I vantaggi dati dall’uso di Oxilem non si limitano ai bovini da carne, a cui sono stati dedicati gli ultimi articoli di questa rubrica. In questo nuovo articolo parliamo infatti di bovini da latte, ed in particolare dei risultati di alcune valutazioni in campo, effettuate in diversi allevamenti italiani, dell’effetto di Oxilem sulla qualità del latte in termini di presenza di cellule somatiche, contenuto di polifenoli, e tenore in grasso e proteine.
Oxilem è particolarmente utile nell’allevamento di bovine da latte, soprattutto nella fase del periparto, periodo compreso fra l’asciutta e la lattazione, caratterizzata da importanti sollecitazioni endocrine, metaboliche e produttive a carico dell’animale; tale fase, se non adeguatamente gestita, può determinare condizioni di stress ossidativo, stati infiammatori e di deficit immunitario, con la comparsa di eventi morbosi come ritenzioni di placenta, metriti, collassi, dislocazioni abomasali, chetosi, steatosi e mastiti e una minore ingestione di alimenti con conseguente riduzione della produzione di latte, calo di fertilità e perdita marcata di peso. Un tale quadro clinico comporta per l’allevatore ingenti spese di lavoro, acquisto di medicinali e quindi una importante riduzione della efficienza economica e del rendimento dell’intero allevamento (Formigoni, Trevisi, & Gramenzi, 2002).
L’impiego di polifenoli antiossidanti, di cui nei precedenti articoli della rubrica sono stati ampliamenti descritti gli effetti immunostimolanti, antiossidanti e antinfiammatori, è fondamentale, insieme ad una razione equilibrata e ad una cura dell’ambiente di allevamento, per la salvaguardia degli animali in questa delicata fase (Vacche da latte: la fase del periparto, 2015). Mantenere gli animali sani, come finora visto infatti, garantisce ottime performance produttive con vantaggi sia per gli allevatori che per la sicurezza e qualità delle produzioni, come si vedrà anche dai dati riportati di seguito. In campo, presso un’azienda di Cremona, è stato monitorato l’effetto dell’integrazione con Oxilem sulle performance produttive di frisone da latte, a cui è stato somministrato il prodotto in fase di lattazione. Inoltre, sul latte prodotto e destinato alla produzione di formaggio a pasta dura, è stata misurata la concentrazione di polifenoli totali, la capacità antiossidante (TEAC) e il numero di cellule somatiche (Figura 1), quest’ultimo parametro utile come indicatore dello stato sanitario della mammella e della qualità igienica del latte. Elevati valori di cellule somatiche nel latte determinano un peggioramento delle caratteristiche qualitative del latte e una scarsa attitudine casearia, il che rappresenta una perdita dal punto di vista economico.
A seguito del trattamento con Oxilem, la produzione di latte passa da 27,8 L/capo circa, ad un valore massimo di 33,41 L/capo, con un incremento della produzione giornaliera procapite sensibile rispetto alla produzione iniziale, con un aumento medio giornaliero della produzione di latte pari a +138 g/capo al giorno.
Figura 1 – Quantificazione dei polifenoli totali, della capacità relativa di assorbimento dei radicali liberi (metodo TAEC) e numero di cellule somatiche in bovine da latte.
Nel latte di frisone trattate con Oxilem si evidenzia un notevole aumento del numero di polifenoli, fino al 250%, che determina un aumento della capacità antiossidante fino al +33% (iGreen, 2015). Un aumento di sostanze antiossidanti come i polifenoli comporta una maggiore conservabilità del latte e ne migliora le caratteristiche organolettiche e nutrizionali, soddisfacendo le richieste dei consumatori verso prodotti con migliori caratteristiche salutistiche.
A seguito dell’integrazione con Oxilem, si registra inoltre nel latte una diminuzione delle cellule somatiche (limite legale 400 mila cellule/ml), da un valore iniziale di 240/250 mila cellule/ml fino alle 120 mila cellule/ml (nella seconda settimana di trattamento), per poi stabilizzarsi attorno alle 140/150 mila cellule/ml, valori che soddisfano a pieno i criteri di legge.
Le evidenze appena riscontrate in termini di cellule somatiche sono confermate da uno studio condotto presso un’azienda agricola in provincia di Cremona (dati disponibili a richiesta) su bovine da latte di razza frisona della durata di sette mesi circa; da un iniziale valore di 550 mila cellule/ml si passa a valori pari a 120 mila cellule/ml alla fine del trial (Figura 2) (Vacche da latte: la fase del periparto, 2015).
È emerso inoltre che l’integrazione con Oxilem ha creato le condizioni per estendere i suoi benefici per almeno due settimane dopo la cessazione. L’effetto benefico inizia a diminuire dopo circa 20 giorni evidenziabile dall’aumento delle cellule somatiche nel latte.
Figura 2 – Andamento del tenore in cellule somatiche nel latte di bovine razza frisona integrate con Oxilem.
Gli effetti dunque dell’introduzione di Oxilem nella dieta delle bovine da latte hanno importanti risvolti sulla protezione ossidativa, sul valore nutrizionale e salutistico del latte; fondamentale è anche l’effetto che ha l’integrazione con i polifenoli sull’efficienza di utilizzazione dei nutrienti da parte dell’animale, strettamente correlato all’equilibrio ruminale, che interviene sul contenuto di grasso e proteine del latte, parametri merceologici fondamentali. La quantità di sostanza grassa è fortemente influenzata dall’alimentazione delle bovine ed è un fattore importante per definire l’apporto nutritivo del latte e dei prodotti derivati, e il sapore e l’aroma.
È emerso che il trattamento con Oxilem determina un contenuto maggiore di grasso nel latte pari a 3,96 g/100ml (mediamente tale valore è 3,5g/100ml). Anche il tenore proteico del latte di vacca, mediamente pari a 3,2g/100 ml, a seguito del trattamento con Oxilem, sale a 3,5 g/100 ml (valore medio), il che denota una maggiore efficienza di utilizzazione della proteina della dieta (Vacche da latte: la fase del periparto, 2015). Il contenuto proteico del latte è un importante parametro merceologico e nutritivo del latte e dei prodotti derivati, ed è soprattutto fondamentale per la resa casearia.
L’effetto dunque della somministrazione di polifenoli in vacche in lattazione determina l’aumento della concentrazione di polifenoli totali nel latte prodotto, un incremento della produzione giornaliera pro capite di latte, riduzione del numero di cellule somatiche e l’aumento transitorio della capacità di assorbimento di radicali liberi (TEAC), e miglior tenore in grasso e proteine migliorando notevolmente le caratteristiche chimico-fisiche e salutistiche del latte.
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