Rapporto n.019 del “MATERIE PRIME CEREALI E DINTORNI ECONOMICI” anno 11°

Queste le chiusure dell’8/03:

Mentre vi scrivo (8 marzo 2022) il telematico è in aumento tranne che per il grano (i misteri della pazzia). L’indice dei noli B.D.Y è salito a 2.352 punti, il petrolio wti è salito a circa 124 $ al barile e il cambio gira a 1,09159, ore 8,12.

E stasera le temute stime USDA…… e il patos aumenta.

La guerra procede e l’Europa presenta delle crepe: anche la Serbia si è aggiunta alla Bulgaria e Ungheria imponendo il divieto di esportazione di cereali, semi oleaginosi ed oli (l’Ungheria sembra voglia rispettare solo i contratti pre-crisi, e questo sarebbe già una buona cosa). E intanto arrivano lettere di tutela da parte di grandi traders e importatori che avvisano sin d’ora del rischio default di contratti per cause di forza maggiore. Oltre a questo, si registra anche il ricorso all’autorità giudiziaria per “eccesso di onerosità”, ma al momento la stessa ha invitato le due parti a trovare un accordo (la vertenza riguarda il grano duro).

Purtroppo, stanno arrivando al pettine tutti i nodi della politica Agricola ed Agroalimentare degli ultimi 30 anni, fatta di scarsa vedute e basata sul tutto disponibile sempre; quindi: zero scorte strategiche, zero tutele. La rilevazione dei prezzi sulla piazza di Milano è stata “calda”: gli aumenti sui grani sono stati dell’ordine dai 50 ai 79€ alla tonnellata, sul mais dai 73 a 88€ alla tonnellata e sull’orzo dai 76 a 82€ alla tonnellata, quindi questi prodotti in due sedute sono aumentati di 100€ alla tonnellata. Ma l’economia della scarsità non riguarda solo i cereali, ma anche i proteici, dove gli aumenti sono stati dai 40 ai 100€ alla tonnellata, e se si fossero quotati gli oli avremmo registrato aumenti di oltre 1000€ alla tonnellata.

Siamo vicini ad un’Apocalisse Mercantile, quello che più ferisce è l’inerzia delle Istituzioni e la supponenza di chi dovrebbe riconoscere gli aumenti al settore primario di base e non lo fa. Usando come deterrente metodi Lobbistici o non consoni ad un libero commercio.

… tutto questo dopo soli 13 giorni di una guerra.

Che fare:

  1. Non disdegnare nulla di tutto quello che è disponibile sul mercato e che può trasformarsi in latte, carne e uova.
  2. Valutare/considerare di poter trovare accordi anche extra contrattuali per avere l’esecuzione mercantile delle merci. Vi scrivo questo perché molti attori della filiera saranno coinvolti loro malgrado in default a monte della loro posizione, e i percorsi di recupero quali Arbitrati nazionali, internazionali, concordati vanno su tempi più lunghi di quelli delle varie forniture.
  3. Per chi “crede”: pregare che tale situazione si risolva rapidamente, in quanto ben difficilmente arriveremo a congiuntura con i raccolti e “ l’arrivano i nostri” esisteva solo nei film Wester della mia gioventù, oggi gli Americani si fanno e si faranno pagare.

Fonte: Officina Commerciale Commodities Srl