Granarolo e Granlatte hanno diffuso in questi giorni una lettera indirizzata ai rappresentanti dell’agroalimentare italiano con l’obiettivo di sollecitare le organizzazioni della rappresentanza agricola, della trasformazione e della cooperazione ad una presa di posizione a sostegno dell’intera filiera lattiero-casearia italiana.

Riconoscendo la grave situazione in cui il mondo agricolo e l’industria lattiero-casearia, inclusi gli allevatori della filiera Granarolo, si trovano in questo momento a causa dell’impatto dell’inflazione e dell’aumento smisurato dei costi di produzione, il gruppo lancia un appello alle istituzioni, sollecitando nel breve tempo misure concrete per mitigare gli effetti di questa situazione.

Il settore dell’allevamento bovino da latte è tra i più colpiti dall’incremento dei costi di produzione innescati dalle tensioni dei prezzi delle materie prime. Questo è stato confermato anche da Ismea che in questi giorni ha pubblicato l’indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione da cui è emerso per il 2021 un aumento medio del 7,4% su base annua, con una crescita particolarmente evidente nel mese di dicembre (+13% rispetto a dicembre 2020).

Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera.

 

Al presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti
Al presidente Coldiretti Ettore Prandini
Al presidente Cia Dino Scanavino
Ai presidenti di Coldiretti, Confagricoltura e Cia di Puglia, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Marche, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia
Al presidente di Fedagri Giorgio Mercuri
Al presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti
Al presidente di Agci-Agrital Gianpaolo Bonfiglio
Al presidente di Assolatte Paolo Zanetti
Al presidente di Federalimentare Ivano Vacondio

Gentilissimi,

in qualità di consiglieri della cooperativa Granlatte e di Granarolo S.p.A., a nome dei nostri 600 colleghi allevatori distribuiti in tutto il Paese, sentiamo il bisogno di sollecitare le organizzazioni della rappresentanza agricola, della trasformazione e della cooperazione ad una presa di posizione a sostegno dell’intera filiera lattiero-casearia italiana.

Da molte settimane assistiamo ad un ingiustificabile rimpallo sull’inflazione dei costi di produzione che sta colpendo duramente il mondo agricolo e l’industria agroalimentare. Per la nostra natura di filiera, subiamo ogni giorno l’impatto dell’inflazione in ogni snodo del processo produttivo, sul campo, alla stalla, negli stabilimenti, allo scaffale.

Questa volta è allarme rosso davvero per la tenuta del sistema, come non è mai stato in passato ed è sbagliato concentrare l’attenzione solamente sul consumatore finale. Noi chiediamo che chi produce sia salvaguardato non di più, ma quantomeno alla stregua di chi compra, distribuisce e di chi consuma ed è necessario riconoscere il giusto prezzo per un cibo di qualità e sostenibile, in primo luogo proprio da parte di chi lo compra, lo distribuisce e lo consuma.

Non esiste nessuna possibilità di superare indenni l’onda inflattiva nel breve periodo e nessuno può pensare di scaricarla interamente a monte o a valle.
Parlare genericamente di latte oggi è fuorviante.

Nel caso delle DOP le compravendite si riferiscono ai bollettini delle principali borse merci in maniera trasparente, per tutto il resto i contratti sono la conseguenza dei rapporti di forza tra chi produce, chi trasforma e chi distribuisce e non è un segreto che, in assenza di un’interprofessione, sono gli allevatori l’anello debole della catena.

La produzione è aumentata e questo di per sé è un bene, ma a chi conosce come voi il mondo agricolo non sfugge che questo è frutto di ingenti investimenti sostenuti dagli allevatori che oggi devono pagarne gli interessi bancari. Non aumentano i consumi interni, dipendiamo dalle importazioni per l’alimentazione degli animali e per l’energia. I costi per le lavorazioni e le semine per l’autoproduzione dei foraggi stanno crescendo a dismisura.

A fronte della velocità impressa dalla valanga dei costi, il protocollo che vede impegnate le organizzazioni della rappresentanza, sotto la regia del Ministero, si sta rivelando non sufficiente, utile quando è stato pensato ma ormai superato.

Semmai la grande distribuzione, alla stregua di quanto è stato fatto per fronteggiare il caporalato nel pomodoro, non dovrebbe trattare con chi non ha ancora adeguato le liquidazioni o gli accordi con gli allevatori. E invece se ne avvale per politiche promozionali al limite delle pratiche sleali, con prezzi alla vendita che non coprono i costi di produzione.

In sintesi, se continua così agli allevatori non basteranno i 41 centesimi e chi trasforma avrà la necessità di scaricare parte dell’inflazione sui listini per non chiudere.

Le catene della distribuzione stanno preservando la capacità di acquisto delle famiglie italiane, ma la coperta è chiaramente troppo corta e chi non riesce a coprirsi rischia di non superare la nottata.

Un punto a favore del protocollo è stata l’istituzione di un tavolo permanente che vede partecipi tutti gli attori, il modo agricolo, la trasformazione, la cooperazione e la distribuzione. Il Governo si limita ad apparecchiare la tavola ma non ha messo ancora nulla sul tavolo. Adesso che finalmente un tavolo esiste, andrebbe usato per fare qualcosa di concreto e soprattutto per farlo in fretta, andando oltre i contenuti dell’attuale protocollo, per dare una risposta prima che il sistema imploda su se stesso. Lo scenario del prossimo futuro conferma infatti inflazione, probabile aumento dei tassi d’interesse, calo dei consumi nazionali, ulteriore aumento della produzione lattiera e una riforma della PAC che colpirà negativamente gli allevatori.

Chi fa latte, chi munge e chi lo trasforma, quando si ferma è per sempre. Parliamo di migliaia di imprese e di posti di lavoro, parliamo di presidio territoriale, di sostenibilità ambientale, economica e sociale dei territori rurali, ma parliamo anche della necessità di salvaguardare la produzione di un cibo di qualità, fondamentale per vivere bene e per preservare la nostra salute. Gli indirizzi di politica agricola della Comunità Europea chiedono agli agricoltori e all’industria di intraprendere la transizione sostenibile e nessuno si è tirato indietro nel nome dei nostri figli, ma non si può chiedere a chi non riesce a far quadrare i propri conti di pensare al futuro e al mondo che verrà.

I nostri soci e noi stessi riconosciamo con orgoglio di essere nel posto giusto per dare dignità al nostro lavoro e alle nostre aziende, il nostro Gruppo anche in questo frangente è vicino ai propri soci. Dovremmo e vorremmo potere fare di più ma stiamo parlando di oltre 10 punti di inflazione che non trovano copertura dai prezzi di vendita, dunque mai come oggi è importante che il mondo della rappresentanza si schieri dalla parte degli agricoltori e dell’industria virtuosa con la necessaria determinazione, facendo leva sulle istituzioni e promuovendo una giusta informazione.

Sappiamo di trovare in tutte le organizzazioni in indirizzo interlocutori responsabili e attenti a questo appello e siamo fin d’ora disponibili, come Gruppo e come singoli allevatori a condividere le iniziative che si riterranno utili a porre nella giusta evidenza il rischio di sacrificare alla demagogia un comparto fondamentale per il nostro Paese.

Firmato, in ordine alfabetico

I consiglieri di Granlatte e Granarolo:

Franco Aceto, socio allevatore di Cosenza
David Allegro, socio allevatore di Pordenone
Danilo Barbaglio, socio allevatore di Lodi
Andrea Bassi, socio allevatore di Ravenna
Guglielmo Belletti, socio allevatore di Mantova
Adonis Bettoni, socio allevatore di Como
Armando Bortolussi, socio allevatore di Pordenone
Paolo Brivio, socio allevatore di Lecco
Gianpiero Calzolari, socio sovventore
Simona Caselli, socio sovventore
Roberto Chizzoni, socio allevatore di Mantova
Michele Di Marziantonio, socio allevatore di Roma
Giuseppe Dotti, socio allevatore di Brescia
Danio Federici, socio allevatore di Cremona
Gianluca Ferrari, socio allevatore di Cremona
Saverio Gargano, socio allevatore di Potenza
Mauro Gennari, socio allevatore di Modena
Angelo Antonio Gentile, socio allevatore di Bari
Giovanni Giambi, socio allevatore di Ravenna
Francesco Vito Mario Lillo, socio allevatore di Matera
Graziano Maccagnola, socio allevatore di Brescia
Marisa Montebugnoli, socio allevatore di Bologna
Nicola Paradiso, socio allevatore di Matera
Giuseppina Polidori, socio allevatore di Viterbo
Paolo Rosso, socio allevatore di Padova
Pierluigi Scrocchi, socio allevatore di Piacenza
Vito Francesco Villari, socio allevatore di Bari
Gabriele Zavatta, socio allevatore di Ravenna