I dati ci ricordano che nei paesi occidentali i consumi pro-capite dei prodotti del latte e della carne sono in lento ma inesorabile calo, e le motivazioni si possono distribuire nei due macro-raggruppamenti di quelle etiche e salutistiche. Riportiamo testualmente quanto commentato da Ismea relativamente a questo argomento.

“Prima della pandemia la contrazione dei consumi alimentari aveva investito soprattutto i prodotti proteici. In particolare carni rosse e lattiero-caseari avevano perso quote importanti nell’arco del quinquennio fino al 2019. Nel 2020 lo spostamento dei consumi Horeca tra le mura domestiche riporta in positivo gli acquisti Retail di tutti i prodotti proteici; a crescere sono soprattutto le carni avicole e le uova, ma è buona anche la performance delle carni bovine che segna un +5,8% dei volumi rispetto a cinque anni prima (2016). Ci sono categorie per le quali l’interesse del consumatore (ma anche le scelte dei produttori) hanno evoluzioni importanti: la categoria della scottona cresce a tre digit”.

Consapevoli dell’inutilità di respingere al mittente le accuse che allevare e mangiare gli animali fa male all’ambiente, alla salute e alla nostra coscienza rispondendo con indignazione e rabbia, abbiamo voluto chiedere ad un famoso scrittore pubblicitario, Paolo Iabichino, come ripartire da capo nel raccontare gli allevamenti e i loro prodotti in una intervista.

A nostro avviso è importante fare una lista degli argomenti da affrontare, con il giusto linguaggio, con l’opinione pubblica. Questi temi vanno via via riempiti sia di contenuti scientifici che umanistici, e nella giusta proporzione, consapevoli che la prima “lotta” da intraprendere primariamente è quella contro gli stereotipi.

Ha fatto indignare tutti la copertina di The Economist (22-28 ottobre 2022) dove campeggia il titolo “Welcome to britaly” sotto un disegno che ancora nel 2022 rappresenta un’Italia fatta di spaghetti e sottointesi mandolini.

Pertanto è necessario rispondere con i racconti alle domande:

  • La “natura umana” è onnivora, carnivora o erbivora? Di supporto scientifico alla riflessione possono essere il libro di Peter S. Ungar “Evolution of the Human Diet: the Know, the Unknow and the Unknowable” e “il migratore onnivoro” di Giuseppe Rotilio.
  • Che giustificazione culturale ha la macellazione e come è meglio chiamarla? Si tratta di un argomento vecchio di millenni che negli ultimi tempi viene ignorato e censurato. Per stabilire un percorso corretto per raccontarlo può esser utile la lettura dell’articolo di Anne Chemin apparso sul n° 1485 di Internazionale.
  • Come possiamo difendere i diritti degli animali se non partiamo dall’antropomorfismo?
  • Qual è la reale produzione di gas serra dei ruminanti? Utile allo scopo è la video-intervista realizza da Ruminantia a Eleonora Di Cristofaro e Marina Vitullo di ISPRA.
  • Chi è l’allevatore italiano al netto degli stereotipi?
  • Quali e quanti cibi che mangiano i ruminanti sono commestibili per l’uomo? L’equivoco della soia. Alcuni spunti li potete trovare in un articolo di Ruminantia dal titolo “I ruminanti non mangiano la soia ma i suoi scarti”.
  • Esiste realmente l’allevamento intensivo?
  • Quanta acqua serve veramente per fare un litro di latte o un chilo di carne bovina? Si può leggere su Ruminantia l’articolo di Giovanni Ballarini dal titolo “Quanta acqua per un chilo di carne bovina
  • Ma la carne rossa e il latte fanno male alla salute umana. Per farsi idee chiare su questo argomento può essere utile leggere i numerosi articoli pubblicati nella rubrica “Etica & Salute” di Ruminantia.

Nell’ormai vecchio film Matrix (1999) Morpheus offriva a Neo la scelta tra la pillola blu e la pillola rossa. Con la prima tutto sarebbe rimasto così come era mentre con la rossa Neo avrebbe potuto scoprire quanto fosse profonda la tana del Bianconiglio, ossia la verità. I consumatori ormai vogliono capire cosa c’è dietro i prodotti che scelgono. Gli piace leggere le etichette e le caratteristiche dei prodotti, confrontare i prezzi e cercarne le recensioni. Quindi se i consumatori scelgono la pillola rossa e vogliono vedere la realtà ma la comunicazione e la pubblicità rappresentano gli allevamenti in maniera favolistica e naìf si può generare un senso d’inganno e di “segreti inconfessabili da nascondere”. Inoltre, il non parlare del fine vita degli animali, e quindi della macellazione, o farlo con un linguaggio non adeguato può avere un gravissimo effetto boomerang.

In conclusione, conviene raccontare l’agricoltura per quello che è realmente, e fare un attenta opera di prevenzione sanzionando con decisione e senza tentennamenti quegli allevamenti e allevatori che con il loro comportamento fanno del male alla reputazione di questa antrichissima e virtuosa attività. Al contempo, è urgente trovare un modo per raccontare la macellazione.