Ismea ha pubblicato il nuovo report “Tendenze Latte ovino  n.1/2021 – Giugno 2021”.

Nel corso del 2020, a seguito delle misure restrittive anti-Covid che hanno determinato la chiusura quasi totale del canale Horeca, il segmento dei freschi e dei prodotti da tavola ha subito un crollo della domanda e, di conseguenza, il latte ovino, soprattutto quello sardo, è stato quasi esclusivamente destinato a prodotti a lunga stagionatura. Sulla base dei dati consortili provvisori emerge infatti che sono state prodotte quasi 5 mila tonnellate in più di Pecorino Romano, con un +18% rispetto all’anno precedente.

Nonostante la contrazione delle esportazioni, il buon andamento della domanda domestica e la minore pressione promozionale hanno consentito, prima, una stabilizzazione dei prezzi all’ingrosso (comunque su livelli decisamente più alti rispetto al 2019, +11%) e, successivamente, un rilancio sin dalle prime battute del 2021. Tra gennaio e giugno 2021 (dati preliminari) i prezzi del Romano sono, infatti, passati da 7,95 a 8,56 euro/kg, mettendo a segno un incremento del 7,6%.

La filiera ovicaprina nazionale

Il settore ovicaprino ha generato nel 2020 un valore di circa 668 milioni di euro a prezzi correnti, di cui 511 milioni generati dal segmento latte e 157 milioni da quello della carne, con un aumento rispetto all’anno precedente che ha sfiorato il 10%.

Tale dinamica è stata determinata, non tanto da un incremento dei volumi prodotti, quanto da una forte spinta dei prezzi all’origine e da un maggiore sostegno al settore per far fronte all’emergenza Covid1, che si sono aggiunti alle risorse comunitarie a valere sul budget della PAC 2014-20202 e a quelle nazionali stanziate per far fronte alle criticità di mercato3.

Il settore ovi-caprino rappresenta poco più dell’1% del valore della produzione agricola nazionale, ma questo non lo esclude dal fatto di assumere un ruolo economicamente rilevante nelle aree maggiormente vocate. In particolare, quasi il 60% del valore complessivo del settore latte è generato nelle regioni Sardegna, Toscana e Lazio in cui si realizza ben il 78% della produzione.

La presenza degli allevamenti ovicaprini si conferma determinante per la funzione ambientale, sociale e culturale di mantenimento e presidio di aree marginali in cui non sarebbero possibili altre attività produttive.

Il mercato nazionale

La pandemia da Covid-19 rallenta le esportazioni, ma il buon andamento della domanda interna contribuisce allo slancio dei prezzi del Romano.

Dagli allevamenti nazionali si producono annualmente circa 460mila tonnellate di latte ovino, la cui destinazione quasi esclusiva è rappresentata dalla caseificazione. L’equilibrio della filiera nazionale è fortemente influenzato dall’andamento del mercato del Pecorino Romano, che rappresenta oltre l’80% dei formaggi ovini DOP-IGP sia in termini di produzione certificata che di fatturato realizzato. Il Romano, per oltre il 95% prodotto in Sardegna, rappresenta la principale destinazione del latte ovino regionale.

Nel corso del 2020 per le misure restrittive anti-Covid e la conseguente quasi totale chiusura del canale Horeca, il segmento dei freschi e dei prodotti da tavola ha subito un crollo della domanda. Il latte ovino, soprattutto quello sardo, è stato quindi quasi esclusivamente destinato a prodotti a lunga stagionatura: sulla base dei dati consortili provvisori emerge che sono state prodotte quasi 5 mila tonnellate in più di Pecorino Romano (+18% rispetto all’anno precedente).

Risvolti postivi anche per il prezzo del latte alla stalla, soprattutto nell’areale sardo.

L’export di formaggi pecorini

L’emergenza Covid-19 ha determinato un forte calo dell’export (in volume), con un -14% nel 2020 e -11% nel primo trimestre 2021.

L’export costituisce una variabile strategica per l’equilibrio e la performance economica dell’intera filiera, considerando che la produzione nazionale di formaggi ovini e caprini supera il fabbisogno interno, come evidenziato dal tasso di autoapprovvigionamento che si attesta intorno al 120%.

La domanda domestica di formaggi pecorini

I consumi di pecorino tengono anche nella seconda fase dell’emergenza Covid.

Nonostante la spiccata connotazione territoriale, con una quota prevalente nel Centro Italia (inclusa la Sardegna) dove si concentra oltre un terzo degli acquirenti e della spesa complessiva, nell’ultimo anno anche per i formaggi pecorini si è registrato un generalizzato aumento dei consumi (+4,7% in volume e +8,2% in valore). In particolare, a fronte di un minore ricorso alla leva promozionale, sono state evidenziate variazioni anche a due cifre della spesa realizzata nelle regioni nordoccidentali.

Nei primi cinque mesi del 2021 i consumi di formaggi pecorini hanno mantenuto un trend positivo (+1,3% in volume e +2,8% in valore) ma la dinamica non è stata omogenea, poiché la crescita ha riguardato solo i pecorini privi di denominazione (spesa +9,7%), andando a ribaltare le logiche di approvvigionamento con una spinta soprattutto negli ipermercati.

Prospettive future

A supporto della domanda domestica, diverse sono le iniziative messe in campo, come ad esempio la recentissima campagna di comunicazione promossa dal Consorzio di tutela e dalla Regione Toscana finalizzata a enfatizzare le modalità e le occasioni di consumo del Pecorino Toscano DOP.

Anche sul fronte degli scambi con l’estero, le perdite realizzate sul mercato statunitense non sembrano per ora destare preoccupazioni per i produttori, considerando il progressivo aumento della presenza dei pecorini italiani sulle tavole europee – soprattutto Germania, Francia e Regno Unito – e, di conseguenza, la tendenza a diversificare i mercati di sbocco e ridurre la dipendenza dagli USA.

In questo processo di acquisizione e consolidamento di nuovi mercati sarà fondamentale anche l’innovazione che, pur mantenendo fede alla tradizione, possa facilitare la penetrazione del prodotto secondo il gusto e le esigenze specifiche di ciascun Paese. A tale proposito sono stati avviati diversi progetti finalizzati alla valorizzazione ed alla conoscenza delle caratteristiche qualitative e nutrizionali dei formaggi pecorini: ne è un esempio la campagna di comunicazione 3Pecorini, frutto della collaborazione tra i Consorzi di tutela del Pecorino Romano, del Pecorino Sardo e del Fiore Sardo con l’obiettivo di rafforzare attraverso un’identità unica la notorietà e l’interesse per i tre Pecorini DOP, oltre che negli USA, anche in Germania, Francia e Regno Unito.

 

 

  1. Con il “Decreto Filiere” (DM 3 aprile 2020 “Istituzione del Fondo per la competitività delle filiere” pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 maggio 2020) è stato istituito un Fondo per la competitività delle imprese del settore ovino colpite dall’emergenza sanitaria, che prevede 3,5 milioni di euro per il 2020 e 4 milioni per il 2021. In particolare, l’aiuto prevede 9 euro per ogni capo ovino macellato e certificato IGP e un contributo fino a 6 euro per ogni capo non IGP nato, allevato e macellato in Italia nel periodo dal 1° marzo al 30 aprile dell’anno precedente a quello della domanda.
  2. In base all’art. 52 del Reg. 1307/2013 il settore ovino beneficia di un pagamento accoppiato a favore delle agnelle da rimonta, che fanno parte di greggi che aderiscono ai piani regionali di selezione per la resistenza alla scrapie, e di capi ovini e caprini macellati certificati come Dop e Igp. Sulla base della Circolare AGEA n. 40089 del 1.06.2021, tali pagamenti per l’anno 2020 sono risultati rispettivamente pari a 24,54 euro/capo e 5,68 euro/capo.
  3. Con il “Decreto emergenze” (Legge n. 44/2019 recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale, che converte il decreto legge 29 marzo 2019, n. 27) è istituito un Fondo pari a 10 milioni di euro, destinato a favorire la qualità e la competitività del latte ovino (in particolare attraverso il sostegno ai contratti di filiera e di distretto, la promozione di interventi di regolazione dell’offerta di formaggi ovini a denominazione di origine protetta (Dop). la ricerca; il trasferimento tecnologico; gli interventi infrastrutturali nel settore di riferimento) e un incremento di 14 milioni di euro del “Fondo indigenti”, finalizzato all’acquisto formaggi pecorini Dop e 5 milioni di euro per la concessione di contributi destinati alla copertura totale o parziale di interessi su mutui bancari.

 

Scarica il Report completo

Fonte: Ismea mercati