Il pascolamento mirato ad opera del bestiame è un metodo ecosostenibile per ridurre l’abbondanza di piante infestanti. L’efficacia del pascolo mirato come metodo di controllo dipende dalla preferenza degli animali per le specie vegetali bersaglio rispetto alle specie autoctone gradite. La preferenza verso una specie vegetale è spesso limitata dalla presenza di fitotossine e dalla capacità dell’erbivoro di mitigare le difese chimiche della pianta. Le specie di bestiame con la più grande preferenza innata per specie vegetali bersaglio dovrebbero essere allevate in un ambiente che fornisca esperienza di pascolo sulla pianta bersaglio già in giovane età, al fine di migliorare l’efficacia del pascolamento mirato.
Le specie vegetali infestanti sono un grave problema ambientale globale negli ecosistemi di pascolo, con un costo annuale mondiale (stimato nel 2017 per tutte le specie invasive) che si aggira tra i 46.8 e i 162.7 miliardi di $. Il bestiame è un importante “ingegnere” dell’ecosistema che, con le sue abitudini di pascolo selettivo, influenza la composizione botanica e la biodiversità degli ecosistemi di pascolo. Poiché le piante infestanti sono molto diffuse, il pascolo mirato è spesso l’unica soluzione praticabile per la loro gestione. Utilizzando specie di bestiame idonee, unitamente alla giusta tempistica e all’intensità della defogliazione, il pascolo mirato sfrutta il pascolamento selettivo per aumentare la defogliazione di una specie vegetale bersaglio e creare uno svantaggio competitivo che apporti un aumento delle piante desiderabili nell’ecosistema coinvolto.
Per migliorare ulteriormente il pascolo al fine di soddisfare gli obiettivi di gestione della vegetazione, sono state condotte molte ricerche sulla manipolazione delle preferenze dietetiche del bestiame per migliorare la loro efficacia come pascolatori mirati. La scelta della dieta e le preferenze degli animali pascolatori sono determinate dal genoma, dall’espressione genica (epigenetica) e da complessi e variabili contesti di apprendimento degli animali. Gli studi condotti per quantificare e spiegare le preferenze dietetiche delle diverse specie di ruminanti hanno documentato l’esistenza di differenze significative e fornito alcune spiegazioni su tali differenze, che hanno portato a sottolineare l’importanza del genoma proprio nelle preferenze dietetiche. Un confronto tra l’effetto dell’ambiente e della razza sul consumo di piante contenenti difese chimiche da parte dei ruminanti domestici ha, in linea generale, dimostrato che i fattori ambientali, in particolare quelli sperimentati da animali giovani rispetto agli animali naïve, influiscono maggiormente sulla scelta della dieta rispetto agli effetti della razza. Solo pochi studi hanno confrontato direttamente le specie animali per quanto riguarda la loro efficacia come agenti di controllo biologico di specie vegetali invasive. Secondo la nostra conoscenza, pochi studi hanno indagato come il genoma possa limitare l’effetto dell’ambiente sulle preferenze dietetiche delle diverse specie di animali. Rocco et al. hanno sottolineato l’urgente necessità di comprendere le basi genetiche delle differenze nella scelta della dieta e di separare gli effetti reali legati alla razza dagli effetti dell’ambiente di allevamento.
Questo studio statunitense, pubblicato su Animal a gennaio 2022, contribuisce a migliorare la comprensione dell’influenza della natura e dell’ambiente di allevamento sulla selezione della dieta. L’obiettivo della ricerca era quello di valutare l’effetto dell’ambiente di allevamento sul consumo di euforbia esula da parte di pecore e capre. In particolare, i ricercatori hanno cercato di determinare se le pecore allevate da capre femmine avrebbero consumato più euforbia acre infestante (Euphorbia esula) rispetto alle pecore cresciute da altre pecore o alle capre allevate dalla stessa femmina di capra. È stato anche confrontato l’effetto dell’ambiente pre-svezzamento sul tempo trascorso nelle diverse attività di ricerca del cibo.
Si è ipotizzato che, sebbene l’ambiente di allevamento possa influenzare in ultima analisi la preferenza verso piante che hanno difese chimiche, la capacità intrinseca di disintossicarsi o di eliminare le fitotossine limiterà la preferenza di un animale verso di esse. Le pecore sono state cresciute su pascoli infestati da euforbia acre o dalla propria pecora (S) o da una capra femmina (FS) alle quali sono state affidate entro le 24 ore dalla nascita e dal parto, rispettivamente. Le capre alle quali sono stati affidati gli agnelli allevavano anche la propria prole di capretti (G) in modo tale che la stessa capra allevava gli animali FS e G.
L’effetto dell’ambiente di allevamento sul consumo di euforbia acre è stato testato durante la stagione di crescita successiva, mettendo al pascolo contemporaneamente tutti gli animali sullo stesso pascolo infestato da questa pianta e stimando la percentuale di euforbia acre nella loro dieta o con la spettroscopia nel vicino infrarosso (f. NIR) delle feci o con il numero dei morsi. Come determinato da f.NIR (62.8%, P <0.06) o dal numero dei morsi (71.9%, P <0.01) le capre consumavano più euforbia acre rispetto alle pecore FS (35.2% f.NIR; 39.3% numero dei morsi) o a quelle S (10.1% f.NIR, 18.2% di numero di morsi). Le FS consumavano più del doppio di euforbia acre rispetto alle S e, da un punto di vista numerico, erano in posizione intermedia rispetto a G e S per il consumo di euforbia acre ma non differivano significativamente dalla pecora S, molto probabilmente perché una pecora FS non aveva mangiato euforbia acre durante il periodo di valutazione. Poiché l’euforbia acre è disgustosa per le pecore ma non per le capre, si ipotizza che un maggiore consumo di tale pianta da parte delle pecore FS derivi dall’inoculazione del loro microbioma ruminale con microbi delle femmine in grado di denaturare le fitotossine velenose contenute in essa. Il maggior consumo di euforbia acre da parte di G rispetto a FS mostra che le differenze fisiologiche determinate geneticamente influenzano la capacità di un animale di mitigare le fitotossine e determinano il limite superiore della preferenza di un animale per una pianta con difese chimiche. Ci ha anche indicato che, oltre al genoma dell’animale, anche il genoma del suo microbioma (che può essere influenzato dalla madre) può giocare un ruolo importante nella selezione della dieta.
Il presente articolo è una sinossi della ricerca Nature, nurture, and vegetation management: Studies with sheep and goats, John W. Walker, Scott L. Kronberg
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