Le tendenze che riguardano le scelte alimentari dei consumatori sono complesse, non del tutto razionali e guidano i cambiamenti nell’industria alimentare. Nei supermercati dove c’è un’ampia scelta di prodotti e dove una moltitudine di caratteristiche ed etichette alimentari competono per l’attenzione degli acquirenti, i consumatori operano in uno stato di sovraccarico di informazioni.

Inoltre, a causa dell’industrializzazione della filiera agroalimentare e del conseguente calo dell’occupazione nelle aziende agricole, i consumatori spesso non hanno familiarità con i processi che stanno alla base della produzione. La comprensione del processo decisionale dei consumatori relativo alla scelta degli alimenti è essenziale affinché le industrie alimentari rispondano in modo appropriato alle richieste dei consumatori e rimangano competitive in un settore sicuramente dinamico. Ciò è particolarmente importante nell’industria lattiero-casearia, visto che negli Stati Uniti il consumo di latte fluido è in calo dagli anni ’70.

Una preoccupazione comunemente segnalata dai consumatori di prodotti lattiero-caseari è l’utilizzo di antibiotici negli animali da latte. I prodotti con un’etichetta “biologico” o “senza antibiotici” sono spesso percepiti come indicativi di un prodotto di qualità superiore e più sicuro. I consumatori spesso non hanno familiarità con le pratiche legate alla produzione animale e potrebbero non comprendere le norme sui tempi di sospensione o conoscere i rigorosi sistemi in atto per impedire che i residui di antibiotici entrino nella catena alimentare. Nella fattispecie, gli allevatori sono tenuti a scartare il latte ottenuto da vacche trattate con determinati antibiotici e vengono imposte sanzioni sostanziali in caso di violazione. Inoltre, l’Ordinanza sul latte pastorizzato prevede che tutto il latte crudo e di qualità A venga sottoposto a screening a livello del serbatoio di raccolta del latte di massa per i residui di antibiotici β-lattamici.

Pertanto, tutto il latte venduto ai consumatori è tecnicamente “senza antibiotici”. I produttori di latticini che utilizzano antibiotici (spesso in modo perfettamente giudizioso) o il cui prodotto non è etichettato come privo di antibiotici, potrebbero perdere una fetta di clienti a causa di percezioni errate o della mancanza di conoscenza da parte dei consumatori. I produttori potrebbero sentirsi spinti ad adottare pratiche di gestione che escludano gli antibiotici, che invece sono strumenti utili per la salute e la produzione animale se usati in modo appropriato. La misura in cui i consumatori siano consapevoli dell’utilizzo di antibiotici e delle pratiche di prevenzione dei residui provenienti da essi nelle aziende da latte non è nota, e non è chiaro se l’acquisizione di tale conoscenza possa influire sul comportamento di acquisto e sulla percezione dell’allevamento da latte. Inoltre, non è chiaro quali metodi educativi sarebbero più efficaci nel trasmettere tali informazioni.

Gli obiettivi di questo studio erano quindi valutare le percezioni dei consumatori sulla qualità e sulla produzione dei prodotti lattiero-caseari negli Stati Uniti e determinare se i materiali educativi, che forniscono informazioni sulle procedure utili per limitare la presenza di residui di antibiotici nel latte, possono modificare la percezione dei consumatori nei confronti dei prodotti lattiero-caseari e le loro abitudini di acquisto.

 La ricerca è stata condotta intervistando 804 consumatori assegnando loro a 1 di 3 modalità d’intervento:

  1. un braccio di controllo (lettura del contenuto della pagina Dairy del sito Web myplate.gov dell’USDA);
  2. opuscolo educativo sulle procedure che prevengono la presenza di residui di antibiotici nel latte;
  3. un video sulle stesse procedure.

Si è scoperto che la maggioranza (86.1%) dei partecipanti ritiene che la qualità dei prodotti lattiero-caseari negli Stati Uniti sia elevata, sebbene molti nutrissero preoccupazioni per il trattamento degli animali da latte e per le sostanze chimiche (pesticidi, antibiotici, ormoni) presenti nei prodotti lattiero-caseari. Rispetto all’intervento di controllo, l’opuscolo è stato associato ad una significativa diminuzione del livello di preoccupazione dei consumatori riguardo le sostanze chimiche nel latte [-0.20 punti su una scala Likert, intervallo di confidenza (IC) del 95%), da -0.32 a -0.08] e ad un sollievo significativamente maggiore nell’acquisto di prodotti lattiero-caseari convenzionali (odds ratio 2.43, IC 95%, 1.62-3.66). Il video è stato associato ad effetti ancora più forti: una diminuzione di 0.29 unità del livello di preoccupazione per le sostanze chimiche nel latte (95% IC, da -0.42 a -0.016) e probabilità 2.94 volte maggiori di acquistare prodotti lattiero-caseari convenzionali (95%, IC 1.92-4.49). Sebbene il processo decisionale che spinge i consumatori ad acquistare un certo alimento sia complesso e guidato da molteplici fattori, sembrerebbe che l’educazione circa i processi che promuovono la sicurezza alimentare possa rassicurare i consumatori sulle loro preoccupazioni e potenzialmente influenzare le abitudini di acquisto.

Il presente articolo è una sinossi dello studio Redding, L. E., Parsons, B., & Bender, J. S. (2021). Educational interventions to address misconceptions about antibiotic residues in milk can alter consumer perceptions and may affect purchasing habits. Journal of Dairy Science, 104(11), 11474-11485.