In un precedente articolo abbiamo approfondito le motivazioni che spingono a fare una diagnosi di gravidanza e non gravidanza molto precoce nelle bovine da latte. In un prossimo articolo contestualizzeremo invece questo importante atto gestionale negli allevamenti di bovine di carne.
E’ ormai condiviso all’unanimità il fatto che la precoce ripresa di una gravidanza dopo il parto è l’aspetto che maggiormente condiziona il successo economico di un allevamento dove si produce latte. Anche se l’elevata produzione raggiunta dalle bovine da latte impedisce per molte ragioni di avere una gravidanza all’anno, si ritiene ancora oggi ideale un intervallo tra il parto e il concepimento < 100 gg. In questo contesto la diagnosi precoce di gravidanza o non gravidanza, e quindi prima dei 30 giorni dalla fecondazione e in bovine che non hanno manifestato un comportamento estrale, è molto importante perché permette di mettere in atto tutte quelle misure utili a tentare di nuovo. Diagnosi di gravidanza poco accurate o tardive comportano un inevitabile allungamento dell’intervallo tra il parto e il concepimento, e conseguentemente un allungamento dei giorni medi in lattazione sia delle singole bovine che dell’intero allevamento. Pertanto, il metodo ideale per diagnosticare una gravidanza nel proprio allevamento deve avere le seguenti caratteristiche:
- Essere on-farm, ossia eseguibile direttamente in allevamento per evitare i “tempi morti” di risposte provenienti dai laboratori di analisi che creano inevitabili complicazioni gestionali.
- Possedere la flessibilità di potere essere eseguito da personale sia specializzato che non.
- Possedere una sensibilità e specificità molto vicina al 100% per ridurre al minimo, e magari “azzerare”, il rischio dei falsi positivi e dei falsi negativi. Per specificità si intende la capacità di identificare correttamente i soggetti non gravidi, e quindi a basso rischio di falsi positivi. Per sensibilità si intende invece l’accuratezza di identificare soggetti gravidi, e quindi il basso rischio di avere falsi negativi.
- Essere il più precoce
- Avere un costo accettabile, o meglio equo.
I metodi per fare diagnosi di gravidanza nei bovini possono essere distinti in diretti e indiretti. Quelli diretti includono la palpazione transrettale e l’utrasonografia o ecografia transrettale. Quelli indiretti utilizzano invece biomarkers della gravidanza individuabili nel sangue o nel latte delle bovine.
Il metodo ecografico permette di eseguire una diagnosi di gravidanza già da 28 giorni dopo la fecondazione e possiede una sensibilità che varia dal 77.8 al 90.5%. Questo range di sensibilità così elevato non dipende dal metodo ma dall’abilità e l’esperienza del medico- veterinario che le esegue. Il metodo ecografico richiede quindi un ginecologo veterinario di comprovata esperienza ed un’assidua frequentazione dell’allevamento per evitare di sottoporre al test bovine di ben oltre 28 giorni di presunta gravidanza. Il test ecografico di gravidanza può quindi essere una buona soluzione per i grandi allevamenti dove la presenza del medico veterinario è di fatto giornaliera. In questa tipologia di allevamenti possono però coesistere anche metodi indiretti on-farm di ricerca di biomarker ematici della gravidanza, come le glicoproteine associate alla gravidanza (PAG), utilizzabili qualora ci siano sospetti di decessi embrionali precoci o conferme più tardive di gravidanza da personale infermieristico di supporto e sotto la supervisione del ginecologo veterinario.
Il metodo di palpazione transrettale è sicuramente quello più diffuso e si basa sull’apprezzamento manuale della vescicola embrionale nell’utero. Ha l’indubbio vantaggio di potere essere eseguito da medici veterinari non in possesso di ecografi, è piuttosto rapido ed è eseguito da professionisti esperti, ma è dotato di una sensibilità dell’84.6% anche se eseguito dopo i 35 gg dalla fecondazione. I metodi diretti, ossia quello palpatorio e quello ecografico transrettale, possono aumentare il rischio di morte embrionale a causa di possibili traumi che l’embrione può subire al contatto con l’operatore. Questo aspetto è controverso e molti lavori sono stati pubblicati sull’argomento.
Tra i metodi indiretti vengono classificati quelli che si basano sul dosaggio di specifici biomarker rilevabili nel sangue e nel latte, come il progesterone (P4) e la PAG. Il progesterone è un ormone associato alla gravidanza e anche se non è un biomarker specifico può essere utilizzato per quantificare la probabilità di non gravidanza o alcune patologie ovariche. La PAG invece è una glicoproteina associata alla gravidanza, per cui è presente nel sangue e nel latte solo in bovine sicuramente gravide, a patto che venga dosata dopo 70 giorni dal parto in modo che si possa eliminare ogni “residuo” della gravidanza precedente. La ricerca della PAG dal 28° giorno di presunta gravidanza ha una sensibilità che oscilla dal 98.3 % – 100 %, e quindi molto elevata. Questa sensibilità si conserva immutata per tutta la durata della gravidanza, per cui questo metodo può essere utilizzato ogni qualvolta si vuole confermare la gestazione della bovina. Anche la specificità della PAG risulta essere molto elevata perché compresa nel range 94-5 % – 98.1%, sempre se ricercata dopo i 70 gg dal parto.
Questi dati di sensibilità e specificità derivano dalle sperimentazioni effettuate sul test diagnostico Alertys OnFarm Pregnancy Test di IDEXX, che permette l’esecuzione della diagnosi di gravidanza e di non gravidanza su bovine da latte e carne dai 70 gg dopo il parto e dai 28 gg dopo la fecondazione dal sangue intero in provette con EDTA direttamente in allevamento e con un tempo di risposta di appena 20 minuti.
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