La Commissione europea ha pubblicato l’edizione 2022 dell’UE Agricultural Outlook 2022-32, rapporto che riporta le previsioni per il prossimo decennio per il settore agricolo nell’Unione europea.

La resilienza del settore agricolo dell’UE è stata pesantemente messa alla prova negli ultimi due anni. Oltre alle interruzioni commerciali e all’aumento dei prezzi delle materie prime causati dal Covid, l’invasione dell’Ucraina ha portato a prezzi ancora più elevati dei fattori produttivi e dell’energia. Di conseguenza, l’inflazione alimentare è salita alle stelle e il commercio ha subito ulteriori distorsioni. Inoltre, i cambiamenti climatici stanno causando un aumento della frequenza degli eventi meteorologici avversi ed estremi e focolai di malattie animali. Alla luce di questi fenomeni, combinati con i cambiamenti nelle tendenze dei consumi, l’analisi presentata dalla Commissione prevede un rallentamento della crescita della produzione dei principali settori agricoli dell’UE. La produzione di alcune colture dovrebbe stagnare o addirittura diminuire leggermente; si prevede inoltre una calo della produzione di latte e carne.

L’analisi delle prospettive a medio termine esamina la produzione, il consumo e il commercio nei settori dei seminativi, del latte e dei prodotti lattiero-caseari e delle carni, oltre al reddito agricolo. Include inoltre un focus sulla sicurezza alimentare e presenta un’analisi sugli eventi meteorologici estremi e un’altra sulla minore densità di bestiame nell’UE.

La relazione copre il periodo fino al 2032 e considera l’impatto delle politiche agricole e commerciali in vigore a novembre 2022.

Seminativi

Si prevede che la superficie cerealicola totale dell’UE scenderà a 57,2 milioni di ettari entro il 2032, trainata da una diminuzione dell’orzo e del mais. L’UE rimarrà un esportatore netto di grano e orzo e un importatore netto di mais e riso. Il consumo alimentare dei cereali nell’UE aumenterà leggermente (+3,9%), ma poiché l’uso nei mangimi diminuirà (-6,1%), l’utilizzo interno complessivo dell’UE dovrebbe rimanere stabile.

Per quanto riguarda i semi oleosi, la produzione dell’UE dovrebbe essere di 33,0 milioni di tonnellate nel 2032, con un aumento di 2,8 milioni di tonnellate rispetto al 2020-22 (+9,3%). Ciò è dovuto principalmente al continuo aumento delle rese. Le importazioni nette di semi oleosi e colture proteiche nell’UE diminuiranno, poiché l’UE produrrà il 54,7% in più di leguminose e il 33,3% in più di semi di soia.

Latte e prodotti lattiero-caseari

L’adozione di pratiche agricole più sostenibili avrà un impatto sullo sviluppo futuro del settore lattiero-caseario dell’UE. Si prevede che i sistemi di produzione alternativi (diversi da quelli intensivi e convenzionali) aumenteranno la loro quota. Si prevede che il numero di capi da latte diminuirà e porterà a una diminuzione della produzione di latte dell’UE dello 0,2% all’anno entro il 2032. Tuttavia, ciò non metterà a repentaglio la posizione dell’UE quale principale fornitore mondiale di prodotti lattiero-caseari.

I consumi dell’UE sono già maturi e potrebbero rimanere relativamente stabili in futuro. Tra i prodotti lattiero-caseari, il consumo di formaggio potrebbe ancora crescere. Anche l’aumento della domanda di esportazioni potrebbe sostenere la produzione. La produzione di latte scremato in polvere rallenterà, poiché il commercio crescerà meno a causa della maggiore concorrenza a livello globale. Nel caso del latte intero in polvere, la produzione potrebbe diminuire, mentre l’uso interno potrebbe rimanere relativamente stabile.

Prodotti a base di carne

Secondo l’analisi della Commissione, la sostenibilità svolgerà un ruolo sempre più importante nei mercati della carne dell’UE. La produzione di carne sarà più efficiente e più rispettosa dell’ambiente, con sistemi di produzione biologici ed estensivi in aumento. Nonostante questi sviluppi, il consumo di carne nell’UE dovrebbe diminuire (-1,5 kg pro capite all’anno). La carne bovina sarà particolarmente colpita da questo calo e la carne suina sarà in parte sostituita dal pollame.

La mandria totale di vacche dell’UE è destinata a diminuire di 2,8 milioni di capi (9,1%), con situazioni diverse nei vari paesi. Dopo l’aumento del 2022, il prezzo della carne bovina dovrebbe scendere nuovamente a causa di un’offerta e una domanda più equilibrate.

Secondo il report il passaggio alla dieta a base vegetale potrebbe portare a una crescente importanza delle alternative proteiche alla carne, ma si ritiene che queste rappresentino ancora solo una quota di mercato molto piccola.

Impatto sull’ambiente di un minore numero di capi di bestiame

La relazione di quest’anno presenta un’analisi dei potenziali impatti ambientali ed economici di una minore densità di bestiame nell’UE.

Un numero ridotto di capi porterebbe a una minore produzione per tutti i prodotti di origine animale. Anche la produzione di molte colture dovrebbe diminuire complessivamente a causa della minore domanda di alimenti zootecnici (cioè colture foraggere, cereali e semi oleosi), mentre la produzione di leguminose aumenterà. Secondo il report ci sarà anche un aumento generale dei prezzi alla produzione e al consumo. I prezzi alla produzione potrebbero aumentare in particolare per le carni suine, le uova e le carni bovine.

La riduzione del numero di capi di bestiame nell’UE potrebbe portare, secondo la Commissione, ad un calo delle emissioni medie di ammoniaca dell’agricoltura fino all’11% e a una riduzione dell’inquinamento medio da nitrati per ettaro fino al 12%. Maggiori riduzioni (50-60%) sono attese nelle regioni hotspot con densità attualmente molto elevata. Le emissioni di gas a effetto serra (GHG) nell’UE dovrebbero diminuire del 2-13,8%. Questa minore produzione dell’UE potrebbe far aumentare le importazioni. Di conseguenza, le minori emissioni nell’UE sarebbero compensate dall’aumento delle emissioni in altre aree del mondo, secondo un fenomeno noto come rilocalizzazione delle emissioni.

Sicurezza alimentare

Le prospettive a medio termine di quest’anno forniscono una panoramica della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare nell’UE utilizzando una serie selezionata di indicatori:

  • tassi di autosufficienza
  • commercio netto
  • diversificazione delle importazioni e delle esportazioni
  • spesa alimentare delle famiglie.

Nel 2032 l’UE rimarrà autosufficiente per la maggior parte dei prodotti considerati e sarà in grado di generare eccedenze che contribuiranno all’approvvigionamento alimentare globale, in particolare per il grano e i prodotti lattiero-caseari.

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