Alla Camera dei Deputati il Ministro Stefano Patuanelli è intervenuto sulle iniziative avviate dal Governo a sostegno della filiera agricola, agroalimentare e della pesca in relazione all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Al centro del dibattito la capacità del settore agroalimentare italiano di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai rapidi e improvvisi mutamenti dei contesti economici e politici, come quelli che stanno destabilizzando l’Europa in queste ultime settimane.
Come riportato dal Ministro, il 2021 si è chiuso all’insegna di un cauto ottimismo, con il PIL italiano in aumento del 6,5%, con previsioni di un ulteriore incremento, per l’anno in corso, superiore al 4%, e con esportazioni agroalimentari superiori rispetto ai livelli del periodo pre-pandemia.
Tuttavia, gli strascichi della crisi hanno continuato ad essere evidenti anche nei primi mesi di quest’anno, con un aumento generalizzato delle materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati, portando ad una crescita dell’inflazione (+5,7% su base annua a febbraio 2022). Purtroppo, la crisi tra Russia e Ucraina ha introdotto nuovi e ulteriori fattori di instabilità, sociale ed economica.
La prima immediata conseguenza della crisi si è concretizzata in una nuova e ulteriore fiammata dei mercati dei prodotti energetici che ha spinto in forte aumento il prezzo del petrolio e soprattutto del gas naturale, provocando un ulteriore generale peggioramento dei costi di trasporto e di riscaldamento.
Nel settore agroalimentare, si aggiungono, per la prima volta dopo molti anni, le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole dall’area centro orientale dell’Europa, la quale, tradizionalmente, rifornisce il mercato dei cereali e dei semi oleosi dell’UE e dell’Italia. Il venir meno di Russia e Ucraina, grandi esportatori di commodity per l’alimentazione umana e animale, e l’eventualità di un blocco del commercio con altri paesi dell’Unione delinea uno scenario complesso e incerto.
Le minacce di restrizioni all’esportazioni di cereali dell’Ungheria, uno dei primi partner italiani in questo settore, avevano accresciuto le preoccupazioni del settore zootecnico nazionale ma per fortuna, tale ipotesi è stata scongiurata.
Le preoccupazioni, tuttavia, permangono dal momento che il potenziale proliferare di limitazioni al commercio internazionale da parte dei Paesi dell’area ex-sovietica e di alcuni dei Paesi UE potrebbe compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei e la stessa natura del mercato unico, provocando uno shock generalizzato di ampia portata.
Come ricordato da Patuanelli per il settore agricolo, l’incertezza dello scenario geopolitico ha ulteriormente accresciuto la volatilità delle quotazioni internazionali dei cereali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais, in Italia, hanno raggiunto i livelli più elevati degli ultimi anni.
A fronte di queste difficoltà, ha dichiarato Patuanelli, il Mipaaf ha immediatamente attivato, con il supporto degli Enti Vigilati, meccanismi di monitoraggio per valutare, con dati oggettivi e certi, gli impatti della crisi in atto sui sistemi produttivi agroalimentari e proporre le possibili misure a sostegno delle imprese.
Il Ministro ha sollecitato in CdM il ricorso a una strumentazione di emergenza sia in ambito nazionale che europeo.
Il Ministro Patuanelli ha poi proseguito fornendo alcuni dati utili per comprendere la reale situazione del Paese. Le analisi del Ministero delineano un valore dell’interscambio commerciale agroalimentare dell’Italia con Russia e Ucraina contenuto, pari, nel complesso, a circa 1 miliardo di euro di esportazioni e a poco meno di 900 milioni di euro di importazioni.
Per le esportazioni italiane, il mercato russo era già stato seriamente compromesso nel 2014, quando Mosca ha imposto un embargo su gran parte delle eccellenze italiane (ortofrutta, carni fresche e trasformate e prodotti lattiero-caseari), come ritorsione alle sanzioni della UE per l’avvio della crisi in Crimea.
Nel 2021, le esportazioni italiane in Russia ammontano a 661 milioni di euro, pari al 1,3% del totale delle vendite italiane, con i principali prodotti rappresentati da caffè torrefatto, vini in bottiglia e spumanti. L’Italia è il primo fornitore di vino in Russia, ma il valore esportato (148 milioni di euro) è pari a circa il 2% del totale delle vendite all’estero del settore e la Federazione Russa detiene la 12° posizione tra i partner commerciali della filiera vitivinicola nazionale.
Le esportazioni agroalimentari in Ucraina risultano più circoscritte, con un valore di 365 milioni di euro (lo 0,7% del totale delle vendite italiane).
Dal 1° gennaio 2022, prima del conflitto in Ucraina, anche la Bielorussia si è adeguata alle politiche commerciali della Russia, decretando il blocco delle importazioni di alcuni prodotti italiani ed europei, quali ortofrutta, carni fresche e trasformate, prodotti lattiero caseari e dolciumi. Ma con circa 40 milioni di euro di esportazioni e poco meno di 2 milioni di importazioni nel 2021, il peso di questo Paese sulla bilancia commerciale agroalimentare italiana può essere considerato molto limitato.
Negli ultimi cinque anni, tuttavia, questi Paesi hanno registrato sensibili aumenti delle vendite italiane ed è pertanto necessario secondo Patuanelli attuare tutte le misure utili a mantenere le nostre quote di mercato, per non rallentare l’espansione delle aziende italiane.
Il recente blocco imposto dalla UE alle esportazioni di beni di lusso in Russia ha colpito, in maniera differenziata, alcune eccellenze del “Made in Italy”, con un impatto limitato per l’agroalimentare.
Il conflitto e sanzioni hanno reso impraticabili questi mercati.
L’approvvigionamento di materie prime agricole
Il Ministro Patuanelli ha ricordato che l’Italia importa da Russia e Ucraina principalmente cereali (frumento tenero e mais), semi oleosi (girasole) e materie prime per l’alimentazione animale (panelli di estrazione di semi di girasole, polpe di barbabietola, piselli secchi).
Nel 2021 gli acquisti dell’Italia dalla Russia sono stati di 252 milioni di euro (0,5% del totale dell’import agroalimentare italiano), e quelli dall’Ucraina 641 milioni di euro (1,4% del totale). Il settore agroalimentare più danneggiato è quindi quello dell’alimentazione zootecnica.
Secondo Patuanelli la diversificazione dei mercati di approvvigionamento è sicuramente attuabile e implica il ricorso ai Paesi limitrofi e agli altri Paesi membri produttori (con particolare riferimento a Francia e Germania), all’interno di una UE che, nel suo complesso, si conferma uno dei maggiori produttori mondiali di cereali.
Il ricorso ai grandi esportatori del continente americano (USA, Canada, Argentina, Brasile) è in parte rallentato dal costo del trasporto via nave, dal momento che i prezzi della logistica internazionale non sono ancora ritornati ai livelli pre-pandemia.
A tali criticità si aggiungono i problemi relativi alle caratteristiche qualitative del prodotto estero viste le disposizioni legislative unionali, che ne limitano la commercializzazione in Europa specilmente per i residui di fitosanitari.
Per quanto riguarda invece i fertilizzanti, Russia e Ucraina, sono tra i maggiori produttori ed esportatori, e forniscono all’Italia il 13% del quantitativo totale acquistato all’estero. I partner su cui potenziare gli acquisti sono Egitto (primo fornitore per l’Italia), Belgio, Germania e Marocco ma è facile ipotizzare una impennata globale del mercato che si sommerà al precedente aumento di tutti i prodotti chimici di derivazione energetica.
Alla tensione dei mercati si associano i fenomeni speculativi in atto, che potrebbero spiegare una parte degli aumenti dei cereali che non sono frutto dalle attuali dinamiche di mercato.
Per contrastare queste patologie, per il Ministro è necessario aumentare l’informazione e la trasparenza del mercato ma occorre, purtroppo, rilevare la mancanza a livello europeo, e anche nel nostro Paese, di una effettiva capacità di stima dei reali stock delle materie prime, che in queste settimane hanno subito i maggiori rincari.
È poi quanto mai necessario capire esattamente quale sia l’effettiva situazione delle disponibilità di prodotto sia a livello nazionale che europeo, come confermato questa mattina da Wojciechowski, per poter distinguere tra lievitazione di prezzi per carenza effettiva e per fenomeni speculativi. A tal proposito il Mipaaf sta attivando, assieme agli enti vigilati preposti, opportune misure di monitoraggio.
Drammatico l’aumento dei costi per le aziende, incluse quelle agricole. Il Crea ha stimato un impatto di oltre 15mila euro di aumenti medio dei costi delle imprese agricole. Senza gli adeguati strumenti di sostegno e senza un indirizzo strategico definito, sarà difficile recuperare le fasce di mercato perdute.
La filiera dei prodotti lattiero caseari sta pagando uno dei prezzi più alti per gli aumenti di energia e dei mangimi. Anche se l’accordo stipulato a novembre dal tavolo di filiera è ormai superato dall’attuale situazione del mercato, la ripresa del confronto, avviata dal Ministro lo scorso febbraio, mira a condividere con tutti gli operatori gli interventi congiunturali e strutturali per consentire al settore di superare la crisi.
La necessità di una risposta comune da parte dell’Europa
Il perdurare di questa situazione di crisi lascia prevedere secondo il Ministro che l’effetto dell’aumento dei costi difficilmente potrà essere assorbito nel breve periodo. Le conseguenze delle incertezze geopolitiche, la volatilità dei mercati energetici internazionali e le difficoltà del commercio globale, non possono essere affrontati efficacemente a livello di singolo Paese, ma necessitano di una risposta comune a livello europeo.
Nel caso del caro energia, la proposta di mettere un tetto al prezzo del gas è un elemento cruciale per evitare la corsa al rialzo dei prodotti energetici. Allo stesso tempo, Patuanelli ribadisce la necessità di una riflessione sul ricorso a un’ulteriore tranche di debito comune per l’adozione di un Energy Recovery Fund.
“In questo scenario, – ha dichiarato – non ritengo opportuno parlare di sovranità alimentare per il sistema agroalimentare italiano e colgo questa occasione per ribadire, ancora una volta, che a tutt’oggi non esistono allarmi alimentari per il nostro Paese. Il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al consumo interno e all’esportazione (quest’ultima, peraltro, in costante crescita). Ritengo, inoltre, sia necessario evitare atteggiamenti come quelli inizialmente tenuti dall’Ungheria, che potrebbero compromettere il funzionamento del mercato unico comune. Al contrario, credo debba essere avviata una seria riflessione sulla capacità di autoapprovvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità alimentare europea è possibile ed auspicabile, occorre però rivedere le politiche che, nel corso degli anni, hanno portato in Europa all’abbandono di alcune coltivazioni.”
A livello europeo, occorre verificare i meccanismi di distribuzione delle produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei Paesi membri per le colture più necessarie.
A livello nazionale, è cruciale avviare una discussione per definire una quota minima di autoapprovvigionamento nazionale che consenta al settore agroalimentare di affrontare con maggiore tranquillità la sempre più frequente volatilità del mercato.
I primi interventi in ambito europeo
Nel corso del Consiglio dei Ministri Agricoltura e Pesca della UE, tenutosi il 21 marzo a Bruxelles, il Commissario Wojciechowski ha illustrato il pacchetto di interventi straordinari messi in campo dalla Commissione per affrontare la crisi dei mercati, di cui abbiamo parlato in questo articolo.
La bozza di atto delegato reso disponibile dalla Commissione prevede per l’Italia una assegnazione di 48 mln euro che potranno essere integrati con un cofinanziamento fino a 96 mln euro. L’Italia potrebbe così disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro, che il Ministro prevede di destinare ai settori maggiormente in difficoltà, zootecnico e lattiero-caseario in primis, cercando di agire tempestivamente dal momento che le imprese hanno bisogno urgente di sostegno ed i tempi concessi dalla Commissione sono particolarmente ristretti.
Al fine di aumentare il potenziale produttivo europeo, inoltre, la Commissione ha proposto una deroga per il solo anno 2022 all’attuale norma della PAC che prevede di destinare almeno il 5% delle superfici agricole seminabili ad aree ecologiche. La Commissione predisporrà un atto delegato per permettere la coltivazione su tali aree delle colture più necessarie (colture proteiche, cereali, girasole e altre colture) nonché l’eventuale pascolamento.
Sempre in tema di PAC, si prevede la possibilità per gli Stati Membri di erogare un livello più elevato di anticipi per i pagamenti diretti e le misure a superficie dello sviluppo rurale, a partire dal 16 ottobre 2022.
Per porre freno ai fenomeni speculativi, la Commissione si è mostrata disponibile ad autorizzare importazioni temporanee di materie prime dai Paesi terzi anche in deroga ai limiti massimi di residui fitosanitari.
“Nel corso della riunione – ha dichiarato Patuanelli – ho espresso il mio sostegno al pacchetto proposto, ma ho fatto anche presente che tali misure non sono sufficienti a gestire una situazione di crisi di così ampia portata. In primo luogo, ho sottolineato l’opportunità di procedere con una proroga dell’attuale regime di aiuti di stato per la crisi COVID, in scadenza a fine giugno, evidenziando la complessità dell’adozione di un nuovo meccanismo, peraltro con plafond limitato a soli 35.000 euro per azienda agricola. In merito ai piani strategici ho evidenziato l’opportunità di prestare particolare attenzione alle nuove priorità della sicurezza alimentare, richiamando in particolare l’attenzione sulla possibilità di una deroga temporanea di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche, cereali o girasole. Ed ho proposto che dette deroghe siano previste non solo per il 2022, ma anche per il 2023, per ricomprendere anche le semine autunnali.“
“Ho infine invitato la Commissione a valutare la possibilità di aumentare il plafond da destinare agli aiuti accoppiati da destinare alle colture proteiche, cereali e semi oleosi. Le proposte della Commissione rappresentano certamente un primo passo positivo ma appaiono ancora timide.“
Il Commissario ha condiviso la necessità di rivedere i Piani Strategici alla luce delle mutate condizioni di mercato, pur ribadendo l’importanza di rispettare gli obiettivi sostenibilità della nuova PAC, ed ha anche confermato l’invio, previsto tra domani e il 31 marzo, delle singole lettere contenenti le osservazioni della Commissione sui Piani Strategici Nazionali, tra cui quello italiano.
“Sono personalmente convinto che non si debba retrocedere dagli obiettivi sfidanti della nuova PAC e quindi che, invece di ragionare su una modifica strutturale dei Piani Strategici, si debba valutare una sospensione dell’entrata in vigore dei nuovi regolamenti. Di fatto la programmazione 2021-2027 è stata già segnata da un primo biennio di proroga dei regolamenti seppur applicati alla nuova struttura finanziaria (cd. “new money, old rules”), ciò potrebbe valere anche per il 2023.”
L’azione del Governo italiano
All’azione dell’UE sono affiancate misure di sostegno a livello nazionale.
Con la legge di bilancio 2022 sono già state previste misure a sostegno di alcune colture, rifinanziando il “Fondo per la competitività” che prevede uno specifico sostegno per i produttori di mais e di proteine vegetali (legumi e soia). Ulteriori risorse potranno essere utilizzate a valere sul “Fondo filiere“.
“Tuttavia, – afferma Patuanelli – il nuovo scenario impone una ridefinizione dell’azione di Governo, che deve seguire principalmente due direttrici. Una serie di interventi di emergenza, per sostenere la liquidità e ridurre i costi delle aziende e una forte accelerazione sulla fase di attuazione del PNRR, per garantire la diversificazione energetica delle imprese e rafforzare l’efficienza delle filiere.“
Il decreto-legge per la crisi in Ucraina
Il pacchetto di misure inserite nel “Crisi Ucraina” costituisce una prima risposta, anche se non esaustiva, alle esigenze del settore.
La liquidità aziendale dipende fortemente dal peso degli oneri bancari. Per questo motivo sono stati stanziati 20 milioni di euro per la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari fino a 25 anni, che saranno assistiti gratuitamente dalle garanzie ISMEA. Sono poi stati assegnati 35 milioni per il rifinanziamento del già citato “Fondo filiere”, che verranno destinati, come detto, ai settori maggiormente colpiti dalle conseguenze dell’emergenza ucraina.
Allo scopo di contenere i costi di gasolio e benzina per l’attività agricola e per la pesca, è stato introdotto un contributo, sotto forma di credito d’imposta, cedibile, per l’acquisto di carburanti.
Inoltre, per compensare la minore disponibilità di fertilizzanti, il Ministero sta lavorando affinché gli agricoltori possano utilizzare in campo il digestato proveniente dagli impianti di produzione di energia alimentati a biomasse, equiparandolo ai tradizionali prodotti di origine chimica.
Queste misure si sommano a quelle di carattere generale, finalizzate a contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, sostenendo cittadini e imprese.
Il PNRR
“Le risorse del PNRR – ha dichiarato il Ministro – già in precedenza costituivano un elemento cruciale per lo sviluppo del settore, ma oggi, alla luce del nuovo scenario, assumono un diverso rilievo e una rinnovata attualità che impongono una forte spinta all’accelerazione della fase esecutiva. Anche in questo campo, occorrerà valutare attentamente la possibilità di rimodulare criteri e tempistiche del Piano di Ripresa e Resilienza. In ogni caso, l’elemento centrale è la diversificazione energetica.“
E’ stato firmato venerdì scorso il decreto sulla misura PNRR del Parco Agrisolare, che avvia la redazione degli specifici bandi. Inoltre il 15 febbraio scorso, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che disciplina i criteri, le modalità e le procedure per l’attuazione dei contratti di filiera e di distretto, che dispone di risorse per un totale pari a 1,2 miliardi di euro.
Il Ministro segnala poi le possibilità offerte dai progetti legati allo sviluppo della logistica (800 milioni di euro), che possono sostenere gli investimenti per migliorare la strutturale carenza del settore di un moderno sistema di stoccaggio e movimentazione dei cereali e dei mangimi.
Inoltre, per affrontare la situazione attuale di siccità da cui dipendono anche le produzioni di alimenti zootecnici sono fondamentali le misure del PNRR volte ad assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese. Il MIPAAF ha destinato 880 milioni di euro a questo tipo di interventi, e oltre alle risorse del PNRR sono oggi a disposizione ulteriori 440 milioni di euro derivanti dalla Legge di Bilancio 2021, per sostenere nuovi progetti finalizzati a garantire un uso efficiente della risorsa idrica.
Il Ministero sta poi operando anche per rafforzare gli strumenti di gestione del rischio in agricoltura, che considera non solo i rischi connessi alla siccità, ma anche ad altri eventi meteorologici avversi come le gelate e le alluvioni. Con l’ultima Legge di Bilancio il Governo ha stanziato circa 900 milioni di euro sulla gestione del rischio, che integrano i fondi della PAC andando a costituire un pacchetto di oltre 700 milioni di euro l’anno, finalizzato a garantire una rete di sicurezza a oltre 700.000 agricoltori.
Il Piano di gestione dei rischi in agricoltura per l’anno 2022 è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 16 marzo 2022.
Il testo ed il video integrali dell’intervento del Ministro Patuanelli sono disponibili qui.
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