Il Ministero della Salute ha pubblicato il parere della Sezione per la Sicurezza Alimentare del CNSA (Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare) che riporta le conoscenze attuali e i suggerimenti del Comitato in materia di prevenzione e controllo della echinococcosi cistica.
L’Echinococcosi cistica (EC) è una malattia cronica disabilitante di origine parassitaria, diffusa in tutto il mondo e storicamente endemica in Italia, che costituisce un caso esemplare di one-health, coinvolgendo l’uomo, i cani, gli animali da reddito, l’ambiente e i prodotti alimentari.
L’echinococcocosi è una zoonosi complicata il cui agente eziologico, un cestode del genere Echinococcus, compie cicli biologici in differenti specie animali che fungono da ospiti intermedi o definitivi. Gli esseri umani infettati da Echinococcus sono ospiti “a fondo cieco” in quanto non contribuiscono alla perpetuazione del ciclo biologico del parassita.
La tassonomia del genere Echinococcus è piuttosto complessa: tra le specie riconosciute, si segnalano, in particolare: Echinococcus granulosus sensu lato (complesso di specie criptiche, agenti eziologici della EC) ed Echinococcus multilocularis (agente eziologico della echinococcosi alveolare).
Echinococcus granulosus sensu lato (s.l.) ha una distribuzione mondiale con aree endemiche nei sei continenti e un’elevata prevalenza nella regione mediterranea. Il ciclo biologico prevede un ospite definitivo (canidi domestici e selvatici) ed un ospite intermedio (mammiferi domestici e selvatici). Gli ospiti intermedi si possono infettare ingerendo le uova rilasciate nell’ambiente dall’ospite definitivo con le feci. Il ciclo pastorale, nel quale i cani da pastore sono ospiti definitivi e gli animali da allevamento (soprattutto gli ovini, ma anche suini, bovini e caprini) sono ospiti intermedi, predomina come fonte di infezione degli esseri umani in tutto il mondo. Il ciclo silvestre si verifica nei canidi selvatici e nei ruminanti selvatici ed è meno importante come fonte di infezione umana, tranne nelle comunità di cacciatori i cui cani possono infettarsi per ingestione di visceri di animali selvatici. Esiste anche la possibilità di un ciclo sinantropico con la predazione da parte dei lupi o altri canidi selvatici di ruminanti domestici.
Negli animali l’infezione da E. granulosus s.l. è generalmente asintomatica ma comporta riduzione di produttività negli animali da reddito e perdite per sequestro e distruzione di organi alla macellazione. Tuttavia, anche per gli animali sussistono diverse criticità che non consentono di delineare un preciso quadro epidemiologico.
Si è ritenuto, quindi, estremamente importante inserire tale argomento nella “Programmazione delle attività del CNSA in materia di valutazione e comunicazione del rischio in sicurezza alimentare“, al fine di sensibilizzare opportunamente tutti i portatori di interesse.
Su scala internazionale, nonostante lo svolgimento di importanti programmi di ricerca, sussistono ancora numerose incertezze scientifiche e diverse criticità che non consentono di delineare un preciso quadro epidemiologico, sia per l’uomo che per gli animali. Nonostante, quindi, sia difficile calcolare con precisione l’onere sanitario ed economico dell’echinococcosi, si stima che tale patologia sia responsabile di perdite economiche significative nel settore della sanità pubblica. A livello globale, uno studio del 2006 ha stimato costo di almeno 760 milioni di dollari di perdite per l’infezione umana e di almeno 140 milioni di dollari per le perdite annuali di produzione degli animali da reddito. In Italia, l’echinococcosi, con circa 900 casi all’anno, rappresenta la seconda zoonosi per ospedalizzazione, ma tale dato è certamente sottostimato, a causa della notevole sotto-notifica dei ricoveri, cui va aggiunto un numero imprecisato di casi trattati a livello ambulatoriale. A causa della mancanza di dati certi, è difficile calcolare con precisione l’onere sanitario ed economico dell’EC nell’uomo, ma uno studio effettuato sulla base delle registrazioni delle dimissioni ospedaliere ha stimato un onere finanziario medio nazionale di circa 53 milioni di euro nel 2001-2014 (pari a circa 4 milioni di euro l’anno). Inoltre, comporta notevoli perdite economiche per la riduzione della produzione lattea negli animali da reddito.
L’analisi delle principali criticità osservabili in Italia evidenzia, in particolare, che:
- la scarsa attenzione alla notifica dei casi umani potrebbe essere causata dal fatto che l’indicazione della specifica patologia potrebbe essere irrilevante ai fini amministrativi di rimborsabilità dell’intervento chirurgico. Un livello ancora più ampio di sotto-notifica si osserva per i casi non sottoposti ad intervento chirurgico;
- la grave carenza informativa sul riscontro di cisti da echinococco al macello, che riguarda soprattutto gli ovini, potrebbe essere correlata allo scarso valore commerciale degli organi ovini oppure a difficoltà operative, osservabili soprattutto nei piccoli macelli, che possono comportare la sola registrazione dell’ammissione o meno al consumo del capo macellato senza un’attenta rendicontazione delle cause di sequestro degli organi patologici. Ciò, inoltre, può contribuire a limitare l’opportuno scambio di informazioni tra le aree A (sanità animale) e B (ispezione degli alimenti) dei Servizi veterinari;
- la possibilità di una diagnosi sierologica negli animali è limitata dalla mancanza di metodiche specifiche (42, 43). Negli animali da reddito, la diagnosi strumentale mediante ecografia, seppur possibile, è di fatto impraticabile in termini di costi e organizzazione su larga scala (44);
- il vaccino ricombinante australiano EG95 non è stato registrato in Europa, forse anche perchè la sperimentazione negli animali risulta troppo impegnativa per gli allevatori, in quanto richiede un monitoraggio di circa cinque anni, durante i quali gli animali non possono essere spostati nè macellati. Per quanto riguarda, invece, gli ospiti definitivi, al momento è assolutamente incerto
- il potenziale di una vaccinazione efficace contro E. granulosus;
- sussistono delle criticità intrinseche per lo svolgimento dell’analisi epidemiologica dell’EC e per l’identificazione e quantificazione delle principali vie di trasmissione all’uomo in aree endemiche.
La Sezione per la Sicurezza Alimentare del CNSA evidenzia la necessità di sensibilizzare ed informare cittadini ed operatori sanitari, al fine di assicurare il contenimento della parassitosi, ed auspica lo svolgimento di studi scientifici che possano contribuire alla conoscenza delle fonti di infezione e delle abitudini socioculturali coinvolte nella trasmissione della patologia nelle aree endemiche.
Il CNSA ritiene importante sensibilizzare il settore veterinario sulla necessità della corretta registrazione dei riscontri al macello e sull’importanza di un adeguato e tempestivo scambio di informazioni tra le aree di ispezione degli alimenti e di sanità animale dei Servizi veterinari, o creare una sinergia culturale tra il settore medico e quello veterinario nei confronti di una patologia che è perfetto esempio di one health.
Importante è anche l’attuazione di programmi di informazione e sensibilizzazione per specifici gruppi di popolazione (pastori e allevatori di animali allo stato brado o semi-brado, cacciatori, ecc.), anche al fine di promuovere l’attuazione di trattamenti antiparassitari e l’applicazione di buone norme igieniche di carattere generale e del corretto smaltimento dei visceri degli animali.
Il parere raccomanda infine lo sviluppo di test per una diagnosi sierologica (sia negli uomini che negli animali) e di vaccini per ospiti intermedi e definitivi.
Per scaricare il documento completo cliccare qui.
Fonte: Ministero della Salute
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.