Ogni allevamento deve disporre di una provvista di colostro di riserva per prendersi cura dei vitelli nati da madri con una resa insufficiente.
Per evitare la contaminazione da parte dei patogeni ambientali è di particolare importanza disporre di colostro pronto e conservato in condizioni igienico-sanitarie ottimali.
E’ fondamentale indossare sempre i guanti e pulire mammelle e capezzoli prima di raccogliere il colostro, filtrarlo per rimuovere eventuali possibili corpi estranei, ed identificarlo prima di conservarlo, prendendo nota del numero di identificazione della vacca o delle vacche munte, della data di raccolta e della quantità di immunoglobuline.
Il colostro deve poi essere conservato in contenitori chiusi e igienizzati (nei negozi specializzati si trovano facilmente sacche adatte all’uso), e mantenuto:
Prima dell’uso, il colostro deve essere scongelato in bagnomaria tiepidi, non eccessivamente caldi (meno di 50 °C).
L’uso delle microonde è sconsigliato dal momento che la distribuzione del calore non è omogenea e può danneggiare le immunoglobuline.
Condizione specifica degli allevamenti affetti da paratubercolosi (malattia di Johne)
La ricerca ha dimostrato che il 22% delle vacche che risultano positive per la malattia di Johne può diffondere nel colostro o nel latte il relativo microrganismo, il
Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis.
I produttori che eseguono già il test per la malattia di Johne devono evitare di somministrare il colostro o il latte delle vacche positive ai rispettivi vitelli. A questi si può invece somministrare il colostro congelato e precedentemente conservato prodotto da madri negative.
Se i produttori non eseguono il test per la malattia di Johne possono comunque prendere preziosi provvedimenti per ridurre al minimo il rischio di trasmettere questa malattia:
Sono necessarie ulteriori ricerche per indagare se la pastorizzazione del colostro effettuata all’interno dell’allevamento avrà successo senza distruggere gli anticorpi che sono così importanti per offrire al vitello il trasferimento passivo.
Un’altra opzione potrebbe essere la somministrazione di latte di transizione o di scarto pastorizzato.
Alcuni studi hanno infatti dimostrato che il latte di transizione o di scarto pastorizzato ridurrà notevolmente i batteri della malattia di Johne e in alcuni casi li eliminerà completamente.
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