“Real dairy. No cows”. Lo slogan della Remilk, la start up israeliana che promette di produrre latte e formaggi senza vacche.
Dopo la carne prodotta in laboratorio è in arrivo il latte “cow free”. A farne annuncio è Remilk, una società israeliana, che dopo aver raccolto 120 milioni di dollari di capitale di investimento, intende aprire a Kalundborg, Danimarca, la più grande fabbrica di latte da laboratorio su un’area di quasi 70mila metri quadrati.
“Non un sostituto vegetale, ma un prodotto che verrà impiegato come alternativa al latte di origine animale e per la produzione di frullati, bevande a base di caffè o tè”. – fanno intendere i produttori.
Si prepara così lo sbarco, non solo nei mercati europei, di questo nuovo prodotto, che non c’entra nulla con i sostituti vegetali, ma che si propone di rispondere alle richieste di chi vuole continuare a bere latte vaccino e a mangiare latticini senza assumere lattosio e altre sostanze. I latticini di sintesi sono infatti basati sull’inserimento nei lieviti dei geni delle molecole di interesse, principalmente proteine, escludendone alcune, tra le quali appunto il lattosio. Una volta ottenuta la soluzione delle proteine, si procede a una disidratazione che porta a una polvere sfruttabile per numerosi impieghi.
“Un’aggressione che, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi – ha detto Coldiretti -.
“Assieme a Filiera Italia, – aggiunge – abbiamo smontato una dietro l’altra le bugie che ci celano per esempio, sulla presunta bistecca green, che in realtà non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.”
Non si sono fatte attendere difatti anche le critiche di Filiera Italia, dove Luigi Scordamaglia, consigliere delegato, ha giudicato “inaccettabile di fronte a tutto ciò l’atteggiamento di quelle istituzioni che nulla fanno per controllare l’effettivo impatto sulla salute umana e sull’ambiente di questi alimenti sintetici. Attenzione – dice ancora il consigliere – carne e latte di sintesi sono solo i primi prodotti a cui seguiranno tanti altri alimenti nessuno escluso se si lascerà continuare impunemente questa programmata e capillare politica di disinformazione fatta da multinazionali in grado di investire risorse praticamente infinite”.
E conclude: “Intendiamo usare una parte importante dei finanziamenti del nostro PNRR per rendere sempre ancora più sostenibile il nostro modello di produzione zootecnica, senza scorciatoie e salti nel buio che ci esporrebbero a rischi enormi e purtroppo sottovalutati”.
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