In un precedente articolo pubblicato su Ruminantia dal titolo “L’importanza di una precoce diagnosi di gravidanza nella bovina da carne”, sono stati riportati dati che dimostrano l’importanza che questo tipo di allevamento ha nel nostro paese, e che molti sono del tipo vacca-vitello.

Chi alleva fattrici sa bene che l’obiettivo di “un parto all’anno” è un requisito importante per la redditività. Come abbiamo visto in un recente articolo, la gestione della riproduzione in generale, e nello specifico della diagnosi di gravidanza e di non gravidanza, è relativamente semplice nell’allevamento delle bovine da latte, perché basta organizzarla nei dettagli. Nell’allevamento delle bovine da carne, che in buon parte dei casi è praticato in modalità estensiva, qualche problema organizzativo indubbiamente c’è. Il tutto è complicato dall’estrema diversificazione gestionale negli allevamenti e dalla mancanza di informazioni statistiche su vasta scala su come è organizzata in pratica la riproduzione in questo tipo di aziende. Per tracciare un quadro d’insieme, e suggerire consigli pratici sulla gestione della diagnosi di gravidanza nell’allevamento delle bovine da carne, è bene anche questa volta fare riferimento ai dati contenuti nel report Beef 2017 del NAHMS dell’USDA relativi a cosa succede 78.9% degli allevamenti di bovine da carne statunitensi e che riguarda l’86.6% degli animali allevati.

Nella tabella 1 si può osservare che il ricorso alla fecondazione naturale è molto diffuso negli USA e questo è di ostacolo per la programmazione di un metodo routinario per effettuare la diagnosi di gravidanza il più precocemente possibile.

Metodi di fecondazione utilizzati nelle manze e nelle bovine adulte da carne (USA)
Metodo di fecondazioneManze
%
Vacche
%
Tutte
%
Solo fecondazione naturale76.892.990.7
Solo fecondazione artificiale3.41.01.3
Entrambi i metodi15.15.56.6
Tabella 1 - Fonte: BEEF 2017 (NAHMS)

Negli allevamenti USA, e sempre secondo Beef 2017, solo l’11.6% degli allevamenti di bovine da carne ricorre alla fecondazione artificiale, con una percentuale che varia dall’8.7% dei piccoli allevamenti (1-49 capi), al 17.7% in quelli di medie dimensioni (50-199), fino ad arrivare al 29.4% in quelli grandi (> 200 capi).

Coerentemente con questo dato, anche il ricorso alla sincronizzazione degli estri è poco diffuso negli allevamenti (7.3%), con percentuali che variano dal 4.8% in quelli piccoli, al 12.2% in quelli medi e al 24.9% in quelli con più di 200 capi.

La gestione della fecondazione naturale è al contempo semplice e per certi aspetti economica ma ha molti aspetti negativi. Oltre a non permettere una capillare diffusione dei vantaggi offerti dalla selezione genetica, impedisce un’attenta ed efficace gestione della riproduzione delle singole bovine, sia dal punto di vista gestionale che sanitario, e non consente di adottare un protocollo “severo” di diagnosi di gravidanza perché non si sa quando una bovina sia stata fecondata dal toro. Si sa solo quando vengono inseriti i tori nel branco, se sono stati adottati i parti programmati.

Quella bovina è una specie pluriestrale annuale, ossia con cicli estrali di durata di 18-24 giorni che si susseguono regolarmente tutto l’anno, per cui potenzialmente potrebbe avere un tasso di concepimento, a parità di distanza dal parto, uguale in tutto il periodo. Pur tuttavia, fattori come il fotoperiodo, lo stress da caldo, il valore nutritivo della dieta ed altri fattori minori, condizionano il tasso di concepimento delle bovine. Gli allevamenti di bovine da carne sono generalmente estensivi, e le fattrici con i vitelli in fase svezzamento utilizzano per quanto più è possibile il pascolo e l’ambiente esterno. Concentrare i parti nei mesi primaverili consente alle fattrici di disporre di pascoli più rigogliosi, e quindi ricchi di tutti quei nutrienti necessari sia per produrre più latte per i vitelli che per consentire una più rapida ripresa dell’attività ovarica e una nuova gravidanza. Inoltre, i parti nei mesi primaverili agevolano la presenza dell’allevatore tra gli animali, e quindi l’assistenza al parto e durante il peri-parto. Negli USA, per questa ragione, si adotta l’immissione programmata dei tori nel gruppo delle femmine fecondabili oppure si ricorre alla sincronizzazione ormonale degli estri. Secondo quanto riportato dal Beef 2017 del NAHMS, negli USA il 55.5% dei vitelli da carne nasce nei mesi di febbraio, marzo ed aprile, e quindi da fecondazioni effettuate nei mesi di giugno, luglio e agosto dell’anno precedente. I tori ovviamente vengono immessi nei gruppi qualche tempo prima per il dovuto adattamento. In questa condizione, le diagnosi di gravidanza vengono normalmente effettuate all’uscita dal pascolo, che almeno in buona parte dell’Italia è una pratica che si sospende totalmente o parzialmente da ottobre a marzo, ovvero in autunno e inverno, quando le condizioni meteo e la praticabilità dei terreni diventano difficoltose.

Come abbiamo visto, il gold standard per gli allevamenti di bovine da latte è la diagnosi di gravidanza effettuata all’incirca a 28 giorni, e questo obiettivo è più o meno raggiungibile se si visitano una volta a settimana gli animali. Negli allevamenti di bovine da carne, se si pratica di routine l’inseminazione artificiale, o meglio la TAI (inseminazione a tempo definito) associata alle sincronizzazioni ormonali, si può effettuare la diagnosi di gravidanza precoce utilizzando il metodo ecografico, la palpazione transrettale o la determinazione ematica della PAG.

Negli allevamenti che non utilizzano in maniera diffusa la TAI ma si affidano alla fecondazione naturale, effettuare la diagnosi di gravidanza o non gravidanza precoce è oggettivamente complesso, ma alcune soluzioni possono essere immaginate sia se si concentrano i parti nei mesi primaverili che in caso contrario. Dall’ingresso dei tori nei gruppi delle fattrici si inizia con cadenza quindicinale a fare le diagnosi di gravidanza confinando le bovine gravide in un apposito gruppo dove eseguire una o due riconferme di gravidanza. Per il contenimento degli animali si possono utilizzare gli autocatturanti presenti tra la corsia di alimentazione e quella di foraggiamento, luoghi di contenimento dove gli animali si possono isolare individualmente oppure soluzioni più tecnologiche come quelle riportate nella foto 1.

Conclusioni

Negli allevamenti estensivi o semi estensivi di bovine da carne può essere utile adottare il metodo ematico, ossia la determinazione delle glicoproteine associate alla gravidanza (PAG) dal sangue prelevato dalle vena caudale. Questo metodo può essere utilizzato come alternativa a quelli ecografici o della palpazione transrettale oppure può affiancarli, e può essere eseguito direttamente dagli allevatori.

Il test di gravidanza Alertys OnFarm prodotto da IDEXX è uno strumento semplice di diagnosi di non gravidanza eseguibile in stalla utilizzando la seguente metodica:

  1. Si preleva il sangue con provette con EDTA dalla vena caudale della bovina.
  2. I campioni di sangue intero possono essere conservati per un massimo di 24 ore a temperatura 2-8°C ma non possono essere congelati.
  3. I dispositivi Alertys sono confezionati individualmente e vanno aperti solo quando si devono utilizzare. Possono essere conservati a temperature comprese tra i 2 e i 30°C.
  4. I campioni di sangue e i dispositivi devono avere una temperatura compresa tra i 15° e i 30°C quando si effettua il test.
  5. I dispositivi vanno letti all’incirca dopo 20 minuti. Se compare una striscia rossa o rosa sotto a quella di controllo il test sarà positivo; sarà negativo qualora non compaia nessuna striscia sotto quella del controllo.

Potete ordinare un kit di prova contattando il partner IDEXX in Italia attraverso il link qui sotto.