Le dinamiche fondamentali dei cereali e la situazione degli scambi commerciali con Ucraina e Russia secondo l’analisi di ISMEA.

La guerra in corso si è inserita improvvisamente in un contesto di relazioni mondiali estremamente complesso, con possibili impatti diretti e indiretti sia sui prezzi delle materie prime che sui costi di produzione, in uno scenario globale caratterizzato già da tempo da rincari record riconducibili a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa.

Per comprendere meglio la situazione attuale e i possibili sviluppi per il settore agroalimentare, Ismea ha pubblicato in questi giorni un documento che fornisce dati e informazioni utili relativi a diversi cereali, tra cui mais e orzo, e includendo anche un focus sui fertilizzanti.

Mais

L’Ucraina detiene un ruolo rilevante nel mercato mondiale del mais, non in termini produttivi (rappresenta solo il 3% dell’offerta mondiale), ma perché è tra i principali esportatori soddisfacendo il 15% delle richieste globali. La Russia, al contrario, è marginale sia in termini produttivi che di export (Tab.1).

Tab. 1 – I principali produttori di mais.

Anche in questo caso, il conflitto in corso determina di fatto l’indisponibilità di una buona quota di prodotto ucraino sui mercati mondiali, con conseguente ulteriore incremento dei prezzi, in ragione della concentrazione della domanda su minori offerenti.

L’Ucraina si posiziona al quarto posto tra i principali esportatori destinando il prodotto soprattutto in Cina, Paesi Bassi e Spagna. La Russia è al settimo posto della graduatoria, confermando anche in questo caso legami commerciali con la Turchia e alcuni paesi asiatici (Tab.2).

Tab. 2 – Le principali destinazioni dell’export di mais1 a livello mondiale.

Le importazioni di mais dell’Italia sono molto consistenti e rappresentano poco meno del 50% della domanda interna; dinamica in consistente incremento da alcuni anni in conseguenza del crollo delle superfici a mais in Italia (per fattori climatici e di mercato). Le importazioni di mais dell’Italia dall’Ucraina sono importanti e rappresentano nel 2020 il 13% dei volumi complessivamente importati; prima del 2020 i volumi erano molto più elevati e il peso del mais ucraino arrivava al 20% (Tab.3).

Tab. 3 – I principali fornitori di mais dell’Italia (importazioni).

Dallo scorso 24 febbraio 2022, alla Borsa merci di Chicago, la quotazione del mais in consegna a marzo ha mostrato oscillazioni giornaliere molto marcate ma con tendenza rialzista: tra lo scorso 24 febbraio e l’8 marzo 2022 la quotazione del mais in consegna a marzo è salito di 32,21 euro/t.

In Italia, il prezzo rilevato dall’Ismea ha raggiunto 283,10 euro/t lo scorso febbraio (+27% su febbraio 2021) (Fig. 1), anche in questo caso valore mai toccato prima nella serie storica di Ismea.

Fig. 1 – Evoluzione del prezzo della granella di mais (euro/t).

In caso della indisponibilità del mais ucraino, i mangimifici devono attivare canali di approvvigionamento da altri paesi Ue, soprattutto da quelli che nel 2021 hanno registrato maggiori raccolti (Austria, Francia, Romania), mentre per altri paesi fornitori nazionali i raccolti 2021 sono diminuiti (Ungheria, Croazia). Gli approvvigionamenti Ue garantiscono copertura più immediata; più difficile immaginare un incremento delle importazioni dagli USA, sia per fattori logistici sia perché quella produzione è caratterizzata da varietà OGM vietate nella Ue e potrebbero poi esserci problemi in fase di controllo allo sdoganamento all’arrivo.

Le intenzioni di semina per l’annata 2021/22, diffuse recentemente dall’Istat, evidenziano una flessione delle superfici (-4,8%) che dovrebbero scendere a poco più di 560 mila ettari. Applicando a questo valore una resa media dell’ultimo quinquennio di 10,5 t/ha, nel 2022 si stima un raccolto di circa 5,9 milioni di tonnellate, in calo del 3% circa sul 2021.

Orzo

La Russia è il primo produttore mondiale di orzo e il secondo esportatore. Il ruolo dell’Ucraina è meno rilevante esprimendo il 6% dell’offerta globale, anche se la quota dell’export (12%) si avvicina a quella della Russia (14%; Tab. 4).

Tab. 4 – I principali produttori di orzo.

Il principale sbocco commerciale dell’orzo esportato da Russia e Ucraina è l’Arabia Saudita e, in generale, nessuno dei principali destinatari è appartenente alla Ue (Tab.5).

Tab. 5 – Le principali destinazioni dell’export di orzo1 a livello mondiale.

Le importazioni di orzo dell’Italia provengono dai paesi comunitari, del tutto irrilevanti sono le forniture di Russia e Ucraina (Tab.6).

Tab. 6 – I principali fornitori di orzo dell’Italia (importazioni).

Anche il prezzo della granella di orzo ha mostrato rincari significativi; in Italia, il prezzo rilevato dall’Ismea ha raggiunto 290,60 euro/t lo scorso febbraio (Fig. 2) (+52% su febbraio 2021).

Fig. 2 – Evoluzione del prezzo della granella di orzo (euro/t).

Panelli di estrazione di olio di girasole

I panelli di estrazione dell’olio di girasole sono un sottoprodotto del processo di disoleazione del seme, destinato all’industria mangimistica.

Ucraina e Russia occupano le prime due posizione nel ranking dei paesi esportatori; tra i principali paesi di destinazione, l’Italia figura solo come acquirente dei panelli esportati dalla Russia (Tab.7).

Tab. 7 – Le principali destinazioni dell’export di panelli di estrazione dell’olio di girasole1 a livello mondiale

In riferimento alla domanda estera nazionale, Russia e Ucraina tuttavia rappresentano i primi due fornitori dell’Italia soddisfacendo, rispettivamente, il 29% e il 24% delle importazioni totali nel 2021.

Tab. 8 – I principali fornitori di panelli di estrazione dell’olio di girasole dell’Italia (importazioni).

Fertilizzanti

Rimanendo in ambito agricolo, dal lato degli input utilizzati per la produzione agricola, è da sottolineare la rilevanza della Russia nella produzione ed esportazione di fertilizzanti. La Russia è, infatti, il primo esportatore a livello globale di fertilizzanti con 6,9 miliardi di euro nella media 2018- 20 (13% del totale export mondiale). Oltre il 30% dell’export in valore della Russia è inviato in Brasile e USA; decisamente più polverizzate sono le esportazioni verso le altre destinazioni.

La limitazione dell’export di fertilizzanti recentemente deciso dalla Russia avrà verosimilmente l’effetto di acuire una tensione dei prezzi già in atto dalla metà del 2021 (Fig. 3), similmente a tutte le materie prime, determinando un ulteriore aumento dei costi agricoli di produzione.

Fig. 3 – Evoluzione dell’indice dei prezzi dei fertilizzanti utilizzati per le coltivazioni cerealicole (2010=100).

L’Ucraina detiene invece una posizione poco importante, è trentottesima tra i principali esportatori con 197 milioni di euro, prevalentemente in India (Tab.9).

Tab. 9 – Le principali destinazioni dell’export di fertilizzanti1 a livello mondiale.

Le importazioni italiane di fertilizzanti provengono soprattutto dall’Egitto. Tuttavia, Russia e Ucraina soddisfano congiuntamente il 13% delle richieste totali all’estero.

Tab. 10 – I principali fornitori di fertilizzanti dell’Italia (importazioni).

Il documento integrale è disponibile per il download qui:

Fonte: ISMEA