Nel corso degli anni sulle pagine di Ruminantia abbiamo spesso affrontato, sotto vari aspetti, i temi dello stress da caldo e della “Sindrome della bassa produzione di latte in autunno” (SBPLA). In questa rassegna abbiamo voluto fare una selezione di alcuni nostri articoli sull’argomento che possono essere utili per la prevenzione di queste due condizioni.

In questi giorni la temperatura e l’umidità si stanno innalzando; stiamo quindi entrando nel periodo di rischio dello stress da caldo delle bovine da latte.

Stress da caldo: di cosa si tratta

La bovina da latte, come tutti gli altri mammiferi, ha la necessità che la temperatura corporea rimanga costante per mantenere ottimale il suo metabolismo. Quando la temperatura esterna si innalza, essa mette in atto una serie di contromisure per ridurre la sua produzione di calore e aumentare la dissipazione di quello in eccesso. Due sono i fattori critici. Il primo è che la fermentazione ruminale produce molto calore e, considerando le sue dimensioni, questo è già un primo problema da risolvere. Il secondo è che sono poche le possibilità di disperdere il calore nell’ambiente, perché le bovine hanno pochissime ghiandole sudoripare. Un organo importante per dissipare il calore è l’apparato respiratorio; infatti, l’ansimare che si osserva è entro certi limiti del tutto fisiologico. Con il termine stress da caldo, si intende la condizione in cui l’animale non è più in grado di dissipare un’adeguata quantità di calore al fine di mantenere la sua temperatura corporea all’interno di un range di normalità; questo accade quandoè esposto in modo prolungato ad una condizione di caldo ed umidità elevata.

La bovina da latte, e più in generale tutti i ruminanti, al fine di mantenere costante la loro temperatura corporea, nonostante la temperatura esterna e l’umidità relativa siano molto elevate, mette in atto una serie di profonde modifiche del suo comportamento e del suo metabolismo, che già di per sé comportano una riduzione delle performance produttive, riproduttive e sanitarie dei singoli animali come:

  • Riduzione dell’ingestione
  • Aumento delle richieste metaboliche
  • Riduzione della produzione
  • Alterazione della composizione del latte
  • Riduzione delle manifestazioni tipiche del calore
  • Qualità degli oociti
  • Aumento delle interruzioni di gravidanza
  • Calo della fertilità

Il Sistema Allevatori ha intrapreso una serie di studi per fornire uno strumento di valutazione dell’influenza dello stress da caldo sulle performance aziendali. Il metodo oggetto di studio è quello proposto dal Prof. Flamenbaum ed utilizza i dati raccolti da AIA nei controlli funzionali. Per saperne di più, leggi l’articolo “Un report per monitorare lo stress da caldo dell’allevamento calcolato con i dati dei controlli funzionali di AIA“.

Stress da caldo e Sindrome della bassa produzione di latte in autunno SBLA: due facce della stessa medaglia

Sono ormai diversi decenni che si parla di stress da caldo e molto è stato fatto per prevenirlo, anche se il surriscaldamento del pianeta e la maggiore produzione di calore delle bovine (perché mangiano di più per fare più latte) ha ancora come conseguenza il calo estivo della produzione, che si estende ormai fino ad autunno inoltrato.

Alessia Tondo e Alessandro Fantini hanno pubblicato sul numero 9 del 2015 della rivista L’Allevatore (“La sindrome della bassa produzione in autunno“) una prima definizione della SBLA, avanzando qualche possibile causa. Questa analisi era il tentativo di dare una spiegazione al perché nei mesi autunnali quando il THI diventa accettabile ed i giorni medi di lattazione sono simili a quelli dei mesi primaverili la produzione sia invece inferiore.

Una maggiore analisi dei dati e un maggior approfondimento sulla conoscenza delle malattie metaboliche e degli effetti del fotoperiodo hanno migliorato le conoscenze di alcune delle cause della SBPLA, come abbiamo visto nell’articolo “Fare più latte in autunno è possibile“. In una ricerca di Massimo Amadori e Chiara Spelta è stata avanzata un ipotesi suggestiva sul ruolo del sistema immunitario in questa patologia. Il meccanismo alla base di questa ipotesi è stato approfondito nel dettaglio nell’articolo”La sindrome della bassa produzione di latte in autunno: il possibile ruolo di una risposta immunitaria innata disregolata“.

Alcune precisazioni per non sbagliare

Quando il THI supera 68 le bovine iniziano a difendere la stabilità della loro temperatura corporea mangiando e muovendosi meno, bevendo di più e producendo meno latte. Se in stalla hanno modo di riparararsi dal sole e raffrescarsi, i danni produttivi saranno modesti perché le bovine non saranno andate in stress da caldo.

Come si “diagnostica” lo stress da caldo?

E’ molto semplice. Basta contare gli atti respiratori di qualche vacca e misurare a qualcuna la temperatura rettale o vaginale. Se la frequenza respiratoria sale oltre gli 80 atti al minuto e la temperatura corporea è più alta di 0.5°C rispetto al normale, quella bovina ha lo stress da caldo. Se questi parametri sono riscontrati in più del 15% delle bovine della stalla allora si tratta di un problema collettivo. Se, pur facendo molto caldo ed essendoci un THI ben oltre 68, non ci sono bovine in stress da caldo, significa che i provvedimenti presi stanno funzionando.

Cosa fare in pratica per prevenire lo stress da caldo

  • Genetica: Per ora si può fare poco. Bisogna aspettare l’arrivo di tori che conferiscano alla discendenza la capacità di adattarsi al caldo. In ogni caso molte sono le conoscenze sull’argomento e le opportunità che si stanno presentando. Per approfondimenti leggi anche “E’ possibile selezionare per lo stress da caldo?“.
  • Nutrizione: Importante è consultarsi con il proprio nutrizionista per modificare “profondamente” la razione di tutti gli animali e adottare additivi efficaci. Si sa che in estate cambiano i fabbisogni dei minerali e quelli di amido e proteine. La razione in primo luogo deve stimolare l’ingestione e prevenire la chetosi e l’acidosi.
  • Ambiente: Ormai ci sono aziende specializzate che offrono soluzioni “chiavi in mano” per raffrescare adeguatamente gli animali. Per verificare se le attrezzature che sono presenti in stalla sono sufficienti basta leggere il paragrafo “Come si diagnostica lo stress da caldo”. Giudicare efficace il proprio impianto perché d’estate il latte cala poco o per niente può essere fuorviante. Nell’articolo “Efficace implementazione dei sistemi di raffrescamento intensivo delle bovine in allevamenti di larga scala in Italia” il Prof. Flamenbaum ha presentato i risultati di uno studio sull’efficacia dell’implementazione dei sistemi di raffrescamento intensivo per le bovine in due allevamenti italiani. Molto interessante ai fini di verificare l’efficacia delle misure di prevenzione messe in atto contro lo stress da caldo è l’indice estate/inverno, anche detto indice S:W ratio, che si basa sul rapporto tra la produzione di latte estiva e quella invernale. Sull’utilizzo di questo indice abbiamo di recente pubblicato l’articolo “L’utilizzo dell’indice S:W ratio come strumento per valutare l’efficacia del programma di raffrescamento per le vacche da latte in Italia“.
  • Gestione: Nei periodi dell’anno in cui il THI è superiore a 68 per molte ore al giorno le bovine riducono i loro movimenti e l’ingestione. Questi due fattori incidono, rispettivamente, sull’esibizione del comportamento estrale e sulla qualità degli ovociti e la sopravvivenza dell’embrione. Queste tematiche sono state affrontate approfonditamente da Marco Spagnolo in due articoli: La relazione tra lo stress da caldo e la fertilità nella bovina da latteGli effetti dello stress da caldo in tarda gravidanza.
  • Sanità: Durante i mesi estivi alcune patologie come quelle mammarie (mastite), podali (dermatite e laminite) e metaboliche, come la chetosi e l’acidosi ruminale, hanno un picco di prevalenza. Tra le misure da adottare per prevenire le perdite economiche dirette ed indirette derivanti da queste patologie c’è sicuramente un aumento del livello di attenzione (diagnostica) ed un adeguamento dei piani alimentari. Per quanto riguarda la mastite, il calore accumulato dalle bovine nei periodi caldi rappresenta un importante fattore di rischio, come esposto da Andrea Vitali nell’articolo “Il caldo accumulato aumenta il rischio di mastite clinica nella bovina da latte“.

Un approccio olistico

In ogni caso, la migliore strategia per prevenire lo stress da caldo e la Sindrome della bassa produzione di latte in autunno (SBPLA) è adottare un approccio plurifattoriale che tenga conto di tutti gli aspetti sopracitati. Sia lo stress da caldo che la SBLA, infatti, altro non sono che fenotipi, ossia manifestazioni produttive, riproduttive, sanitarie ed economiche derivanti da un’interazione tra genetica, ambiente, sanità, nutrizione e management. Questo approccio è stato approfondito dettagliatamente da Alessandro Fantini nell’articolo Stress da caldo e SBPLA: un approccio olistico.