Pastorizia e comunicazione sonora con gli animali
Quando la nostra specie, più di diecimila anni fa, inizia ad addomesticare gli animali comincia anche a parlare e a comunicare con loro attraverso i suoni. Già i cacciatori preistorici imitano e richiamano uccelli e altri animali per poi cacciarli, e i pastori di alcuni ruminanti che vivono in spazi aperti comunicano con loro attraverso grida, suoni dei primi strumenti musicali e soprattutto canti. Il primo strumento musicale è il flauto di osso, pietra, legno o di conchiglie, che diviene poi anche di bronzo, ed è suonato dagli antichi cinesi, egizi, etruschi, persiani, indiani, fenici, greci e babilonesi. Gli etruschi guidano i branchi di porci selvatici e Pan, il dio della campagna, selve e pascoli, è il dio pastore (da Πάν che deriva dal greco paein, cioè pascolare) ed è raffigurato con il flauto.
Fin dal Medioevo i due buoi aggiogati all’arato sono guidati chiamandoli per nome: Rò è il bue dal mantello rosso o rossiccio e Bunì è il bue con il mantello biancastro che un antico documento (1461) definisce albus sive bonellus. Forme di comunicazione sonora con i bovini in pianura padana persistono ancora nella prima metà del secolo scorso, quando i bovini allevati in stalle a postazione fissa due volte il giorno sono slegati e vanno ad abbeverarsi guidati dal fischiare del vaccaro e quando oggi le bovine, sensibili alle vocalizzazioni umane, imparano a seguire ordini specifici per raggiungere la sala di mungitura.
Prima del flauto i nostri antenati hanno anche sviluppato messaggi vocali adatti ai grandi spazi della pastorizia elaborando forme sonore con caratteri musicali, alcune delle quali sono arrivate fino ai nostri giorni nostri. Tra queste il Kulning scandinavo (ti consigliamo il video in fondo all’articolo!), usato per chiamare il bestiame dai prati di alta montagna dove hanno pascolato durante il giorno.
Kulning canto pastorale scandinavo
Il Kulning è una forma musicale pastorale scandinava usata per chiamare bovini e capre soprattutto dalle aree dove hanno pascolato durante il giorno. Una forma di canto con caratteristiche tonali delle donne che accudiscono le mandrie e le greggi negli alpeggi, anche se non mancano richiami cantati da uomini. La conoscenza del Kulning riguarda la penisola finno-scandinava e parti vicine assumendo diverse denominazioni: Laling in Norvegia e parti vicine della Svezia, Kauking in alcune parti della Norvegia e nelle province di Dalarna e Hälsingland in Svezia, e Kulokk in Svezia, Jämtland e Härjedalen. Caratteristica principale del Kulning è l’essere una tecnica vocale acuta e di alto volume che usa i toni della testa e che permette di avere una melodia che può essere ascoltata o utilizzata per comunicare a lunghe distanze. Il Kulning nelle sue diversissime formulazioni ha spesso un tono affascinante, inquietante e sovente trasmette una sensazione di tristezza, perché include spesso mezzi toni e quarti di tono, detti anche “toni blu”.
Linguistica, fonologia e logopedia del Kulning
Johnson (1964, 1986) riferisce che la produzione di Kulning è caratterizzata da una forte correlazione tra frequenza e ampiezza nei registri superiori. Contrariamente al canto classico, la laringe si muove con alta frequenza e si alza considerevolmente quando sono prodotte note alte. I toni più frequenti hanno un livello di pressione sonora superiore a 1010 Hertz, arrivando facilmente fino a 1600 Hz, con Livelli di Pressione Sonora (SPL) di 125 Decibel. Studiando la produzione del Kulning e la voce di testa o falsetto si scopre che nel Kulning i registri sonori sono poco influenzati dalla distanza di ascolto della voce, per cui il Kulning è molto adatto per trasportare il messaggio sonoro su lunghe distanze in un ambiente esterno. Si comprende perché questa modalità di canto è stata sviluppata per chiamare il bestiame sui pascoli di montagna.
Funzioni dei Kulning di mandria e familiari
Secondo Susanne Rosenberg (2022), la tecnica vocale del Kulning risale almeno all’epoca medievale, quando soprattutto le donne in primavera portano il bestiame di vacche e capre nei pascoli della montagna. Sui pascoli le mandrie di giorno si muovono lontano dai recinti dove per la notte sono richiamate dalle donne. Paragonabile all’intonazione e al volume di un soprano drammatico che canta forte, il Kulning può essere udito da una vacca a oltre cinque chilometri di distanza. Come per altri animali domestici le vacche stabiliscono un legame con il loro proprietario e in ogni mandria di bovini vi è sempre una vacca leader che quando sente il richiamo della padrona guida la mandria riportandola al luogo di riposo notturno. Quando le vacche, udito il canto del Kulning, iniziano a spostarsi verso il posto del richiamo, lo segnalano con il suono dei campanacci di cui sono dotate.
I Kulning sono differenti per ogni famiglia proprietaria della mandria che risponde al canto, perché questo contiene i nomi di singoli animali della mandria stessa, compreso quello della vacca leader. Il Kulning sembra possa allontanare i predatori, ma è anche una forma di comunicazione tra donne che custodiscono le diverse mandrie. Per esempio se una vacca non torna, la donna proprietaria con un particolare canto può segnalarlo alle altre donne, e una volta che la vacca risulta localizzata, sempre con un Kulning, può essere data notizia del ritrovamento.
Il Kulning ha bisogno di una tecnica corretta, diversa da quella del canto classico o popolare, ed è insegnata oralmente alle giovani donne da quelle anziane, acquisendo anche variazioni familiari, aggiungendo lentamente variazioni individuali e improvvisazioni, perché è un canto lungo che deve continuare fino a quando le vacche non sono rientrate dal pascolo.
Kulning e Jodel o Yodel nel mondo
Il Kulning è simile allo yodeling, un canto sviluppato per la propagazione del suono a lunga distanza e da secoli utilizzato nella Svizzera centrale per richiamare il bestiame o per una richiesta di soccorso. Questo si caratterizza per il passaggio improvviso dalla normale emissione della voce al falsetto, attraverso salti di sesta, settima, ottava in una successione di combinazioni di vocali e di consonanti prive di significato (per esempio jol-hol-à-hi-hu). In Svizzera esistono due tipi di jodel: quello naturale tramandato per via orale e quello polifonico. In quest’ultimo un coro a più voci è accompagnato da campanacci e da una moneta fatta ruotare in un piatto di terracotta.
I bovini hanno capacità uditive molto sviluppate e le vocalizzazioni sono parte integrante della loro comunicazione intraspecifica; ad esempio, le vacche comunicano con i loro vitelli tramite vocalizzazioni a bassa frequenza. I bovini sono sensibili alle vocalizzazioni umane, i vitelli possono imparare ad essere chiamati con nomi individuali e le vacche imparano a seguire ordini specifici per raggiungere la sala di mungitura. Questi animali inoltre sembrano essere sensibili alle caratteristiche della voce che riflettono lo stato affettivo dell’essere umano: le manze mostrano una chiara preferenza per gli esseri umani che parlano dolcemente rispetto a quelli che gridano contro di loro. Per questo in tutte le zone montagnose e isolate del pianeta si fa uso di tecniche vocali per far fronte alle lunghe distanze, sfruttando proprio la bitonalità dei suoni emessi maggiormente percepibile. Canti di questo tipo sono presenti negli Stati Uniti con i Country yodel, e nel Caucaso, Melanesia, Cina, Cambogia, Lapponia, Svezia, Romania e in aree abitate da pigmei ed inuit.
Bibliografia
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Eklund R., McAllister A., Pehrson F. – An acoustic comparison of voice characteristics in kulning, head and modal registers – Eklund, McAllister & Pehrson, Conference Paper, June 2013.
Geneid A., Laukkanen A. M., Eklund R., McAllister A. – Kulning: A study of the physiological basis for long-distance sound propagation in Swedish cattle calls – Proceedings of Fonetik, Stockholm, Sweden: KTH Royal Institute of Technology. 57 (1): 8–10. June 2016.
Johnson A. – Sången i skogen: Studier kring den svenska fäbodmusiken – PhD thesis, Department of Musicology, Uppsala University, 1986.
Johnson A. – Voice Physiology and Ethnomusicology: Physiological and acoustical Studies of the Swedish Herding Song – In: D. Christensen 6(ed.), Yearbook for Traditional Music 16, 42–66, 1984.
Rosenberg S. – Kulning. Musiken och metoden – Stockholm, Udda Toner. 1950. 2003
Rosenberg S., Sundberg J. Filipa M. B. – Kulning: Acoustic and Perceptual Characteristics of a Calling Style Used Within the Scandinavian Herding Tradition – Journal of Voice, 3 January 2022
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