Continua incessante l’incremento del costo dei mangimi e in alcune piazze italiane il prezzo del mais raggiunge il valore più alto degli ultimi trent’anni. 

Come rileva l’Ismea nell’ultimo numero di Tendenze, a ottobre sono state registrate nuove tensioni al rialzo sui listini delle principali commodity destinate all’industria mangimistica.

Alla base della costante ascesa di costi per mais e soia sembra non esserci tanto la carenza dei prodotti, di cui anzi l’offerta globale è rimasta stabile se non aumentata nel caso della soia, quanto la forte pressione esercitata sui mercati mondiali dalla domanda cinese, nonché la generale ripartenza della domanda globale nel periodo post-Covid ed il vertiginoso aumento del costo dei trasporti.  

A livello mondiale, infatti, nel 2020 la soia ha riportato una crescita netta dell’offerta pari a +7,6% e delle quotazioni in forte rialzo sfiorando il +44,7% su base annua, mentre la produzione di mais è stata stabile con crescita della domanda estera e prezzi in forte aumento. 

Le stime del 2021 prevedono a livello mondiale ancora incrementi di produzione sia per mais (+7,5% su base annua) che per soia (+3,7%), mentre a livello nazionale si prevedono minori raccolti di mais (- 6,6%) ed un incremento dell’offerta di soia (+4,8%).   

In generale, l’Italia rimane comunque fortemente deficitaria di materie prime destinate alla mangimistica e nel 2021 la domanda dovrebbe ulteriormente aumentare sia per la ripresa dei consumi interni sia per l’incremento dell’export dei prodotti di origine animale.  

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