Il suolo è una risorsa importantissima, da non danneggiare o impoverire. Ma come si possono ottimizzare la resa e i costi e, allo stesso tempo, rispettare l’ambiente? Partendo dall’esempio attuale, quello del mais, proviamo a spiegare come sia possibile coltivare in modo sostenibile, ottimizzando resa e costi.

Il suolo è un bene inestimabile che deve essere preservato, una fonte di vita ricca di nutrimento e in continua evoluzione, la cui salute è collegata a quella dell’intero pianeta.

L’arte e la scienza di un agricoltore e allevatore consistono quindi nel comprendere come coltivare e produrre in modo ottimale, senza però compromettere il suolo.

La gestione attenta e sostenibile di questa risorsa deve essere alla base di un sistema di agricoltura e allevamento moderno e al passo con i tempi.

Anche gli allevatori devono interessarsi a questo processo e al renderlo sostenibile. Ora, ad esempio, è il periodo destinato alla semina del mais, ed è importante anche per un allevatore preoccuparsene perché:

  • il mais è uno dei cereali più coltivati nelle aziende agricole;
  • rappresenta la parte più consistente della razione dei bovini in moltissime realtà di allevamento;
  • richiede in genere molte risorse per ottenere una produzione ottimale.

Compresi i propri obiettivi e piani di produzione, un’azienda agricola si trova di fronte ad un’ulteriore sfida, legata all’aumento dei costi per la coltivazione.

I prezzi dei fertilizzanti, infatti, stanno aumentando continuamente. L’incremento è iniziato a gennaio 2021, e sta continuando, raggiungendo vette che non si vedevano da più di 10 anni. Prezzi in salita per fosfato biammonico, cloruro di potassio, e anche Urea, che rendono la concimazione sempre più onerosa. Secondo un articolo de Il Sole24Ore intitolato “Guerra in Ucraina e fertilizzanti, allarme per gli aumenti record dei prezzi” dell’8 marzo 2022, si evince come, nella settimana che va dal 28 febbraio al 4 marzo, gli aumenti siano stati:

  • +3,8% per l’urea, attestata sugli 875 euro a tonnellata (+120% rispetto a un anno fa);
  • +0,9% per il nitrato ammonico, salito sui 675 euro a tonnellata (+140% rispetto al 2021).

Come possono coesistere il risparmio e la produzione ottimale e sostenibile

Prendiamo un esempio pratico: questo momento dell’anno, come dicevamo, è dedicato alla semina del mais.

A quali sfide dovranno pensare quindi allevatori e coltivatori adesso?

  • Un’eccessiva spesa in termini di concimazione;
  • Le incertezze del clima e, di conseguenza, della resa;
  • Le severe strategie europee per l’agricoltura.

Di seguito ti aiutiamo a capire come comprenderle e affrontarle.

Sfida n°1: Eccessiva spesa in termini di concimazione chimica azotata

Quando un agricoltore o un allevatore è intento alla coltivazione del mais, la concimazione chimica azotata è una delle sfide principali perché:

  • ha un impatto economico sulla produzione;
  • può degradare il suolo rendendolo meno fertile;
  • può distruggere la microbiologia del suolo.

L’utilizzo eccessivo di fertilizzanti chimici, per “spingere” la produzione, ha quindi un effetto a medio e lungo termine controproducente per la fertilità del suolo e, quindi, della resa futura.

Sfida n°2: Le incertezze del clima e della resa

Lo sappiamo: è impossibile prevedere l’evoluzione del meteo, se farà caldo o se pioverà, e cosa quindi accadrà al raccolto.

Il mais seminato adesso ha la necessità di trovare condizioni ambientali, temperatura del suolo e dell’aria ottimali per germinare e crescere adeguatamente.

Ultimamente, però, le temperature medie e gli andamenti meteorologici, soprattutto in caso di semine anticipate, stanno mettendo a rischio la crescita e lo sviluppo della coltura.

Dagli anni Settanta ad oggi le temperature medie dell’Artico sono aumentate di circa 2,3 gradi, sostengono i ricercatori. Questo significa primavere che arrivano in anticipo, estati troppo siccitose e gelate tardive.

L’estate 2021 ha lasciato il segno: sono almeno 300 gli eventi estremi tra nubifragi, bombe d’acqua, trombe d’aria, grandinate e tempeste di fulmini che hanno avuto luogo in Italia classificandola come la sesta più calda dal 1800 con una temperatura superiore di 1,55 gradi rispetto alla media. Questo è quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Isac Cnr e Eswd.

Questo clima, quindi, così imprevedibile e irrazionale, rischia di compromettere non solo la resa in termini di quantità, ma anche la qualità del prodotto stesso.

Sfida n°3: Le severe strategie europee per l’agricoltura

Secondo la “Strategia Farm to Fork” della Commissione Europea si prevede che entro il 2030 avvenga:

  • una riduzione del 50% dell’uso di agrofarmaci;
  • una drastica riduzione di almeno il 20% dei fertilizzanti;
  • il raggiungimento di una quota pari al 25% dei terreni agricoli europei gestiti con il metodo biologico (il livello corrente, secondo la pagina della Commissione Europea, aggiornata al 2020, è dell’8%.)

Questa è una sfida davvero importante per allevatori e agricoltori, dato che il rispetto di queste norme può modificare la resa e l’investimento economico.

Infatti è idea comune che queste riduzioni simboleggino una immediata perdita di resa, dovuta alla riduzione dei fertilizzanti azotati.

Come procedere quindi, per risolvere queste sfide senza compromettere il proprio raccolto e, quindi, il proprio guadagno?

Le soluzioni

Le ricerche scientifiche dimostrano come un’attenzione maggiore alla microbiologia del suolo possa contribuire in modo importante a rendere il terreno più fertile.

Curando il microbioma e lo sviluppo radicale, si può usare fino al 30% in meno di concimazione chimica azotata già dal primo anno, riducendo quindi il costo e ottimizzando le spese.

Quindi, utilizzando meno concimazione chimica azotata, non solo si fa il bene del suolo e del pianeta, ma anche dei propri ricavi.

Queste sfide possono quindi essere superate, mantenendo comunque una resa ottimale e rispettando l’ambiente. Una vittoria su tutti i fronti. Ecco come: affidandosi a prodotti Biopotenzianti che stimolano l’attività biologica del suolo, come SOP COCUS Maize Compact dedicato al Mais.

Il maggior sviluppo del microbioma del suolo porta ad una maggiore crescita radicale (fino a +35% di radici fini e molto fini), che rende la pianta più efficiente nell’assorbimento di acqua e nutrienti.

Questi prodotti aiutano agricoltori e allevatori a:

  • Ridurre fino al 30% la concimazione chimica azotata già dal primo anno;
  • Avere quindi meno costi a parità di produzione;
  • Coltivare piante più adattabili e resistenti agli stress climatici ;
  • Avere un terreno con maggiore disponibilità di elementi nutritivi favorendo l’attività del microbioma;
  • Ridurre le emissioni di Ammoniaca (NH3), precursore del particolato sottile, e di Protossido di Azoto (N2O), potentissimo gas serra.

Studi scientifici come quello dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, pubblicato in data 24 febbraio 2021 sulla prestigiosa rivista internazionale Agronomy, confermano questi dati.

L’utilizzo del prodotto SOP COCUS Maize Compact ha permesso a chi lo utilizza di ridurre gli input di Azoto Chimico e le conseguenti emissioni di Protossido di Azoto, senza penalizzare la produzione.

Quello che è stato evidente fin da subito è stata un’elevata sanità della pianta tradotta poi in un’ elevata resa produttiva (oltre le 70 ton/ha). La cosa più interessante è che tutto questo è avvenuto con solo il 50% di concimazione chimica.

ALLEVAMENTO FRISIA – Lorenzo Andena, BERTONICO (LODI)

Coltivare il mais in modo ottimale dando vita a un circolo virtuoso di benessere per il suolo, la pianta, e gli animali, è già una realtà. E questa realtà, in sintesi, permette di dar vita a un circolo di autopotenziamento positivo per tutti gli interlocutori, e ottenere:

  • sostenibilità economica, per l’agricoltore, limitando le sue spese;
  • sostenibilità ambientale, riducendo il rischio di lisciviazione nelle acque e le esalazioni di gas serra;
  • sostenibilità sociale, limitando le emissioni di ammoniaca, precursore del particolato sottile.

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