Introduzione

Ridurre al minimo la fermentazione ruminale dell’amido è la sfida principale nella formulazione di integratori dietetici in grado di abbassare il contenuto acido del rumine. Il modello di fermentazione è indicativo del potenziale valore nutrizionale degli alimenti nel promuovere migliori performance (Van Soest, 1994). Pertanto, l’acidificazione dell’ambiente ruminale, messa in evidenza da una diminuzione del pH ruminale, si verifica principalmente dopo che gli animali hanno consumato alimenti con un veloce tasso di fermentescibilità (Ørskov, 1986). I ruminanti che consumano diete a base di foraggio hanno valori di pH compresi tra 6.2 e 6.8, mentre quelli che consumano concentrati possono avere un pH che varia da 5.8 a 6.6 (Church, 1979). L’utilizzo di fonti energetiche alternative, come la buccia d’arancia disidratata e pellettata (in Brasile chiamata polpa di agrumi), ha buone potenzialità nel ridurre al minimo gli effetti negativi derivanti dall’aumento dell’assunzione di diete a base di concentrati. La buccia d’arancia è particolarmente ricca di pectina, che possiede un elevato potenziale di degradazione a livello ruminale, ma che non acidifica molto questo ambiente in seguito alla degradazione del suo prodotto finale, rappresentato dall’acido acetico (Van Soest, 1994). La buccia d’arancia fresca è ritenuta idonea per la produzione di insilati di buona qualità (Ítavo et al., 2000a), soprattutto visto il suo alto contenuto di carboidrati solubili e pectina. Questi sono responsabili di un miglioramento della digeribilità e della capacità di degradazione degli insilati, dell’aumento lineare della velocità di turnover della frazione solida, della diminuzione delle concentrazioni di azoto ammoniacale nel rumine, dell’efficienza e del flusso di azoto proteico batterico (Lykos et al., 1997). L’industria brasiliana che si occupa della produzione del succo d’arancia genera, come sottoprodotto, bucce d’arancia fresche che costituiscono circa 500 g/kg di frutto totale. Secondo Ítavo et al. (2000a, 2000b) questo sottoprodotto una volta insilato avrebbe un’elevata qualità nutrizionale per i ruminanti, con digeribilità apparente dei carboidrati non fibrosi di 892.0 g/kg e con digeribilità apparente della sostanza secca di 840 g/kg. Secondo Ishler e Vargas (2016), i carboidrati sono la principale fonte di energia per i microrganismi ruminali e il singolo componente più grande (dal 60 al 70%) della dieta di una vacca da latte. Sono la componente principale dell’energia netta a supporto del mantenimento e della produzione di latte. L’alimentazione a base di carboidrati influenza la produzione di latte essendo precursori per il lattosio, i grassi e le proteine. Raggiungere un equilibrio ottimale tra carboidrati strutturali e non strutturali nelle razioni per i bovini da latte è una sfida che spesso i nutrizionisti si ritrovano a dover affrontare. Nelle vacche da latte, i cambiamenti della percentuale di grasso del latte e del pH ruminale o dell’attività di masticazione sono causati dall’alterazione del contenuto di NDF o NFC nella dieta (NRC, 2001). Le concentrazioni degli acidi grassi volatili (AGV) ruminali sono molto variabili e dipendono dalla frequenza di alimentazione, dal tempo trascorso dopo l’alimentazione e anche dalla composizione della dieta (Bergman, 1990). Ítavo et al. (2000c), studiando l’insilato di bucce d’arancia per la dieta degli ovini, non hanno osservato differenze tra i trattamenti (additivi per insilati) per quanto riguardava il pH (6.97), l’azoto ammoniacale (6.78 mg/100 ml di liquido ruminale) e gli acidi grassi volatili (acetico 45.99 mM/ml, propionico 11.16 mM/ml e butirrico 5.50 mM/ml). Hanno concluso che gli additivi non hanno alterato il valore nutrizionale della dieta se valutati nell’ottica delle caratteristiche della fermentazione ruminale. Tuttavia, per quanto riguardava la produzione di AGV, hanno evidenziato una migliore efficienza di conversione energetica (kcal di AGV/kcal di glucosio), 729.2 g/kg per il trattamento di controllo (senza additivo). Per quanto riguarda la produzione e la composizione del latte, la maggior parte delle ricerche non ha riportato differenze significative quando le vacche venivano alimentate con polpa di agrumi e diete comparative (Gehman et al., 2006; Williams et al., 2018). Tuttavia, secondo Alnaimy et al. (2017) è un bene utilizzare i sottoprodotti della lavorazione degli agrumi come supplemento nutrizionale a basso costo per le diete dei bovini, ma non dovrebbero essere utilizzati a livelli elevati nelle vacche in lattazione poiché la produzione di latte tenderebbe a diminuire.

L’ipotesi di questo studio era che l’aumento dei livelli di sostituzione dell’insilato di pianta intera del mais (ricco di fibre e amido) con l’insilato a base di bucce d’arancia (ricco di pectina), potrebbe migliorare l’ambiente ruminale, far aumentare l’assunzione di nutrienti e la produzione di latte senza però influire sulla composizione del latte.

Abstract

L’obbiettivo di questa ricerca era di valutare l’effetto della sostituzione dell’insilato di mais con l’insilato di bucce d’arancia sull’assunzione dei nutrienti, sui parametri ruminali e sulla produzione di latte in bovine di razza Frisona multipare, in lattazione. Sono state prese in esame 8 vacche e sottoposte a fistulazione. Queste avevano un peso medio di 587.5 ± 39.6 kg e con 111 ± 22 giorni di lattazione. Sono state assegnate, in modo casuale, ad un disegno sperimentale a doppio quadrato latino 4 × 4 eseguito due volte per determinare gli effetti di una dieta contenente insilato di bucce d’arancia (OPS) in sostituzione dell’insilato a base di pianta intera di mais (WPCS). I trattamenti prevedevano o una dieta di controllo contenente soltanto WPCS o diete con OPS che sostituiva WPCS nella dieta mista totale (250, 500 o 750 g/kg di sostanza secca). Tutte le vacche sono state alimentate con lo stesso rapporto foraggio:concentrato di 750:250 g/kg. L’assunzione di sostanza secca e la produzione di latte si sono ridotte con l’inclusione dell’OPS, con una diminuzione del consumo di fibra neutro detersa e un aumento del consumo di carboidrati non fibrosi. Le diete con 250 e 500 g/kg di OPS garantivano una produzione di latte e un contenuto proteico del latte simili a quelli ottenuti con la dieta standard a base di WCPS, mentre quando venivano somministrati 750 g/kg di insilato di bucce d’arancia come fibra è aumentato significativamente il contenuto di grassi e di proteine.

L’insilato di bucce d’arancia come sostituto dell’insilato di mais nella dieta delle vacche da latte non ha causato cambiamenti negativi a livello di ambiente ruminale e ha mostrato risultati promettenti nel favorire un aumento del grasso nel latte delle vacche di razza Frisona.

 

Orange juice industry by-product silage can increase fat and protein in Holstein cow’s milk

Luís Carlos Vinhas Ítavo1, Noemila Débora Kozerski1, Camila Celeste Brandão Ferreira Ítavo1, Alexandre Menezes Dias1, Hélène Veronique Petit2, Chaouki Benchaar2, Tadeu Vinhas Voltolini3, Cloves Cabreira Jobim4 and Geraldo Tadeu dos Santos4.

  1. Universidade Federal de Mato Grosso de Sul, Faculdade de Medicina Veterinária e Zootecnia – FAMEZ/UFMS, Campo Grande, MS, Brazil;
  2. Agriculture and Agri-Food Canada, Sherbrooke Research and Development Centre, Quebec, Canada;
  3. Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária, Embrapa Semi-Árido, Petrolina, PE, Brazil;
  4. Departamento de Zootecnia – DZO/UEM, Universidade Estadual de Maringá, Maringá, PR, Brazil.

Author for correspondence:  luis.itavo@ufms.br

Journal of Dairy Research 87, 400–405. https://doi.org/10.1017/S0022029920001028