scritti da Agricensus: “In the crosshairs of the mounting tension stands some of the most agriculturally-productive regions in the world, with Russia and Ukraine major exporters of wheat, corn and sunflower – among other agricultural products – with any conflict in the region likely to bring profound dislocation of trade“.

Nel mirino della crescente tensione si trovano alcune delle regioni più produttive dal punto di vista agricolo del mondo, con Russia e Ucraina i principali esportatori di grano, mais e girasole – tra gli altri prodotti agricoli – con qualsiasi conflitto nella regione che potrebbe portare a una profonda dislocazione di commercio.”

As to President Putin’s intentions, we don’t know if he has yet made up his mind to invade, but he is building the military capacity along Ukraine’s borders to have that option ready at any time,” the statement read.

Per quanto riguarda le intenzioni del presidente Putin, non sappiamo se ha già deciso di invadere, ma sta costruendo la capacità militare lungo i confini dell’Ucraina per avere quell’opzione pronta in qualsiasi momento“, si legge nella dichiarazione.

I venti di guerra scompaginano un’altra volta i mercati e il nostro operare. Logicamente se si scatena la tempesta ogni scenario è stravolto ma soprattutto teniamo presente che il nostro paese da quell’area importa milioni di tonnellate di cereali, piselli proteici, semi oleaginosi, panelli, e non abbiamo molte scorte, anzi è proprio un momento di importanti carenze per tanti prodotti.

Mai come in tal caso è valida la locuzione latina : “Estòte parati” il cui significato è SiatePreparati, e ritorniamo sempre al  punto che è meglio avere un poco di copertura fisica o contrattuale tanto più che come scritto ieri non è la domanda che fa il mercato (prezzo), ma è l’offerta.

Logicamente tutti speriamo che non succeda nulla e che la diplomazia vinca.

Fonte: Officina Commerciale Commodities Srl