È ormai un dato di fatto che il mondo zootecnico stia vivendo una crisi importante, che abbraccia tutte le realtà che lo costituiscono.
Tra esse, emerge in particolare il mondo dell’allevamento ovino: un tempo noto come florida fonte produttiva a triplice attitudine (carne, latte e lana), è oggi in forte sofferenza a causa della concorrenza estera, del costante incremento dei costi di gestione e del mutamento dei gusti dei consumatori.
Per superare questo momento particolarmente rigido, è nato WoolFair: un progetto finanziato dal Ministero della Salute (RFER12017) che si è proposto di studiare ed analizzare il settore laniero, prendendo a riferimento la lana proveniente da quasi 100 allevamenti aderenti, presenti all’interno dei 155 mila ettari dell’Area Protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e nel territorio limitrofo di Marche e Umbria.
Come si può intendere dal nome, il progetto punta in primo luogo a fornire una nuova valorizzazione alla lana, ma non solo; essa, infatti, pur essendo l’elemento protagonista del disegno, è accompagnata da tutto ciò che caratterizza la sua produzione: dall’animale, all’ambiente, all’allevatore stesso.
Il contributo umano presenta infatti un ruolo fondamentale nel permettere il raggiungimento degli obiettivi del progetto: la volontà di rivalorizzare la lana non deve essere vista (in una maniera quasi “semplicistica”) come un incentivo ad allevare capi di genetica migliore rispetto a quelli attualmente in produzione. La qualità della lana è infatti un parametro che dipende fortemente anche da altri fattori, derivanti in gran parte dall’intervento umano: un altro scopo del progetto è infatti proprio di sensibilizzare allevatori e operatori zootecnici a prestare le opportune attenzioni durante le più comuni attività gestionali che possono avere ripercussioni sulle caratteristiche della materia prima lana. Un esempio? La tosa. Un’azione tanto antica quanto fondamentale per l’influenza che ha sulla qualità del prodotto finale: per tale motivo, i veterinari coinvolti nel progetto hanno stilato una brochure dove hanno riportato le principali indicazioni da seguire prima, durante e dopo la tosa, al fine di garantire la miglior resa possibile.
Le regole riportate di seguito sono ripartite in 3 gruppi in base al momento di lavoro: prima, durante e dopo l’operazione. Per maggior chiarezza e approfondimenti è possibile contattare il dott. Marco Antonini (marco.antonini@enea.it).
Prima della tosa:
- Mantieni gli ovini a digiuno da almeno 4 ore, ma evita di prolungare il digiuno oltre le 8 ore.
- Mantieni gli ovini all’asciutto (gli animali non devono essere tosati bagnati). Evita quindi di tosare nelle giornate con pioggia o previsione di pioggia.
- Dividi gli animali in gruppi di tosatura a seconda dell’età, sesso e colore dei velli iniziando da ovini bianchi più giovani e con lane più fini.
- Pulisci bene l’area di tosa: non devono essere presenti a terra, rifiuti, corpi estranei, paglia, lacci, mozziconi di sigaretta, materiali che se imballati insieme alla lana ne deprezzano il valore.
Durante la tosa:
- Mantieni il più possibile integro il vello durante l’operazione di tosa.
- Evita il doppio taglio durante la tosa che provoca una grande variazione nella lunghezza media della fibra del vello.
- Elimina manualmente, e quanto più possibile, residui di sporco (parti sporche di feci ed urine e parti contaminate con vegetali, paglie, fieno, ecc.) ed eventuali corpi estranei aderenti al vello.
- Dopo la tosatura, i pastori devono fare attenzione ad evitare di esporre gli animali direttamente alla luce del sole, oltre che a correnti di aria fredda, per evitare scottature e raffreddamenti.
Imballaggio e stoccaggio (dopo la tosa):
- Se possibile, imballa i singoli velli, possibilmente interi, classificandoli nelle diverse categorie di finezza o caratteristiche.
- Utilizza imballi appropriati e puliti per riporre i velli appena tosati: non riutilizzare sacchi vuoti di fertilizzanti e/o mangimi, sacchi di carta o di plastica dalle forme e dimensioni più disparate.
- Etichetta i balloni contenenti la lana apponendo un cartellino con indicazioni utili al riconoscimento del contenuto (es. Azienda, Lana Merinizzata o Ordinaria, Lana nera, Scarti, ecc.), oppure o scrivi direttamente sui balloni tali informazioni.
- Posiziona i balloni contenenti la lana su bancali in modo che non stiano a contatto con il terreno.
- Stocca i balloni contenenti la lana al riparo dalle intemperie, soprattutto dalla pioggia.
In conclusione, la lana è una materia prima, e come tale deve tornare ad essere considerata. Per giungere a questo obiettivo, tuttavia, è necessario che sia prima sottoposta ad un adeguato processo di rivalorizzazione. Ciò inizia con una corretta formazione di allevatori e tecnici zootecnici in merito a benessere e nutrizione animale, nonché (come ricordato in precedenza) sulle procedure da effettuare al momento della tosatura.
L’allevatore è quindi la chiave fondamentale per riaprire le porte del mercato a un prodotto che da tempo ha perso il valore che gli spetta, ma che sicuramente può tornare a conquistare con poche, semplici attenzioni.
Autori
Claudio Forte, Marco Antonini, Massimo Trabalza Marinucci, Laura Vieceli, Sebastian Alessandro Mignacca, Massimo Chiorri, Lucio Cecchini, Luca Schillaci, Elena Diaz Vicuna, Chiara Francesca Magistrali
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